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Ballarino, solo una curiosità: pensa di trattenersi ancora per molto?

di Paolo Ficara – I risultati non c’entrano niente, così come il contesto. In attesa di definire il futuro della Reggina nelle aule giudiziarie, il primo mese e mezzo di vita della squadra ripartita dalla Serie D consente di farsi un’idea circa la razza di mani cui siano stati affidati i destini calcistici a Reggio Calabria.

Innanzitutto va espresso un encomio verso la squadra. Gente arrivata alla spicciolata nella seconda metà di settembre, formando un gruppo capace quantomeno di non sfigurare nonostante difficoltà e carenze oggettive. Nino Barillà, infortunatosi contro il Lamezia, era già in campo quattro giorni dopo a Ragusa: sta onorando la propria città come meglio non potrebbe.

Questi giocatori meritano come minimo di essere remunerati con puntualità. In Serie D non arrivano le penalizzazioni per gli stipendi, i quali solitamente vanno saldati con cadenza mensile. E sono tutti qui da almeno un mese. Ci auguriamo si sia provveduto a versare i primi emolumenti: qualora ciò non fosse avvenuto, sarebbe di una gravità inaudita.

Nel titolo abbiamo messo il nome del proprietario, volendo evitare di suscitare mugugni sia se la chiamiamo Fenice, sia se la chiamiamo LFA, sia se la chiamiamo Reggio Calabria. Non sappiamo come chiamarla, questa squadra. Sappiamo solo come non chiamarla. Ballarino, lui ci sembra si chiami così. E dovrebbe essere lo stesso che a Ragusa si è lamentato del campo – con l’arroganza tipica di chi è reduce dal Santiago Bernabeu – aggiungendo dichiarazioni spaventose sul centro sportivo.

A Ballarino sono state fin qui indirizzate diverse critiche, da parte della tifoseria. Una è sicuramente inesatta, quella sulla mancanza del bomber. Nella storia della Reggina – storia che per il momento non appartiene a Ballarino – le promozioni sono state caratterizzate dalla presenza di Lunerti e Onorato; Aglietti e Pasino, con Aglietti che segnava per due; Artico e Possanzini; Dionigi e Savoldi; Corazza e Denis. In ogni occasione con almeno un ricambio di livello, citiamo Reginaldo per tutti. Per non parlare delle salvezze in Serie A con Bonazzoli e Di Michele, o con Amoruso e Bianchi.

Alla squadra di Ballarino non manca il centravanti. Manca di sana pianta l’intera batteria offensiva.

Almeno per le prime nove partite di campionato in Serie D, è stato così. Ben venga la presenza in organico del talentuoso Provazza, che è un esterno d’attacco capace di dare il meglio di sè partendo da sinistra, ancor meglio se a campo aperto. Lui, Perri e Zucco, raramente li abbiamo visti nel proprio ruolo. Illudere o illudersi di poter disputare un campionato di vertice con mezzo attaccante per le prime nove partite, e con una squadra in cui non scorgiamo nessun elemento più alto di 178 centimetri da centrocampo in su, è un inutile esercizio. Per quanto riguarda il portiere Martinez, al di là del gol sul primo palo preso dal Trapani, c’è da dire che è tra i pochi estremi difensori esperti in un campionato pieno zeppo di ragazzi tra i 18 ed i 20 anni fra i pali: ci mancherebbe pure che avessero preso un over non all’altezza della quarta serie.

Nell’azienda calcio, così come nell’imprenditoria in generale, è fondamentale saper distinguere un costo da un investimento. E fin qui non abbiamo capito cosa possa rappresentare un investimento, nelle intenzioni di Ballarino. Si è speso copiosamente per la prima squadra? No, anche perché di solito sono gli attaccanti bravi quelli che costano di più. Si è speso per il settore giovanile? Assolutamente no, anzi, si è rinunciato all’attività di base nonché alla squadra femminile. Si è speso per le strutture? Nemmeno lì, dato che c’è mezzo Sant’Agata in affitto solo fino al 18 dicembre.

E per il marchio? La tifoseria chiede dall’inizio ed a gran voce l’identità. Per tutta risposta, è stato ingaggiato un dirigente che quando è toccato a lui, da proprietario, il marchio lo aveva lasciato in tribunale. Se i tifosi avessero chiesto un dirigente capace di esprimersi in un italiano impeccabile e forbito, Ballarino si sarebbe presentato con Antonio Cassano?

Stiamo concedendo a Ballarino la possibilità di utilizzare questo articolo come paravento, puntando sul vittimismo e sull’individuazione di nuovi nemici. Ci vogliamo rendere ancora più utili, invitandolo a riflettere sul presente e sul futuro immediato. E ragionando, come lui, in base ai costi. Non importa se si ha disponibilità di 2 milioni, di 200.000 euro o di 20.000 euro. Anche avendo 20 euro in tasca, se non si ha idea di come farli fruttare, domani diventeranno 19, dopodomani 18 e così via.

Se la città di Reggio Calabria si trova calcisticamente in Serie D, la colpa non è sicuramente di Ballarino, sia chiaro. Ma si viene per l’appunto da una mancata iscrizione in Serie B. Sul piano dei risultati ci sono tutte le attenuanti del caso, noi lo abbiamo detto dall’inizio che sarebbe stato impensabile vincere il campionato. Il sindaco Giuseppe Falcomatà deve immediatamente verificare se alla squadra sia stato corrisposto almeno il primo emolumento mensile.

Prendere una Ferrari ignorando come consumi molto più di una Tucson, possiamo pure far finta di accettarlo. Ma se già dall’inizio ci sono difficoltà economiche, in presenza degli incassi freschi da botteghino, significa che si vuole mandare avanti la Ferrari a spinta. La nostra preoccupazione è una sola: tra circa un mese si saprà se la Reggina 1914 proseguirà la propria vita aziendale o se fallirà. Nel primo caso, sapremmo da chi andare a bussare. Nel secondo caso, prassi vuole che sia il club ripartito dalla D ad ereditarne l’identità. Ed in questo caso, non ravvisiamo i benché minimi presupposti per onorarla, questa identità.

Sarebbe scortese dire a Ballarino e compagnia di andarsene. E poi, sarebbe troppo presto: la cecità degli organi di informazione, molti dei quali gareggiano a chi intervista prima questi brillanti manager, è giusto che duri almeno tanto quanto quella dimostrata pateticamente con Saladini e Cardona. Noi vorremmo solo sapere in termini concreti, e non a chiacchiere, quanto intende trattenersi a Reggio e per fare cosa. In modo che ci regoliamo: c’è il volley, c’è il basket…

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