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Giorgia Meloni a Cosenza. Un bagno di folla nella sua unica tappa calabrese: “Siete pronti a un governo che non avrà amici tra i poteri forti?”

Di Roberta Mazzuca – Rino Gaetano in sottofondo e una folla in scalpitante attesa. In migliaia aspettano impazienti, e non si lasciano scoraggiare neanche dal notevole ritardo. Si accalcano irrequieti di fronte al palco allestito ieri a Cosenza, in Piazza Kennedy, per la grande occasione, sventolando bandiere e sobbalzando ad ogni accenno di arrivo. E alla fine, tra applausi e urla indistinte, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, accreditato dagli ultimi sondaggi elettorali come primo partito italiano e papabile vincitore insieme alla coalizione di centrodestra delle prossime elezioni politiche, fa il suo ingresso sotto le note del brano “A mano a mano”. A presentarla, accompagnata da tutti i consiglieri regionali e i rappresentanti e candidati calabresi di Fratelli d’Italia, Wanda Ferro, che subito incalza: “Siamo il partito della coerenza, siamo il partito della lealtà, siamo il partito del sacrificio, dell’interesse pubblico ed esclusivo del bene comune. Siamo il partito del buon senso, siamo il partito del buon governo. In Calabria”, – prosegue ancora in una modesta esaltazione – “con i nostri amministratori, penso ad esempio all’assessore Orsomarso con la sua ‘Calabria Straordinaria’, siamo pronti a ridare una speranza a chi l’ha persa. Vogliamo infrastrutture, vogliamo lavoro, vogliamo che le nostre imprese migliorino”. Chiude, poi, lasciando la parola alla leader di Fratelli d’Italia: “Gli attacchi, gli insulti, il fango, dimostrano che siamo sulla strada giusta. Tu, Giorgia, hai la propensione di una madre per la propria terra”.

“Prima ci ignorano, poi ci deridono, poi ci combattono, poi vinci”. E dopo aver scomodato perfino il padre della non-violenza Mahatma Gandhi, “Madre Giorgia”, che potrebbe diventare la prima donna Premier del governo italiano, fa il suo ingresso dinanzi a una folla che la acclama e la idolatra senza alcuna remore.

“In Calabria voglio spiegare perché il declino non è un destino, il declino è una scelta”

“Grazie per essere qui, per questa piazza, per questo entusiasmo” – esordisce mentre urlano il suo nome. “Non abbiamo mai pensato che la politica si potesse esaurire dietro lo schermo di un computer, distante dai cittadini. Ci piace guardare la gente negli occhi, ci piace frequentare le piazze italiane. In Calabria ci arriviamo sempre con un po’ di entusiasmo in più. Continuo ad essere convinta che la distanza che esiste tra quello che questa terra oggi ha e quello che potrebbe avere sia una distanza importantissima. Proprio perché ci piacciono le sfide, è qui in Calabria che voglio cercare di spiegare perché il declino non è un destino, il declino è una scelta”.

Il palco si scalda in fretta: “C’è chi sostiene che Fratelli d’Italia abbia un problema di classi dirigenti, quando abbiamo una nazione che ha avuto una pandemia e si è ritrovata al Ministero della Salute Roberto Speranza. Abbiamo agli Esteri, nel mezzo di una guerra nel cuore dell’Europa, Luigi Di Maio. Crolla un ponte a Genova e alle Infrastrutture c’è Danilo Toninelli, alla scuola abbiamo avuto Lucia Azzolina. Garantisco che Fratelli d’Italia vanta una classe dirigente decisamente migliore di questa”.

Prosegue affrontando le principali tematiche che sono poi quelle di maggiore presa sulla platea dinanzi a lei: salari bassi, disoccupazione, crescita in rapporto ai partner europei, debito pubblico, pandemia e guerra, bollette. Una lista infinita di problemi ormai noti, di fronte ai quali Giorgia, nel suo lungo comizio, prospetta qualche soluzione. “Quello che io voglio fare è difendere l’interesse nazionale italiano, difendere gli interessi di questa nazione. Gli altri invece stanno parlando di me, perché evidentemente su cosa vogliono fare per il paese hanno poco da dire, visto che l’hanno messo in ginocchio loro” – tuona prima di proporre due soluzioni al caro bollette. Innanzitutto, tagliare gli oneri su tutta la parte eccedente, e in secondo luogo separare il costo dell’energia elettrica dal costo del gas. “Tutto è legato al prezzo del gas, e si può svincolare a livello nazionale per abbassare le bollette. Noi stiamo lì dall’opposizione a cercare soluzioni per risolvere oggi i problemi degli italiani, mentre gli altri stanno lì a inventare idiozie per screditarmi”.

