“Ogni volta che ci troviamo davanti a un progetto come questo, abbiamo la netta percezione di essere parte di qualcosa di più grande: di un percorso che tiene insieme la fragilità e la speranza, il dolore e la rinascita, la responsabilità e la possibilità concreta di incidere sulla vita delle persone. “Il teatro che abbatte i muri e costruisce ponti” non è solo un titolo suggestivo: è l’essenza profonda di un progetto che nasce dal desiderio autentico di giovani che, pur vivendo un percorso detentivo, hanno scelto di fare qualcosa per chi soffre ancora più di loro”.
E’ quanto afferma il dottor Giuseppe Raiola, presidente dell’Associazione Acsa&Ste Ets nel ricordare l’importante appuntamento di sabato 7 giugno, alle ore 20.30, quando il Teatro Comunale di Catanzaro ospiterà uno spettacolo che va oltre la scena, oltre la finzione, oltre ogni barriera. “Uomo e Galantuomo”, interpretato dai ragazzi dell’Istituto Penale Minorile di Catanzaro, è molto più di una rappresentazione teatrale: è un gesto di coraggio, un atto d’amore, un progetto di umanità condivisa.
L’evento – promosso dall’associazione Acsa&Ste ETS e dalla Camera Penale di Catanzaro, in collaborazione con l’Ipm di Catanzaro, il Teatro Comunale, l’Agenzia Present&Future e con il prezioso sostegno dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Renato Dulbecco”, guidata dal commissario straordinario Simona Carbone – ha un obiettivo concreto: raccogliere fondi per i reparti pediatrici dell’ospedale, regalando sogni e speranze ai piccoli pazienti.
“È un gesto di umanità che non si insegna sui banchi di scuola, ma che nasce dal cuore, dalla consapevolezza che ogni essere umano porta con sé, anche nei momenti più bui, la capacità di tendere la mano a un altro. Vedere questi ragazzi dell’Istituto Penale Minorile di Catanzaro preparare con entusiasmo e dedizione lo spettacolo “Uomo e Galantuomo” per raccogliere fondi a favore dei nostri piccoli pazienti ricoverati nei reparti pediatrici dell’AOU Dulbecco, è per noi motivo di orgoglio profondo – afferma Raiola -. Non è solo solidarietà. È educazione alla responsabilità sociale, è rieducazione vera, è reinserimento che passa attraverso l’arte, la cultura, il teatro. In un’epoca in cui la società troppo spesso tende a etichettare, stigmatizzare, isolare, qui accade l’opposto: qui costruiamo ponti. Ponti tra il dentro e il fuori, tra il carcere e la comunità, tra la sofferenza e la speranza”.
“Il teatro, e qui cito il grande Eduardo De Filippo a cui idealmente questo percorso si ispira, è uno strumento potentissimo di riflessione, di crescita, di trasformazione. Non a caso Eduardo si è battuto, fino agli ultimi giorni della sua vita, per i giovani degli istituti penali minorili, dando vita a quel sogno ancora oggi attualissimo di creare spazi in cui i ragazzi possano riscattarsi, imparare un mestiere, ritrovare fiducia. Oggi, grazie al lavoro straordinario dell’associazione “Veliero” Aps, presieduta da Francesca Gallello, del regista Rodolfo Calaminici, del direttore dell’IPM Francesco Pellegrino e di tutti gli operatori che ogni giorno scommettono sull’umanità dei ragazzi, quel sogno prende corpo anche qui, a Catanzaro. Ma questo progetto ha anche un altro volto: quello della solidarietà verso i bambini ricoverati. I fondi raccolti saranno destinati a migliorare l’accoglienza e la qualità delle cure dei nostri piccoli pazienti. Per loro ogni gesto di attenzione rappresenta una carezza, una piccola luce nel percorso difficile della malattia”.
“Ecco perché l’appuntamento del 7 giugno al Teatro Comunale di Catanzaro non sarà solo uno spettacolo teatrale: sarà un abbraccio collettivo, un momento in cui la città si stringerà intorno ai suoi giovani e ai suoi bambini, dimostrando che la comunità è davvero tale quando sa prendersi cura di tutti, senza lasciare indietro nessuno. Il mio grazie va a tutti coloro che hanno creduto e credono in questo cammino e soprattutto ai nostri ragazzi, protagonisti di questo miracolo quotidiano di umanità. Invito tutti ad esserci. Perché esserci significa scegliere da che parte stare: dalla parte di chi costruisce, di chi crede nelle seconde possibilità, di chi non si arrende all’indifferenza. Esserci il 7 giugno vuol dire essere parte di una comunità che sa guardare al futuro con fiducia”.