Scholas, la proposta educativa di Papa Francesco, già presente in 190 Paesi e con una rete che comprende 446.133 scuole, è arrivata per la prima volta a Catanzaro con un programma di attività dal 25 al 28 ottobre all’Università degli Studi Magna Graecia, coinvolgendo studenti provenienti dal corso di studi di Medicina per promuovere un “Nuovo Umanesimo della Salute”.
L’iniziativa è stata promossa dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Mater Domini” e dal Ministero della Salute.
“Il progetto “Per Stare Insieme” – ha spiegato il direttore mondiale di Scholas Josè Maria del Corral – nasce durante la pandemia, da un’iniziativa su base volontaria di giovani adolescenti di Scholas provenienti da diverse parti del mondo. Cerca di alleviare gli effetti emotivi e cognitivi negativi che l’isolamento comporta, soprattutto nella popolazione più vulnerabile al Covid-19: gli anziani. Il Papa insiste che l’aula deve essere interculturale e intergenerazionale. Giovani, bambini, anziani, devono tornare ad incontrarsi in uno spazio educativo perché il passato ed il futuro possano tenere un miglior presente.”
Il progetto si articola in esperienze educative sia presenziali che virtuali, tra giovani ed anziani-pazienti negli ospedali e nelle case di cura, al fine di generare incontri intergenerazionali.
I giovani studenti partecipanti, accompagnati dal team internazionale di Scholas, hanno vissuto esperienze educative presenziali e virtuali insieme, rivitalizzando storie e scrivendone di nuove che aiutino a raccontarsi, conoscere se stessi e gli altri.
In questo quadro, Scholas, l’Università degli Studi Magna Graecia, l”Azienda ospedaliero-universitaria “Mater Domini” e Ministero della Salute rispondono alla chiamata di Papa Francesco di “creare la cultura dell’incontro”.
L’esperienza educativa di formazione dei giovani studenti partecipanti ha come obiettivo la loro preparazione all’incontro con gli anziani-ospedalizzati risvegliando quello sguardo sensibile in grado di de-strutturare un approccio carico di pregiudizi nei confronti della terza età. Ciò è avvenuto attraverso i linguaggi pedagogici cardine della metodologia di Scholas: il teatro, in primis, inteso come attività immersiva che coinvolge tutto il corpo, ed il pensiero poetico, profondo, che si interroga sulle domande, più che sulle risposte.
“Sono felice – ha affermato il commissario della A.O.U. “Materdomini”, Vincenzo La Regina – che da Catanzaro sia partito un nuovo percorso, un modello innovativo da condividere anche con le altre università per realizzare un Umanesimo della salute e rimettere al centro l’uomo e ridare dignità alle persone”.
Il progetto è stato seguito con attenzione anche dal direttore sanitario della Azienda Ospedaliera, Caterina De Filippo, e dal direttore amministrativo, Francesco Marchitelli.
“Un’esperienza da condividere – ha commentato il rettore dell’Università Magna Graecia, Giovambattista De Sarro – che serve a cambiare mentalità nel rapporto interpersonale in ambito sanitario. E’ stata un’opportunità preziosa per i nostri studenti”.
“Abbiamo accolto questa proposta con entusiasmo – ha sottolineato il presidente della scuola di Medicina e Chirurgia dell’Umg, Agostino Gnasso – Si tratta di rendere più umana la nostra professione, un tema spesso sottovalutato nel programma di studi, e avvicinare i ragazzi alle categorie più deboli che sono coloro che hanno maggiormente bisogno della nostra opera.”
Nella giornata conclusiva è intervenuto anche Paolo Petralia, direttore generale ASL4 chiavarese del SSR Ligure e vice presidente Federazione Italiana aziende sanitarie e ospedaliere: “Questo è il cammino per rendere il medico e il paziente capaci di instaurare un rapporto che prima che di cura sia di prendersi cura”.
Inoltre, l’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Claudio Maniago, ha seguito e accompagnato il progetto educativo , esprimendo la sua vicinanza: “Un’iniziativa da lodare e da diffondere. Una grande sensibilità quella dimostrata dal Policlinico e dall’Università. Come si è espresso Papa Francesco, occorre proporre un nuovo Umanesimo, dove ci sia un contesto sempre più inclusivo, anche per i malati. Tutto ciò può portare le solide fondamenta per creare un mondo nuovo di pace”.
Grande entusiasmo da parte dei giovani partecipanti che hanno dichiarato: “Siamo stati arricchiti culturalmente e spiritualmente. Abbiamo condiviso, ascoltato e nutrito le nostre anime. Siamo stati travolti da un’onda che vogliamo continuare ad alimentare e a trasmettere nelle nostre vite, personali e professionali.”