Un’indagine non è mai un atto dovuto, una procedura o un automatismo, o, ancor peggio, una tutela nei confronti dell’indagato.
Non soltanto disconosce lo stesso valore e il peso delle indagini e banalizza l’attività giudiziaria, ma disinforma l’opinione pubblica, depotenzia la funzione della Magistratura e svuota la giustizia del suo stesso significato.
E’ quanto dichiarano in una nota congiunta il Cav. Pasquale Giardino, Comandante Generale della “Legio Socialis Artibus” del Sovrano Ordine Monastico Militare dei Cavalieri Templari Federiciani e l’Avv. Filomena Falsetta, Gran Priore per la Calabria dell’Ordine.
Un atto è dovuto soltanto in presenza di elementi idonei a configurare una notizia di reato dotata di concretezza, precisione e attualità – puntualizzano – e di fronte alla sua possibile attribuzione soggettiva.
Pertanto, imprimere l’etichetta di “atto dovuto” a quel quadro di difesa e di senso del dovere anche a costo della vita, e i cui autori sono le Forze dell’Ordine, comporta l’inevitabile necessità di chiedere scusa non soltanto ai suoi autori, cioè alle Forze dell’Ordine, ma anche ai cittadini e all’Italia “per quella mostra non autentica” – concludono.
Falsetta e Giardino dui due poliziotti indagati: “L’etichetta di ‘atto dovuto’ banalizza la stessa funzione della magistratura”
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