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A Polistena il welfare si racconta: un patto tra istituzioni, professionisti e cittadini

Grande partecipazione all’evento organizzato dall’Ambito Territoriale Sociale di Polistena, che ha visto riunirsi, lo scorso 13 giugno, presso l’Auditorium Comunale, rappresentanti delle istituzioni, esperti, operatori del settore e cittadinanza, per un confronto autentico e partecipato sul tema della presa in carico, della povertà educativa e della necessità di una società più inclusiva e attenta ai bisogni delle persone più fragili.

 

Grande attenzione ha suscitato l’intervento della responsabile dell’ATS, la dott.ssa Antonietta Dominello, che ha parlato della necessità di fornire un servizio sociale umanizzato: un servizio che cura, non solo in senso tecnico, ma soprattutto umano e relazionale. È solo attraverso questo approccio che il processo di aiuto può davvero diventare uno spazio di cambiamento, riconoscimento e crescita.

 

A offrire una prospettiva giuridica e sociale al tema è stato l’avv. Pino Mammoliti, noto penalista, che ha arricchito il confronto intrecciando la riflessione con i contenuti di due sue pubblicazioni, incentrate sulla fragilità umana, sull’abbandono sociale e sulle responsabilità collettive. Mammoliti ha posto l’accento sulla necessità urgente di una società e una scuola realmente inclusive, che sappiano accogliere, sostenere e valorizzare ogni individuo, piuttosto che perpetuare logiche esclusive e classiste, che alimentano disuguaglianze e marginalità.

Attraverso il suo intervento, ha evidenziato come il mancato riconoscimento dei bisogni e delle vulnerabilità, soprattutto nei contesti educativi e sociali, possa contribuire alla creazione di percorsi devianti, spesso sottovalutati fino a quando non emergono in forme estreme. Il suo contributo ha rafforzato il messaggio centrale dell’evento: credere nelle persone, prevenire l’esclusione e costruire percorsi di ascolto e giustizia sociale è un dovere etico, prima ancora che professionale.

 

Lo psichiatra Pino Calandruccio ha offerto una lettura lucida e approfondita dei diversi volti della povertà, andando oltre la sola dimensione economica. Il suo intervento si è focalizzato in particolare sulla povertà educativa e familiare, evidenziando come queste forme di deprivazione possano incidere profondamente sullo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale dei minori, inibendo i percorsi di crescita, apprendimento e realizzazione personale.

Calandruccio ha sottolineato come la mancanza di stimoli, di sostegno affettivo e di modelli educativi adeguati generi spesso forme di esclusione silenziosa, che si manifestano nel tempo con disagio psichico, abbandono scolastico e difficoltà di inserimento sociale. Ha ribadito la necessità di interventi precoci e integrati, in grado di contrastare le disuguaglianze all’origine e di offrire ai bambini e ai giovani opportunità reali di sviluppo, crescita e autonomia, restituendo centralità al ruolo della scuola, della famiglia e della rete dei servizi.

Il suo contributo ha rafforzato il messaggio condiviso durante tutto l’evento: per costruire una società più giusta e inclusiva, è indispensabile intercettare il disagio prima che si cronicizzi, credere nel potenziale umano e investire nella prevenzione e nell’educazione come strumenti fondamentali di cambiamento.

 

Un altro contributo significativo è stato offerto dalla psicologa Vardè, che ha affrontato il tema del cambiamento di paradigma nella medicina e nella presa in carico della persona. Il suo intervento ha sottolineato come si stia progressivamente passando da una visione centrata esclusivamente sulla cura della patologia a un approccio più ampio e integrato, orientato alla cura della persona nella sua globalità.

 

Un momento particolarmente toccante dell’evento è stato rappresentato dalla presentazione del lavoro del famoso designer Mimmo Verduci che, sebbene assente per motivi di salute, ha voluto offrire il suo contributo attraverso un’opera intensa e profondamente evocativa. Il suo lavoro ha affrontato il tema della solitudine di chi non viene “visto” dalla società, utilizzando il linguaggio universale dell’arte per dare voce a chi non riesce a farsi ascoltare. Verduci ha scelto di rappresentare questa condizione esistenziale attraverso una serie di nudi artistici, raffigurazioni essenziali e struggenti di corpi spogliati di ogni difesa e protezione, “nudi vestiti solo di ombre”, come li ha definiti lui stesso.

Queste immagini parlano del dolore silenzioso di chi si sente invisibile, troppo piccolo, troppo fragile davanti all’indifferenza sociale e istituzionale. L’opera ha ribadito con forza il valore dell’arte come strumento di denuncia, sensibilizzazione e umanizzazione, capace di smuovere coscienze e risvegliare empatia.

Il suo contributo ha completato e arricchito il senso dell’intero evento: dare voce a chi non ce l’ha, vedere ciò che è invisibile, e agire – con mente, cuore e responsabilità – per costruire una società più giusta, accogliente e capace di curare.

 

A testimoniare l’importanza e l’attualità delle tematiche affrontate è stata la presenza attenta e partecipe dell’Assessora regionale alle Politiche Sociali, Dott.ssa Caterina Capponi. Il suo intervento ha rappresentato un momento di forte connessione tra il mondo professionale, artistico e istituzionale, sottolineando la necessità di un impegno condiviso e continuativo per la tutela dei più fragili.

Con grande professionalità e sensibilità, l’Assessora Capponi ha ribadito il proprio impegno personale e politico nella difesa delle persone ai margini, evidenziando quanto sia fondamentale ascoltare chi lavora quotidianamente sul campo. Ha inoltre espresso la piena disponibilità della Regione al confronto, riconoscendo il valore di eventi come questo per orientare e rafforzare le politiche sociali verso una dimensione più inclusiva, equa e partecipata.

Il suo intervento ha incarnato lo spirito dell’evento: unire visione politica, conoscenza del territorio e attenzione alle persone, per costruire insieme una rete sociale più forte e inclusiva.

 

A fare gli onori di casa è stato il Presidente dell’ATS e Sindaco di Polistena, Dott. Michele Tripodi, che ha accolto i partecipanti con grande spirito di apertura e partecipazione attiva. Nel suo ruolo di promotore del confronto, ha saputo valorizzare il significato dell’incontro come spazio di dialogo autentico tra istituzioni, professionisti e cittadinanza.

In un confronto costruttivo con l’Assessora Capponi, ha evidenziato con lucidità e determinazione l’importanza di valorizzare tutte le figure professionali che operano all’interno dell’ATS: assistenti sociali, educatori professionali, pedagogisti, psicologi, mediatori culturali, spesso poco riconosciuti ma fondamentali nella costruzione di percorsi di presa in carico efficace, continua e personalizzata.

Il presidente ha inoltre proposto di valutare la possibilità di richiedere una deroga sia rispetto al fabbisogno di personale che ai vincoli sui costi, al fine di garantire non solo la qualità dei servizi offerti, ma anche la stabilità e la dignità lavorativa degli operatori coinvolti. Un appello concreto e lungimirante per costruire un sistema di welfare territoriale solido, sostenibile e realmente capace di rispondere ai bisogni complessi della comunità.

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