Ancora, il tema delle infrastrutture naturali per modificare la ricchezza della nazione: “Il mare, per citarne una. Il mare per noi è una grandissima infrastruttura. Vi siete mai chiesti la ragione per la quale le merci che arrivano da est preferiscono circumnavigare via mare l’Europa per andare ad Amsterdam o a Rotterdam, perché in Italia non ci sono infrastrutture commerciali che consentirebbero di utilizzare al meglio il porto di Gioia Tauro? Bisogna investire in infrastrutture, perché sono l’unico modo per combattere la povertà”. Tuona sul problema dello spopolamento, “che nasce dall’assenza di opportunità, che ancora nasce dall’assenza di infrastrutture”.

Ancora, il reddito di cittadinanza che, secondo Giorgia Meloni, “mette sullo stesso piano dell’assistenza chi ha la possibilità di lavorare e chi non può farlo. Il paradosso in Italia oggi: un ragazzo di ottima salute prende 700 euro al mese, un disabile prende una pensione di invalidità di 270 euro”.
“Ragionate ancora con me: per quanto tempo, poi, posso dare a quel ragazzo il reddito di cittadinanza? Quando non avrò più i soldi, quel ragazzo sarà più ricco o più povero? Più povero, perché non ha neanche potuto crescere in quel tempo”. Uno Stato giusto, reclama e promette la Meloni, che dia assistenza a chi non ha la possibilità di lavorare, e condizioni di lavoro accettabili a chi può. Si sofferma, poi, sul tema “marchio” e sulla svendita dei prodotti italiani all’estero: “Dovremmo mettere in piedi una piattaforma tipo Amazon solo di prodotti italiani, per consentire a qualsiasi persona che produce, non so, la ‘nduja, di venderla certificando quel prodotto, perché è italiano solo se è fatto qui”.

L’ideologia “che fa paura” nel grido di rabbia di un elettore: “L’importante è che comandi tu”

“Quando parlo di certi temi, dicono subito: ah, Meloni è razzista, perché non vuole farsi fare la selezione d’ingresso in Italia dagli scafisti. Gli scafisti sfruttano gente disperata. Uno Stato normale, uno Stato giusto, non confonde immigrati e profughi, perché immigrazione e diritto d’asilo sono governate da lobby diverse. Guardate la vicenda ucraina: immagini che raccontano di donne e bambini che scappano dalla guerra. Non vi sembra un po’ lontano dalle immagini di uomini stipati nei barconi in età di lavoro che abbiamo visto arrivare quest’anno? Ci hanno detto che quelli erano tutti profughi, ma non erano profughi”.

“Se i confini esistono, i confini non si violano” – continua la sua arringa che riecheggia di vecchie convinzioni. E alla richiesta da parte dei suoi collaboratori di velocizzare i tempi, dal pubblico si alza una voce: “Comanda lei? Chi comanda? L’importante è che comandi tu”. La rabbia fulminea, il termine “comandare”, un evidente segno di come alcune ideologie riaffiorino prepotentemente, seppur non esplicitamente, nella mente di chi ascolta. “Dai, non ti arrabbiare, era una battuta” – ribatte la leader di Fratelli d’Italia, che riprende poi con il tema della tassazione: “Abbassare il costo del lavoro, che ha una tassazione del 47%. E poi, maggiore occupazione. Servizi, infrastrutture, meritocrazia. Io voglio che il Governo dica in questa nazione: più assumi, meno tasse paghi. Vanno dati dei segnali chiari: non disturbare chi vuole fare. Noi abbiamo un problema. Non crediamo più in noi stessi, nell’Italia. Bisogna recuperare il senso di comunità e di orgoglio”.

“Ho sentito l’altro giorno il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in un’intervista, dire che se la maggioranza del popolo italiano dovesse decidere di votare per il centrodestra l’Italia produrrebbe una guerra economica. Ma io vi chiedo, è normale che qualcuno che rappresenta le istituzioni italiane, pur di togliere mezzo voto al suo competitor, vada a screditare l’Italia a livello internazionale con uno stipendio pagato da noi?”.
“Noi non abbiamo bisogno di fare questo, perché facciamo politica con amore, e l’amore è dei vincenti. Mentre l’odio, beh, quello è dei falliti” – conclude invitando gli ascoltatori ad andare a votare, a non girarsi dall’altra parte. “Voi siete pronti a un governo che non avrà grandissimi amici tra i poteri che contano? Non ne vogliamo avere”.

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