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San Giovanni in Fiore, firmato un patto di amicizia che lega i comuni interessati alla tragica vicenda di Monongah

Dal West Virginia al Sud Italia, dalla città di Gioacchino da Fiore ai Comuni arbëreshë e di origine valdese, per ricordare il lavoro degli emigrati calabresi all’estero e valorizzare le identità culturali, le tradizioni locali e il calore delle comunità del Sud, nella seconda edizione della Settimana del turismo delle radici, in corso a San Giovanni in Fiore fino al prossimo 24 giugno, che ha finora richiamato molti italiani all’estero originari del territorio silano.

Nella mattinata di ieri, nel municipio di San Giovanni in Fiore, la sindaca Rosaria Succurro ha firmato con Gianni Meffe, sindaco di Torella del Sannio, un Patto di amicizia che lega i due Comuni e quelli di Bagnoli del Trigno, Duronia, Fossalto, Frosolone, Pietracatella e Vastogirardi, accomunati dalla tragica vicenda delle morti bianche di Monongah (West Virginia), del 6 dicembre 1907. È stata un’occasione per sottolineare il sacrificio dei minatori meridionali che allora persero la vita per mantenere le loro famiglie, spesso rimaste in Italia, e sul trattamento disumano che subirono quelle vittime e i loro parenti. Fu una tragedia a lungo dimenticata. «L’episodio – ha affermato Succurro – deve portarci a riflettere sulla necessità di affrontare il fenomeno delle morti bianche, che ancora ci tocca e ci addolora. Con il Patto di amicizia abbiamo voluto rafforzare i legami tra i nostri Comuni, alimentare la memoria di Monongah e guardare insieme a un futuro di fiducia e di speranza con un’attiva collaborazione culturale, economica e turistica tra i nostri enti e le nostre comunità».

Prima della firma del Patto, lo storico Vincenzo Gentile ha raccontato la sua complessa ricostruzione del caso di Monongah, «che – ha sottolineato lo studioso – ha permesso di fare luce sulle trasformazioni linguistiche, antropologiche e sociali del nostro territorio determinate dalla dolorosa vicenda del 1907».

Tre preziose testimonianze hanno arricchito l’iniziativa: quella della sarta Maria Teresa Iaquinta, che per oltre 40 anni lavorò in West Virginia e mantenne la memoria dei fatti di Monongah, anche organizzando il Festival di Clarksburg, diventato il nono evento pubblico più importante degli Stati Uniti; quella della signora Isabella Perri, nipote di una vittima della tragedia mineraria in questione; quella del professore Salvatore Cimino, appassionato ricercatore nell’ambito della tradizione locale.

Nel corso dell’iniziativa, seguita da figli e nipoti di emigrati negli Usa e in Europa, è stata premiata la maestra in pensione Leda Gentile, «per la grande capacità didattica con cui ha saputo trasmettere a intere generazioni di sangiovannesi il valore sociale e culturale dell’emigrazione».

Più tardi, nel pomeriggio, si è invece svolta presso largo Peppino Impastato, sempre a San Giovanni in Fiore, la seconda edizione del Festival del costume tradizionale calabrese, che ha offerto un raro spettacolo di colori, di gioielli e tessuti del passato, «a riprova – ha rimarcato la sindaca Succurro – della ricchezza dell’arte e della tradizione della terra di Calabria, che stiamo mettendo al centro della nostra attività sul turismo delle radici e sulla valorizzazione della nostra capacità di accoglienza, dei nostri prodotti, della nostra enogastronomia».

Al concorso, tra l’altro seguito anche da numerose autorità delle forze dell’ordine, dal vicario del prefetto di Cosenza e dalle squadre giovanili di pallavolo delle regioni Calabria, Sicilia, Puglia, Basilicata, Molise e Campania, hanno partecipato, con la presenza dei rispettivi rappresentanti istituzionali, i Comuni di Caraffa (Cz), Cerzeto (Cs), Filadelfia (Vv), Guardia Piemontese (Cs), Malito (Cs), Morano (Cs), Mormanno (Cs), Motta San Giovanni (Rc), Plataci (Cs), San Demetrio Corone (Cs), San Giorgio Albanese (Cs), San Giovanni in Fiore (Cs), San Vincenzo La Costa (Cs) e Savelli (Kr).

Con l’indossatrice Paola Tassone, ha vinto il Comune di Cerzeto, che ha conquistato anche il titolo per la categoria “Valore identitario”. Altri premiati sono stati i Comuni di San Giorgio Albanese, che si è aggiudicato la vittoria nella categoria “Tradizione e Storicità”, e il Comune di Caraffa, che si è imposto nella categoria “Talentuosità creativa”.

A partire da una maestosa corona d’oro che contiene simboli del pensiero di Gioacchino da Fiore, i premi sono stati realizzati dai maestri orafi Spadafora di San Giovanni in Fiore. La giuria, composta dalla storica dell’arte Vittoria De Luca, dal maestro orafo Giancarlo Spadafora e dal maestro di tessitura Mimmo Caruso, è stata presieduta da Anton Giulio Grande, commissario di Calabria Film Commission.

Per il Comune di San Giovanni in Fiore, ha sfilato, con l’abito locale della pacchiana, la giovane modella Delaney Rose Wells, figlia di Natalie Tennant, donna di origini sangiovannesi, già segretaria di Stato del West Virginia e fra gli storici protagonisti del Festival del patrimonio italiano che lì ricorre.

 

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