di Walter Alberio – “Reggio è morta”, “Salviamo Reggio”. Sotto nubi dense e scure e senza sigle di partito, un centinaio di persone si sono ritrovate questo pomeriggio a piazza De Nava e, poi, lungo il corteo bagnato dalla pioggia che si è snodato per 900 metri, attraverso il Corso Garibaldi, fino a Palazzo San Giorgio. Cittadini, comitati di quartiere e associazioni unite dai due slogan che, parafrasando il titolo di un mockumentary troisiano, si potrebbero sintetizzare in “Morta Reggio, salviamo Reggio”.
Quello del falso documentario sarebbe un espediente narrativo probabilmente assai più confortante. E, invece, le situazioni di disagio in città sono reali e, ormai, stagnanti. Come è verosimile la natura di una manifestazione che prende le mosse dalla conferenza stampa dei gruppi consiliari di centrodestra di alcune settimane addietro, in cui l’opposizione ha posto come obiettivo dichiarato il ritorno al voto nel maggio 2023. “Faremo azioni eclatanti. Vogliamo svegliare le coscienze”, avevano dichiarato. Ed ecco allora la manifestazione di piazza.
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“Dimissioni” il coro unanime dei manifestanti che hanno sfilato sulla via principale della città dello Stretto. Tra loro, i consiglieri comunali di centrodestra e “vecchi” volti della destra reggina. A guidare il corteo, invece, un gruppo di giovani con un messaggio eloquente: “Per amore della città: andatevene” e “Non ne possiamo più, andate a casa”. E ancora: “Prigionieri di un condannato”. Ormai dall’inizio del Falcomatà-bis, la Giunta è infatti senza il sindaco eletto, per effetto della condanna sul “caso Miramare” per abuso d’ufficio, confermata recentemente in Appello. Il significato implicito della protesta ha riguardato però principalmente l’attuale stato della città e le relative difficoltà a garantire alcuni servizi pubblici essenziali: dalla carenza idrica nelle case all’annosa questione rifiuti, tra microdiscariche cittadine, Tari tra le più alte d’Italia e un bando sull’affidamento del servizio ancora in bilico.
Al passaggio del corteo, alcuni esercenti del Corso hanno accolto la protesta, spegnendo le luci dei propri negozi, mentre gli organizzatori della manifestazione hanno promesso: “Ci saranno altre proteste. Questo è solo l’inizio di un percorso”.