In Italia, le disuguaglianze territoriali si configurano come un fil rouge in negativo che attraversa le diverse dimensioni della poverta’ educativa in Italia. Guardando in dettaglio i dati sulla dispersione “implicita” al termine del ciclo scolastico della scuola superiore, che a livello nazionale si attesta al 9,7%, emerge infatti una forte disparita’ geografica.
Nelle regioni meridionali, osserva Save the Children , permangono percentuali di ‘dispersi’ alla fine del percorso di istruzione piu’ elevate rispetto alla media nazionale,.
Se guardiamo poi alle competenze nelle singole materie, in Calabria piu’ del 60% degli studenti non raggiungono il livello base delle competenze in italiano, mentre quelle in matematica sono disattese dal 70% degli studenti .
Nel caso della dispersione esplicita, l’abbandono scolastico nella maggior parte delle regioni del sud va ben oltre la media nazionale (12,7%), come accade in Calabria (14%), con valori decisamente piu’ alti rispetto a Centro e Nord.
Anche prendendo in esame la percentuale dei NEET, che in Italia e’ del 23,1%, in Calabria la fascia 15-29enni si trova in un limbo, fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione: 3 giovani NEET ogni 2 giovani occupati.
In Italia il numero dei Neet e’ il piu’ alto dell’Ue, oltre il doppio di Francia e Germania. Il 12,7% degli studenti non arriva al diploma, perche’ abbandona precocemente gli studi. C’e’ una percentuale rilevante, il 9,7% del totale, quasi un diplomato su 10 nel 2022, “senza le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro o dell’Universita’”.
Save the Children, nel rapporto ‘Alla ricerca del tempo perduto’, la definisce “dispersione implicita” ed e’ connessa all’impoverimento educativo e alla poverta’ materiale. In vista della riapertura delle scuole, l’associazione segnala alcuni deficit strutturali a livello nazionale e locale, in termini di spazi, servizi e tempi educativi, mettendo in luce un paradosso: laddove la poverta’ minorile e piu’ alta, e sarebbe dunque importante un’offerta formativa di qualita’, “la scuola e’ piu’ povera, privata di tempo pieno, mense e palestre”.
E’ un dato di fatto, evidenzia poi Save the Children, che vi sia un correlazione tra livello di apprendimento e alcuni indicatori strutturali, apprezzabile guardando i dati in positivo: nelle province dove l’indice di “dispersione implicita” e’ piu’ basso, le scuole primarie hanno assicurato ai bambini maggior offerta di tempo pieno (frequentato dal 31,5% degli studenti contro il 24,9% nelle province ad alta dispersione), maggior numero di mense (il 25,9% delle scuole contro il 18,8%), di palestre (42,4% contro 29%) e sono inoltre dotate di certificato di agibilita’ (47,9% contro 25,3%). Servirebbero – stima l’organizzazione – 1 miliardo e 445 milioni per garantire il tempo pieno in tutte le classi della scuola primaria statale. Un’offerta adeguata di spazi e di tempi educativi – sottolinea – puo’ contribuire efficacemente a ridurre le disuguaglianze educative territoriali: “Proprio dove i bambini, le bambine e gli adolescenti affrontano, con le loro famiglie, le maggiori difficolta’ economiche c’e’ al contrario maggior bisogno di un’offerta educativa piu’ ricca”. “Per questo – osserva Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children – chiediamo al nuovo governo che si formera’ un investimento straordinario che parta dalla attivazione di aree ad alta densita’ educativa’ nei territori piu’ deprivati”: investire il 5% del Pil, al pari della media europea, vorrebbe dire rendere disponibili circa 93 miliardi, contro i circa 71 stanziati nel 2020.