Per tutta la giornata del 15 giugno in tutta Italia bar, ristoranti, alimentari, supermercati non accetteranno alcun pagamento tramite buoni pasto. Un blocco necessario per far arrivare alle Istituzioni l’appello, troppe volte ignorato, per una strutturale riforma di un sistema che, per via di commissioni al 20%, non è più economicamente sostenibile.
Le Federazioni di settore di Confcommercio Reggio Calabria hanno aderito alla protesta perché, come sottolinea il Presidente Lorenzo Labate “con questa giornata di sospensione del servizio l’obiettivo è sensibilizzare i lavoratori e più in generale i consumatori sulle gravissime difficoltà che le nostre imprese della ristorazione e della distribuzione vivono quotidianamente a causa delle elevate commissioni che sono applicate ai buoni pasto. Si parla – continua Labate – di una vera e propria tassa occulta che supera anche il 20% del valore del buono”.
“C’è la necessità di intervenire urgentemente – dichiara il delegato Fipe Confcommercio Reggio Calabria Vincenzo Pennestrì. Per ogni buono pasto da 8 euro, ne incassiamo poco più di 6. Così i buoni pasto non funzionano e gli esercizi – ma molti da tempo vi hanno già rinunciato – sono pronti a dire addio. Due sono le priorità sulle quali Fipe si sta battendo a livello nazionale: la riduzione immediata dei ribassi sul prezzo richiesti in fase di gara alle società che emettono i buoni pasto e, inoltre, la riforma complessiva del sistema che consenta di conservare il valore nominale del ticket ed eliminare le pesanti commissioni pagate dagli esercizi. Non è possibile proseguire con il meccanismo del ribasso di gara (offerta economicamente più vantaggiosa) che genera un risparmio della pubblica amministrazione scaricandone i costi interamente sulle attività. È dovere di tutti tutelare un servizio che, se ben strutturato e reso sostenibile, è a beneficio dei lavoratori”.
Anche il gruppo Conad di Confcommercio Reggio Calabria aderisce allo sciopero del 15 giugno. I referenti cittadino Giuliano Foletti e area tirrenica Cristian Sirianni chiariscono “la nostra è una protesta che ha l’obiettivo di salvaguardare la funzione del buono pasto perché se si va avanti così sempre meno aziende saranno disposte ad accettarli. Insomma, il buono pasto rischia di diventare davvero inutilizzabile. È urgente far si che la prossima gara Consip da 1,2 miliardi di euro non venga aggiudicata con gli sconti delle precedenti perché saremo sempre noi a pagarli!”.