“La Segretaria del PD ha comunicato sui social di volere rinunciare all’inserimento del proprio nome nel simbolo del Partito da stampare nelle schede letterali delle elezioni europee, idea contro cui qualcuno si era battuto durante la riunione della Direzione. Una scelta intelligente e di buon senso che sventa il tentativo di fare balenare l’affermarsi di una sorta di culto della personalità di cui il PD non ha bisogno e che travalica ogni tradizione.
Il suggerimento, forse, proveniva da aree del partito rimaste temporalmente alla preistoria solleticando l’egocentrismo della segretaria contro il quale sono scattati, prontamente, gli anticorpi.
Perché, formalmente e idealmente, gli iscritti al partito del Partito Democratico sono tutti uguali. Possono essere differenti i ruoli ricoperti in seguito a elezioni libere, in modo democratico – segretario, dirigente, candidato al parlamento, eccetera … -. Non è nei nostri geni il culto della personalità. Non possiamo emulare gli altri come Tajani, Meloni, il fu Berlusconi, proporci come “Partito personale” e identificarci con un unico rappresentante e interprete di una storia politica. Il segretario del PD ha un ruolo “politico”, organizzativo e di rappresentanza, tanto per essere precisi!
Quindi, che il Segretario voglia candidarsi, in modo inutile, come capolista per le elezioni del Parlamento europeo, lo faccia, ma, addirittura, inserire il proprio nome accanto al simbolo del partito, risulta assolutamente incomprensibile ed inaccettabile.
Il Partito è degli scritti e degli elettori, anche se, purtroppo, nel momento in cui, alle primarie, è stato consentito, anche ai non iscritti di scegliere il segretario politico, è appartenuto anche a persone che nulla avevano a che vedere con il partito. E quando si dice segretario “politico” si intende scelto in modo chiaro e preciso senza se e senza ma, come non è avvenuto all’ultimo congresso del partito. Oggi si sta addirittura andando oltre: oltre le consuetudini, oltre i pluriformi ideali fondanti, oltre il regolamento!
Forse, influenzati da letture della Pravda di novant’anni fa, ci si scopre salvatori della patria e ci si atteggia a proprietari/dittatori del partito sfiorando il ridicolo. Chi pensi che un giorno ci possa essere qualcuno che si rivolga al segretario con le parole “le stelle dell’aurora obbediscono al tuo volere, il tuo estro meraviglioso arriva fino al cielo, il tuo ingegno scandaglia l’oceano profondo ….” (Pravda del 27 novembre 1936, incensazioni rivolte a Stalin) è completamente fuori strada e farebbe bene a ripensare al suo approccio e alla sua presenza nel Partito “democratico” che è, e deve essere, tutt’altra cosa”.
Così in una nota Domenico Francesco Richichi (Direzione PD Calabria).