Reggio Calabria, Cosenza e Lamezia Terme: tre appuntamenti in Calabria, nell’arco di una settimana, – il 15, il 17 e il 19 luglio – per presentare la prima piattaforma programmatica della Rete di Trieste, il network degli amministratori cattolici, che punta a sviluppare progetti e iniziative condivisi attraverso una collaborazione trasversale. Nata a margine della Settimana Sociale, la Rete si pone l’obiettivo di promuovere un nuovo modo di fare politica: “dal basso” e “dal di dentro” della quotidianità dei territori. In queste settimane si presenterà in tutta Italia, convocando decine e decine di conferenze stampa, che copriranno le province del Paese, presentando il primo documento programmatico trasversale degli amministratori locali in Italia.
Costituita a febbraio 2025, la Rete conta oggi circa 1.000 fra amministratori e operatori sociali che in questi giorni si stanno dando appuntamento in diverse città italiane per presentare la piattaforma programmatica costruita dal basso. L’obiettivo è l’elaborazione di una proposta politica trasversale, disponibile ad essere adottata dalle amministrazioni locali così come dai partiti e dalle forze civiche.
«L’ambizione che ci anima – sottolinea il portavoce nazionale della Rete Francesco Russo, vicepresidente del consiglio regionale Friuli Venezia Giulia – non è quella di intervenire sul sistema dei partiti, ma di provare prima di tutto a rilanciare la partecipazione cambiando il modo stesso di far politica. E vogliamo provare a modificare radicalmente lo stile e l’agenda politica del Paese, dimostrando che ci possono essere temi condivisi anche fra diversi schieramenti. Pensiamo che i cattolici possano tornare davvero protagonisti del dibattito pubblico in Italia, attraverso amministratori capaci di rimettere al centro i bisogni delle persone e delle comunità. Per questo la Rete di Trieste non nasce per creare un nuovo micro partito o di animare correnti interne a quelli esistenti, ma vuole rendere evidente quanto decisivo sia ancora oggi il contributo dei cattolici e della Dottrina Sociale alla vita del Paese».
I PUNTI PROGRAMMATICI
Sono cinque i punti individuati che toccano alcune delle questioni più urgenti e che incidono sulla quotidianità delle comunità e sull’intero sistema democratico del Paese. Anzitutto, la partecipazione dei giovani alla vita politica. Porre i giovani al centro delle strategie pubbliche significa costruire una società più giusta e lungimirante. Per favorire la partecipazione dei giovani, vengono proposti percorsi di formazione specifici, quote generazionali nelle liste elettorali, la promozione di spazi di socialità, aggregazione e coabitazione.
Il tema della partecipazione democratica non riguarda però solo i giovani. L’astensionismo rappresenta infatti, oggi uno dei maggiori problemi per la tenuta democratica del Paese: ad ogni tornata elettorale, sono circa il 50% degli aventi diritto a presentare alle urne per esprimere il proprio voto. Occorre quindi lavorare per stimolare la partecipazione democratica dei cittadini, sviluppando nuove prassi e promuovendo strumenti di democrazia partecipata e di consultazione che contribuiscano a ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e le istituzioni, come assemblee pubbliche e bilanci partecipativi. Avviare, inoltre, processi di collaborazione paritaria tra pubbliche amministrazioni, Terzo Settore, comitati o gruppi informali. Infine, istituire organi consultivi giovanili per favorire la progettazione continua e il dialogo con l’amministrazione.
La Rete si propone, poi, di ripensare interamente il welfare di prossimità, sviluppando un sistema cooperativo che valorizzi le realtà sociali, a partire da azioni concrete di coprogettazione, coprogrammazione e amministrazione condivisa con gli enti di Terzo Settore riconosciuti. L’obiettivo è rispondere in maniera efficace alle fragilità attraverso un’integrazione virtuosa di pubblico, privato e Terzo Settore. Tra le proposte presentate, le scuole aperte nel pomeriggio, il potenziamento delle reti solidali di recupero delle eccedenze di cibo per contrastare lo spreco alimentare e il rilancio del diritto all’abitare e la vivibilità dei centri storici.
La sostenibilità e la transizione ecologia del territorio rappresentano oggi uno dei più importanti investimenti per il futuro delle comunità. In un contesto di profondo mutamento climatico, la proposta è di incentivare la nascita delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) attraverso gli incentivi specifici e la semplificazione delle normative, la pedonalizzazione degli spazi pubblici e la mobilità dolce.
Infine, le aree interne e le periferie: ripensare le aree marginali del Paese come laboratori di innovazione e comunità resilienti. In parte lo sono già: alcune delle migliori esperienze di rigenerazione urbana e di micro imprenditoria sono nate proprio in questi luoghi. È il segno che, se incentivate, le aree interne possono essere luoghi pieni di vita, che garantiscono la tenuta dei territori più complessi del fragile suolo italiano. Da qui delle proposte specifiche per incentivare il ritorno e il restare in questi luoghi, come una flat tax per i piccoli comuni, nuovi criteri per la distribuzione dei fondi pubblici, la promozione di nuove forme di auto-organizzazione economica e di hub di territorio.
L’INIZIATIVA IN CALABRIA
«Il programma elaborato dalla Rete di Trieste tocca alcuni nodi cruciali per lo sviluppo e il futuro dei nostri territori». È quanto dichiara Giuseppe Marino, coordinatore regionale per la Calabria della Rete di Trieste, nonché tra i primi 80 fondatori del network, e consigliere metropolitano a Reggio Calabria, che prosegue: «La Calabria è un terreno fragile sia da un punto di vista strutturale che sociale e che necessita, oggi più che mai, di una visione nuova, di una prospettiva programmatica diversa. Una prospettiva che i territori, in molti casi, riescono già ad esprimere grazie alla creatività e alla forza dei cittadini e alla capacità di ascolto degli amministratori locali. Ecco perché la Rete di Trieste, anche in Calabria, rappresenta un’occasione importante: le competenze e le esperienze maturate dagli amministratori rappresentano per tutti un patrimonio politico di servizio alla collettività».
«L’iniziativa della Rete, partita da diversi mesi, – dichiara Bianca Rende, consigliera comunale di Cosenza e capogruppo lista civica – ha incrociato l’elezione del nuovo Papa Leone XIV che già dalle prime scelte ha indicato la necessità di un risveglio, di un nuovo impegno sociale del laicato cattolico, a protezione dei nuovi poveri e del sistema democratico, oggi a rischio soprattutto a causa dell’astensionismo. È fondamentale che i cattolici impegnati in politica dialoghino tra loro per perseguire risultati comuni che mettano la persona al centro con i suoi bisogni e diritti naturali».
La terza ed ultima tappa della presentazione si svolgerà a Lamezia Terme e viene promossa da don Francesco Farina, Direttore dell’ Ufficio per i Problemi Sociali, il lavoro, la Giustizia e la Pace; Alfredo Saladini, presidente della Consulta Aggregazioni Laicali Diocesi di Lamezia Terme; Giuseppe Costanzo, Presidente Azione Cattolica della Diocesi; Carlo Bernardo, Responsabile Forum delle Famiglie; Lorenzo Benincasa, Responsabile Comunione e Liberazione; Pino Campisi, Presidente regionale di Acli Terra Calabria. «Abbiamo scelto di aderire all’appello della Rete di Trieste – spiegano – perché riteniamo che si tratti di una piattaforma di forte valore sociale e politico, un progetto politico trasversale e una visione che, siamo certi, sarà condivisa dagli amministratori comunali e da coloro che ricoprono ruoli istituzionali sia di maggioranza che di minoranza».