Questo è l’argomento che ho trattato nel primo talk di “Bergaré 2024”. Perché lo ritengo fondamentale per il presente e il futuro della Città Metropolitana di Reggio Calabria.
E i giornalisti ospiti venuti da altre parti d’Italia hanno testimoniato all’unanimità che avevo ragione. Hanno confessato di conoscere tutti il nostro prezioso agrume ma nessuno di loro aveva mai saputo che era di Reggio Calabria.
È stato un riconoscimento che mi ha ripagato delle indifferenze, delle spallucce, delle battute ironiche da oltre 30 anni.
Eppure anche ieri sera non ho fatto altro che riferirmi alla passione della mia vita, la storia, per analizzare il percorso plurisecolare parallelo di due eccellenze: l’Aceto Balsamico di Modena e il Bergamotto di Reggio Calabria.
Il primo è stato promosso per secoli con il suo nome e cognome e oggi non c’è angolo del pianeta in cui non si conosca l’Aceto Balsamico di Modena.
Il secondo – ben più prezioso per la sua unicità e per aver profumato da secoli il mondo, per aver curato il mondo e per aver deliziato i palati del mondo – è conosciuto anch’esso ovunque. Tuttavia (come hanno confermato gli ospiti) la maggioranza dei cittadini del pianeta conosce il Bergamotto ma non sa che è di Reggio Calabria.
Ho concluso osservando che è positivo e apprezzabile che dopo più di tre secoli di questa informazione mutilata del cognome si organizzi una bella iniziativa come “Bergaré”. Ma sarebbe stato meglio porre sempre al fianco del logo “Bergaré” la dicitura esplicativa “Evento dedicato al Bergamotto di Reggio Calabria”.
Auspico che venga inserito nel Bergarè 2025. Altrimenti continueremo a non promuovere il nostro tesoro nella maniera più corretta ed efficace. E il mondo continuerà a non sapere che il Bergamotto è di Reggio Calabria.