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Domani in scena al Teatro Comunale di Soverato il lavoro di Maria Luigia Gioffrè

Domani, 24 agosto, alle ore 22.00, al Teatro Comunale di Soverato è di scena “Parcae” di Maria Luigia Gioffrè, artista visiva e performer, formatasi al Central Sain Martins di Londra e con partecipazioni alla Biennale di Venezia, alla Royal Academy of Arts di Londra e alla Tate Modern, presente in antologie accademiche che mappano l’arte contemporanea.

Il lavoro, coproduzione di Armonie d’Arte Festival e della Compagnia Scena Verticale, configura l’esito formale del percorso di residenza artistica, svoltasi dal 12 luglio al 2 agosto e che Armonie d’Arte Festival ha inserito nella sua XXII edizione nel solco dell’attenzione per i linguaggi contemporanei che Armonie d’Arte intende alimentare.

E’ un processo che interseca il linguaggio figurativo con quello narrativo, frutto di un’azione autoriale collettiva diretta dalla Gioffrè e che vede le performer Benedetta Rustici, Chiara Serafini e Maria De Stefano, la consulenza drammaturgica di Angelo de Matteis, il suono di Riccardo Giulio Scarparo, le scenografia e costumi di Salvatore de Pascalis e il contributo della soprano d’arti Silvia Colombini che ha rielaborato ed eseguito (voce e violino) il brano “Lascia ch’io pianga – O Mòira.

Da principio concepita come singola, al pari della Moira greca, la Parca è la divinità che presiede al parto. Nella mitologia sia greca che latina, la figura mitologica si trasforma poi in triade per presidiare gli ultimi due mesi della gravidanza. All’influenza greca è dovuta anche la relazione tra le Parche (greco: Moire) con il destino dei viventi. Le Parche si dividono il compito: Cloto, avvolge il filo della vita umana; Lachesi tesse il filo; Atropo lo recide al momento della morte. Le loro decisioni erano immutabili: neppure gli Dei potevano cambiarle. L’idea che un destino al quale neanche gli déi possono opporsi ha accompagnato l’essere umano sin dall’inizio della sua coscienza. Col tempo però, e il fiorire delle filosofie, si fa strada l’idea che il destino è placabile: l’uomo, con il suo comportamento, può influire su di esso. La relativizzazione del concetto di fato è il punto di partenza del processo esplorato, sviluppatosi indagando principalmente lo scenario della scienza e dello scorrere della vita.

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