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L’Ente Bilaterale del Terziario della Provincia di Cosenza contro i contratti pirata

L’Ente Bilaterale del Terziario della Provincia di Cosenza, composto da Confcommercio Cosenza, Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL, esprime una posizione netta e condivisa contro i contratti pirata e il fenomeno del dumping contrattuale, che mina il mercato del lavoro e crea gravi danni tanto ai lavoratori quanto alle imprese sane e corrette.

«L’adozione di contratti collettivi sottoscritti da sigle prive di adeguata rappresentatività comparativa – affermano congiuntamente Confcommercio Cosenza, Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL – produce un effetto devastante sul mercato del lavoro: abbassa i salari, riduce le tutele, mina la dignità del lavoro e crea una concorrenza sleale intollerabile. Chi sceglie queste scorciatoie si espone inoltre a gravi rischi: sanzioni, vertenze giudiziarie, esclusione da gare pubbliche e perdita dei benefici contributivi. È un danno non solo per i lavoratori ma anche per le imprese stesse, che credono di risparmiare ma rischiano di pagare a caro prezzo questa scelta». Il dumping contrattuale, ovvero la proliferazione incontrollata di contratti collettivi nazionali negli ultimi anni, è stato oggetto di una recente e approfondita analisi condotta dal CNEL, che ha comparato alcuni dei principali contratti applicati nel settore terziario, evidenziando le profonde differenze economiche e normative tra i diversi testi contrattuali.

Dallo studio emerge chiaramente che i contratti sottoscritti da associazioni non comparativamente rappresentative prevedono salari più bassi, minori tutele e condizioni di lavoro peggiorative rispetto al Contratto Collettivo Nazionale del Terziario Confcommercio, che resta il riferimento per il settore.

Per un commesso addetto alla vendita, ad esempio, il differenziale salariale mensile tra il contratto Confcommercio e quello sottoscritto da una sigla non rappresentativa, può superare i 400 euro; per un capo reparto la differenza media sfiora i 155 euro mensili. Le disparità emergono anche nelle maggiorazioni per il lavoro notturno e festivo, e nella maturazione dei permessi retribuiti, che passano da 104 ore annue previste dal CCNL Confcommercio alle sole 32 ore di altri contratti. Significative anche le differenze nei costi di partecipazione agli enti bilaterali, che incidono direttamente sulla qualità dei servizi offerti a lavoratori e imprese, peggiorando ulteriormente il quadro per chi applica contratti non rappresentativi.

Le criticità non si fermano però agli aspetti economici. È bene ricordare che, come chiarito dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro con la circolare n. 3/2018, i contratti sottoscritti da soggetti privi di adeguata rappresentatività comparativa possono non essere idonei per disciplinare alcuni istituti di flessibilità previsti dal D.lgs. 81/2015, come il part-time, l’apprendistato, i contratti stagionali o di lavoro extra.

Questo rischia di creare incertezza giuridica e può esporre le imprese a contenziosi, che non sempre trovano un orientamento univoco da parte degli enti preposti al controllo. L’obiettivo deve essere garantire rapporti di lavoro stabili, chiari e regolari: chi utilizza contratti sottodimensionati rischia di complicare, non di semplificare, la gestione del personale. È inoltre fondamentale vigilare affinché non si creino situazioni in cui i lavoratori vengano assegnati d’ufficio a contratti meno tutelanti o ad associazioni non scelte da loro, pratica purtroppo non infrequente e che alimenta confusione e disparità di trattamento.

Il dumping contrattuale produce effetti devastanti: lavoratrici e lavoratori che svolgono le stesse mansioni possono arrivare a percepire differenze retributive che, in un anno, superano anche i 7 mila euro. È questa la realtà di chi è assunto con contratti “pirata”, rispetto a chi lavora con contratti sottoscritti da organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative. Il problema non è la concorrenza tra contratti, che in un sistema pluralista è fisiologica, ma la proliferazione di accordi che riducono tutele e salari senza un reale confronto con le parti sociali rappresentative del settore.

Confcommercio Cosenza, Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL, attraverso l’Ente Bilaterale del Terziario della Provincia di Cosenza, ribadiscono che la contrattazione collettiva di qualità e la bilateralità rappresentano strumenti fondamentali per garantire un lavoro dignitoso e un mercato sano. La qualità delle relazioni sindacali è un valore aggiunto: consente di tutelare concretamente i lavoratori e di creare condizioni di competizione sostenibile tra le imprese, fondate sull’innovazione e sulla produttività, non sulla riduzione indiscriminata dei costi.

Il Contratto Collettivo Nazionale Confcommercio è oggi il più diffuso nel settore terziario, con una copertura pari all’84,5% dei lavoratori e oltre 2 milioni e 400 mila addetti. Questo dato conferma la sua centralità nel mercato del lavoro italiano, dalle grandi catene commerciali fino alle piccole attività locali.

«Chi lavora va rispettato. E chi fa impresa in modo corretto va tutelato. I contratti pirata sono una scorciatoia pericolosa che mina il sistema economico e sociale del nostro territorio. Come Ente Bilaterale continueremo a vigilare e a denunciare ogni forma di concorrenza sleale. Il nostro obiettivo è un mercato del lavoro equo, moderno e sostenibile», concludono congiuntamente Confcommercio Cosenza, Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL.

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