Manca ormai pochissimo al termine dell’edizione del 2022 della Coppa del Mondo, forse l’edizione più chiacchierata e discussa di sempre. In questi anni, soprattutto nei tempi più recenti e più vicini all’inizio del Mondiale, si è parlato tantissimo della scelta di far andare in scena una manifestazione così importante e prestigiosa in Qatar. A tal proposito, non sono di certo mancate le polemiche. Ad aprire il torneo è stata proprio la nazionale ospitante, che, dopo un’accurata cerimonia di apertura, è uscita sconfitta per 2-0 dal match disputato contro l’Ecuador, per poi uscire direttamente alla fase a gironi dopo le successive due partite. La gara inaugurale è stata disputata alle ore 19:00 locali allo Stadio Al Bayat, uno degli impianti costruiti in questi anni sul territorio qatariota.
Con gli elevatissimi ritmi ai quali sono stati sottoposti i lavoratori, il Qatar ha totalmente rivoluzionato la sua terra, proiettandosi velocemente verso il futuro con strade completamente rinnovate, piste ciclabili, musei, grattacieli e otto nuovi stadi, che al termine delle gare, anche se non tutti, verranno smontati e riciclati. Anche la metropolitana è stata completamente rinnovata, tanto che gli investimenti di circa 281 milioni di euro hanno portato a delle infrastrutture totalmente moderne ed innovative. Insomma, per quella che è la nazione più piccola di tutto il pianeta questi dal punto di vista paesaggistico e tecnologico sono dei veri e propri passi da gigante. Tuttavia, le polemiche sono iniziate già nel momento in cui la Federazione Internazionale di calcio, per organizzare i Mondiali in Qatar, ha dovuto arrendersi al fatto di dover interrompere i campionati e le manifestazioni europee per club nel bel mezzo della stagione.
Infatti, quella di quest’anno è stata la prima edizione in assoluto ad essere andata in scena durante il periodo autunnale. In estate, infatti, in Qatar si toccano temperature che sfiorano addirittura i 50 gradi. La questione sulla quale si è discusso maggiormente, però, è stata senza ombra di dubbio quella relativa ai diritti umani. Un esempio pratico in questo senso è la lettera che è stata inviata dall’Amnesty International alla Federazione Internazionale di calcio, in cui si chiedeva a quest’ultima di risarcire con 440 milioni di dollari totali tutti i lavoratori migranti sottoposti ad un vero e proprio sfruttamento. Quest’ultimo è iniziato già nel 2010, anno in cui il Qatar ha ufficialmente ottenuto il via libera per organizzare il Mondiale nel proprio paese.
Tutte queste prese di posizione hanno inevitabilmente condotto a dei cambiamenti radicali per quanto concerne il settore del lavoro in Qatar, tanto che è stato abolito il sistema della kalafa, che permetteva agli imprenditori di avere pieno potere sui lavoratori stranieri. Ad un passo dall’inizio della Coppa del Mondo, sono state diverse le iniziative prese anche dalle stesse nazionali partecipanti. Un esempio pratico a tal proposito è stata la Danimarca, che durante le gare disputate in Qatar è scesa in campo con magliette monocromatiche e senza alcun logo. Tra queste rientra anche una maglietta di color nero, in segno di lutto contro le morti sul lavoro sul territorio qatariota. Anche in Francia, nazione che tra l’altro viene rappresentata da una delle selezioni che è sempre rientrata tra le favorite per la vittoria finale secondo le quote sulla vincente dei Mondiali 2022, alcune città molto importanti, tra cui Parigi, hanno deciso di non trasmettere le gare sui maxi schermi.