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Un “algoritmo predittivo” per contrastare la ‘ndrangheta: l’intelligenza artificiale al servizio degli investigatori

Anche l’intelligenza artificiale entra nel bagaglio dei moderni investigatori di polizia per intercettare l’espansione delle forze criminali, in particolare della ‘ndrangheta. Ne ha parlato oggi a Venezia, alla IX Conferenza sulla cooperazione internazionale tra le forze di polizia il vice direttore della Pubblica Sicurezza, prefetto Vittorio Rizzi, sottolineando che i pilastri di questa cooperazione “non sono solo lo scambio di informazioni e dati, ma soprattutto lo scambio di esperienze”. E in questa direzione, ha ricordato, l’Italia si è fatta promotrice di nuovi strumenti, come il Law Enforcement Forum, che ha unito tutti i paesi dell’Unione in un confronto volto alla prevenzione dei rischi di infiltrazione della criminalità organizzata nel piano di implementazione delle risorse del Pnrr e, in ambito Interpol, con la conduzione del progetto I-CAN (Interpol Cooperation Against ndrangheta). Programma che, per un attacco strutturato e globale alla ‘ndrangheta, ha illustrato Rizzi “potrà avvalersi del primo algoritmo predittivo di intelligenza artificiale per intercettare le strategie espansionistiche dell’organizzazione criminale e anticipare la minaccia”.

Nell’appuntamento veneziano si è discusso dei nuovi strumenti di prevenzione e contrasto della criminalità, in un’epoca segnata dalla digitalizzazione e dalla globalizzazione. Promossa dallo stesso prefetto Rizzi, e organizzata dalla Legione Carabinieri del Veneto, guidata dal Generale di Brigata Giuseppe Spina, alla conferenza sono intervenuti, tra gli altri, il prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto, il Questore Maurizio Masciopinto, il sostituto Procuratore di Eurojust Emanuele Marchisio, il presidente della Corte d’Appello Carlo Citterio, il capo dell’antiterrorismo di Europol Claudio Galzerano, e il direttore del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP), gen. Giampiero Ianni. La conferenza riprende gli appuntamenti organizzati in varie regioni italiane e interrotti a causa della pandemia, confrontandosi con uno scenario reso ancor più complesso da dinamiche criminali che si manifestano nella dimensione cyber con forme sempre più aggressive. Per ciò che riguarda la cooperazione giudiziaria internazionale, Marchisio ha richiamato la creazione delle joint investigation team (squadre investigative comuni), strumento principe per l’acquisizione transfrontaliera della prova e che garantisce il dinamismo dell’interscambio informativo. Galzeran si è invece soffermato sul ruolo di Europol, la cui forza è quella di fornire agli stati membri lavori di analisi sulle minacce criminali nell’UE, utili a canalizzare ed orientare gli sforzi del law enforcement e le risorse finanziarie dell’Unione.

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