“Il Paese si trova ad affrontare sfide impegnative che richiedono scelte coraggiose, anche a livello territoriale. Le prospettive economiche a breve termine annunciano una crescita estremamente fragile (+0,4% PIL nel 2023 secondo le stime del nostro Centro Studi) e impongono particolare attenzione sui consumi delle famiglie e sugli investimenti. In una fase così delicata occorre una strategia nazionale condivisa e al tempo stesso calibrata sulle specificità territoriali, che sfrutti gli spazi di crescita evitando il rischio di lacerazioni del tessuto economico-sociale”. Lo ha detto il direttore generale di Confindustria Francesca Mariotti, intervenendo stamane a Cosenza, nella sede territoriale degli industriali durante il seminario ‘Politiche, strumenti e opportunità per lo sviluppo del territorio’.
“La Calabria, ma è un discorso che può estendersi a tutto il Mezzogiorno, rappresenta – ha aggiunto la Mariotti – un enorme capitale sottoutilizzato per l’Italia e l’Europa. Promuoverne lo sviluppo significa affrontare i nodi principali, talvolta storici: l’avvitamento demografico e la fuga dei giovani, il mercato del lavoro, il ritardo infrastrutturale, la generazione di adeguata capacità amministrativa per mettere a frutto le risorse, nazionali ed europee, che pur ci sono. Non esistono bacchette magiche, ma affrontare questi nodi con politiche di lungo periodo, che pongano l’impresa al centro dei piani di sviluppo, è una scelta che non può essere rinviata”.
Al centro del focus c’è stato l’andamento dell’economia territoriale nel contesto di quella italiana e internazionale, in uno con il confronto sulle possibili prospettive future. All’incontro, moderato dal direttore degli industriali Rosario Branda, sono intervenuti il sindaco di Cosenza Franz Caruso, il prefetto Vittoria Ciaramella, la presidente della Provincia Rosaria Succurro, la consigliera regionale Luciana De Francesco, i presidenti di Confindustria Cosenza Fortunato Amarelli, di Ance Calabria Giovan Battista Perciaccante, di Unindustria Calabria Aldo Ferrara che ha posto l’accento sull’agenda Calabria messa a punto con il Centro Studi Confindustria sulle priorità utili a colmare i gap territoriali ed a sconfiggere nuove sacche di povertà. “Di certo i livelli essenziali di prestazione di cui si parla a proposito di autonomia differenziata e la relativa copertura finanziaria – ha detto Ferrara – saranno al centro del dibattito e saranno determinanti per la sopravvivenza di molte aree”.
“Il Pnrr – ha detto il presidente di Confindustria Cosenza Fortunato Amarelli – è fondamentale, ma dall’analisi delle attività fatte finora si evince che forse un sistema fatto con bandi competitivi, che mette in diretta concorrenza città del Sud e del Nord Italia, probabilmente non è quello più giusto se non vi è un accompagnamento adeguato per le città meridionali. Se pensiamo alla Calabria, dove 180 comuni su 400 sono in dissesto, capiamo quanto possa essere difficile attuare quanto previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ci auguriamo che il Governo trovi nuove soluzioni e spero si faccia in fretta, altrimenti il divario tra Nord e Sud, che secondo Svimez è in aumento, non sarà recuperato”.
“Le amministrazioni periferiche non sono dotate di personale tecnico per avviare le pratiche con celerità e questo è un pericolo altissimo” – ha sottolineato il presidente di Ance Calabria Giovan Battista Perciaccante. “I soldi del Pnrr sono la nostra ultima possibilità per recuperare il gap. Infrastrutture, trasporti e turismo sono ambiti essenziali dove spendere bene i soldi, perché sbagliare ora significa sbagliare per sempre”.
Le conclusioni del seminario sono state affidate al vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati Alfredo Antoniozzi. “L’Europa si è presa qualche tempo in più per valutare alcuni dei progetti presentati prima della nascita di questo Governo – ha sostenuto Antoniozzi parlando con i giornalisti – ma questo esecutivo sta lavorando per risolvere i problemi residui. La necessità, però, di rimettere a posto alcuni progetti credo sia doverosa. Non ci sono rischi legati alla spesa, c’è solo un Governo serio che sta lavorando per portare a compimento le opere che riguarderanno l’Italia e la Calabria”.
Secondo le previsioni di quasi tutte le maggiori istituzioni internazionali è solo nel 2024 che l’inflazione totale tornerà più vicina alla soglia del +2% annuo, valore cui aspirano le banche centrali. A confermarlo è anche uno documento del Centro Studi Confindustria da cui si evince che per tutto il 2023 si faranno ancora i conti con un’inflazione alta sebbene in diminuzione. Secondo le stesse analisi previsionali, l’andamento del Pil italiano nel 2023 (+0,4%) appare in netto rallentamento rispetto alla media del 2022. Ma è più favorevole di quanto ipotizzato appena qualche mese fa, quando si prevedeva una variazione annua nulla dell’economia italiana. Nel 2024, invece, grazie al rientro dell’inflazione, alla politica monetaria meno restrittiva e alla schiarita nel contesto internazionale, si registrerà una dinamica migliore anche in Italia (+1,2% annuo).