“C’è stata una interpretazione al voto del 25 settembre che ha dato una correlazione univoca che è quella che nel sud basta incrociare i dati del reddito di cittadinanza con l’elettorato per capire qual è il modello di sviluppo che vuole il Sud. Tutti dicono quindi che il Sud è assistenzialista. Anzi, che su questo punto serve ancora più spesa pubblica. Per me è un errore capitale. Basta con questa narrazione”. Lo ha detto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi intervenendo a Reggio Calabria all’assemblea di Unindustria. Ai lavori, presente il presidente dell’associazione degli industriali calabresi Aldo Ferrara, ha partecipato il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto.
“Il Sud non chiede come ricetta unica assistenzialismo – ha aggiunto Bonomi – ma semplicemente ci si aggrappa se è l’unica ricetta che si propone. Se non diamo un altro modello, un altro progetto di sviluppo, non cambierà nulla. Lo chiederemo al prossimo Governo rispetto al Mezzogiorno. Serve una strategia che vada oltre i progetti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Serve una strategia di medio-lungo periodo che addirittura vada oltre questa legislatura. Un piano, almeno decennale, per lo sviluppo del Sud, fatto per risorse per scuola, Università, di affiancamento delle reti territoriali di ricerca, che esistono già”.
“Chiederò al nuovo Governo – ha sostenuto ancora il leader degli industriali italiani – che si costituisca una squadra non di politici, ma di persone con speciali competenze per un progetto che definirei ItaliaSud 2032. Basta con l’idea che il Mezzogiorno si possa sviluppare solo con l’assistenzialismo. Ci sono delle grandi eccellenze. In Calabria non manca nulla, cultura, storia, Università. Le grandi imprese si sviluppano accanto alle grandi università. C’è tutto per far bene e noi non accetteremo che non ci sia l’idea di un piano di sviluppo ItaliaSud 2032. E qui, come nel resto d’Italia c’è un grande ceto imprenditoriale, tanto che nel prossimo Cda del Cnel indicheremo come rappresentante di Confindustria il presidente di Unindustria Calabria Aldo Ferrara”.
“E’ l’idea di sviluppo sociale del Paese che ci interessa, un Paese che senza l’industria non ha le risorse per fare coesione sociale, per rispondere alla povertà, che nell’ultimo anno è aumentata: un milione in più di poveri. E qualche riflessione su questo dovremmo farla. Negli ultimi 11 anni – ha aggiunto Bonomi – il debito pubblico italiano è passato da 1.900 mld a oltre 2.700 mld. Abbiamo raddoppiato la spesa sociale, abbiamo raddoppiato il numero dei poveri. Evidentemente le strategie che stiamo mettendo in campo non stanno funzionando”.
“Al Governo pongo due questioni fondamentali, da attuare con il consenso di tutte le forze imprenditoriali, civili del Paese, azioni che riguardano l’energia e la finanza pubblica. Sono temi da giorno uno del nuovo Governo”, ha aggiunto Bonomi. “Le nostre imprese hanno conseguito risultati eccezionali. Ci siamo fatti trovare pronti. Ma quello che è stato fatto in questo periodo, con una crescita senza precedenti, nelle attuali condizioni e con i prezzi energetici è messo a rischio. E non solo a causa del conflitto ucraino”.
“Lo avevo detto un anno fa – ha sostenuto il presidente di Confindustria – ci siamo fatti trovare impreparati. E adesso questa fase sta colpendo tutti, perché sta diventando antieconomico persino produrre. Avevamo il 3,8% di Pil nel 2021, mentre ora si prospetta lo 0,6% per il prossimo anno, e molti ci dicono che saremo in territorio negativo. Penso che nessuno possa dire cosa succederà l’anno prossimo”. Ricordando che la crescita ha consentito al Governo Draghi di disporre di risorse “mai viste prima”, destinandole alla spesa sociale, Bonomi ha poi aggiunto che “quelle risorse, con la crescita prevista, non ci saranno più. Il nostro paese sta impegnando tra i 15 e i 18 miliardi ogni trimestre per interventi a sostegno dell’economia. Se mettiamo che l’anno prossimo dovremo rifinanziare la decontribuzione dei salari, aggiungere 10 miliardi per la perequazione delle pensioni, e 5 miliardi per il rinnovo dei contratti pubblici, capiamo che non ci saranno risorse. Ed è per questo che io ho chiesto – ha detto ancora – che tutte le risorse disponibili siano impiegate sull’energia“.
“Capisco il disagio dei partiti che vogliono soddisfare le promesse che hanno fatto in campagna elettorale, ma oggi non ci sono risorse per farlo. Ci sarà tempo e modo per farlo, per fare la flat tax, il prepensionamento. Ma oggi le risorse che abbiamo vanno messe a difesa dell’industria. E non lo diciamo per una questione corporativa. Lo dicono i numeri. Senza industria non c’è l’Italia. E’ una questione di sicurezza nazionale. Se mettiamo che l’anno prossimo dovremo rifinanziare la decontribuzione dei salari, aggiungere 10 miliardi per la perequazione delle pensioni, e 5 miliardi per il rinnovo dei contratti pubblici, capiamo che non ci saranno risorse. Ed è per questo che io ho chiesto – ha detto ancora – che tutte le risorse disponibili siano impiegate sull’energia”.