Il volto e le ombre: Storie di stragi, di scorte e depistaggi il tema affrontato per ricordare il periodo stragista che vide la morte dei giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e delle loro scorte: ospiti il giornalista e scrittore Antonio Cannone e il Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia Camillo Falvo.
Mattinata intensa e ricca di contenuti, fortemente voluta dalla Dirigente scolastica Susanna Mustari che nell’accogliere gli ospiti e nel porgere i saluti dell’intera scuola ha sottolineato “quanto sia importante vivere giornate celebrative come quella di oggi, nella quotidianità della vita scolastica. È importante – aggiunge – essere quotidianamente testimoni e attori di “legalità”; trasmettere pratiche positive, offrire ai ragazzi l’avventura della conoscenza vera, gli strumenti pedagogici per essere attori protagonisti di una rivoluzione che liberi dai pregiudizi di una Calabria subalterna a logiche malavitose e crei le condizioni per un dinamismo che avvii al cambiamento”.
La cultura del rispetto e della legalità e per una cittadinanza attiva e responsabile; in tal senso e con questa finalità il racconto/testimonianza di Antonio Cannone, giornalista di vecchia data e scrittore narratore di realtà legate al nostro territorio. “Il lavoro del giornalista su un territorio come il nostro non è certamente facile; è innanzitutto un lavoro investigativo che spesse volte ti pone di fronte a verità complesse le cui radici affondano in un entroterra malato a causa di consuetudini ordinarie che pongono anche dei rischi per la propria incolumità. Più volte, a causa di episodi sgradevoli, sono stato invitato a chiedere la scorta. Non ho mai accettato perché credo nella libertà dell’informazione e ritengo che il mio lavoro sia una doverosa testimonianza da offrire a chi, come me in altri contesti, lavora per il cambiamento e l’abbattimento di infrastrutture mentali e culturali che nuocciono alla comunità fatta di persone, donne e uomini, che quotidianamente si battono per la legalità. Anche i miei libri rispondono alla necessità di una narrazione che intende essere soprattutto denuncia”. Numerose, infatti, le pubblicazioni di Antonio Cannone e numerosi i premi dei quali è stato insignito; aMalavita, romanzo di formazione ha ricevuto anche il Premio Speciale “Andrea Camilleri; in uscita l’ultima fatica del giornalista Quando la ‘drangheta sconfisse lo Stato, racconto dell’omicidio dei coniugi Aversa avvenuto nel gennaio del ’92.
A seguire il contributo del Procuratore della Repubblica Camillo Falvo, figura di spicco nella lotta al crimine, impegnato da sempre in importanti inchieste in territori ad alto indice di penetrazione mafiosa; una testimonianza che è iniziata spiegando le ragioni della scelta di entrare in magistratura. “Ho conseguito la laurea l’8 maggio del 1992; a distanza di poche settimane la notizia della strage di Capaci mi ha sconvolto e allo stesso tempo mi ha dato la determinazione di entrare nella Magistratura. Questo è anche il motivo per il quale accetto volentieri l’invito di conversare con gli studenti, perché attraverso i giovani si può ripartire, creare una nuova coscienza sociale e civile, avviare quel risanamento di cui le nostre comunità hanno realmente bisogno. Le mie esperienze indubbiamente mi pongono di fronte a problemi atavici, difficili da contenere e risolvere ma il mio compito consiste soprattutto nel creare fiducia nella gente che crede nelle Istituzioni, nel mio lavoro. La nostra realtà territoriale necessita di un cambiamento radicale che investa anche la politica, che sappia far rete in un clima collaborativo il cui unico obiettivo sia eliminare le associazioni criminali e creare le condizioni di un totale risanamento sociale. Legalità è un concetto ampio che chiede uno sguardo attento e proiettato anche in una progettualità a lunga scadenza che dia il tempo di generare nuove forme di convivenza civile”.
Ad accompagnare il Procuratore Capo dott. Falvo la sua scorta e nel ricordo della giornata della strage di Capaci ciò non è passato inosservato; oltre a Giovanni Falcone e alla moglie Francesca Morvillo hanno perso la vita tre agenti di polizia che componevano la sua scorta. Figure spesso trascurate, ma che Camillo Falvo ha voluto ricordare sottolineando il rapporto che si crea con gli uomini chiamati a vivere accanto a lui, chiamati ad essere la sua ombra, a organizzare i suoi spostamenti, a tutelare la sua persona. Uomini che lavorano silenziosamente, che mettono la vita di un’altra persona davanti alla loro, che vivono la propria vita attraverso la vita di chi devono proteggere. Diversi gli aneddoti raccontati che testimoniano la particolare simbiosi che si crea tra di loro sottolineando come sia necessario lavorare in squadra e quanto sacrificio ci sia dietro il loro lavoro.
Mattinata intensa grazie alle voci autorevoli degli ospiti che con la loro testimonianza hanno contribuito ad arricchire il progetto culturale del Liceo “Tommaso Campanella”; un progetto che ha messo al centro la grammatica della responsabilità e la narrazione di un’etica sociale, riferimenti essenziali per la crescita e la formazione degli uomini di domani.