“In attesa di chiarimenti ufficiali sulle cause della morte dell’uomo deceduto a Falerna mentre cercava assistenza presso una guardia medica chiusa, è doveroso mantenere prudenza, ma allo stesso tempo avviare un’analisi severa della situazione sanitaria regionale.
Questo tragico episodio non è un caso isolato, bensì l’ennesima dimostrazione della profonda desertificazione sanitaria che affligge la Calabria, dove ormai non esiste più un tessuto di medicina territoriale funzionante.
Le guardie mediche, un tempo presidio fondamentale di sanità pubblica, sono scomparse o inaccessibili. I medici di base, ultimi baluardi di assistenza per una popolazione sempre più povera, sono ostacolati e censurati nella loro attività, vincolati da direttive regionali che li limitano nelle prescrizioni in nome del contenimento dei costi.
Il disastro è figlio del Piano di Rientro, che da 16 anni tiene la Calabria in una morsa, con effetti devastanti: 18 ospedali chiusi, 3.000 posti letto persi, blocco totale delle assunzioni.
Mentre altre Regioni sono uscite dal Piano in pochi anni, la Calabria continua a subire tagli e vincoli che sembrano avere più l’obiettivo di mantenere il sistema sanitario regionale in uno stato di cronica emergenza — utile come bancomat per interessi privati, più che al servizio dei cittadini.
Il risultato è che in Calabria si muore il 10% in più che nel resto d’Italia per patologie facilmente curabili.
A tre anni dall’accentramento dei poteri in capo al presidente Occhiuto, nessun intervento strutturale è stato realizzato per affrontare le cause profonde di questa crisi. La sanità pubblica non può essere usata come strumento di consenso personale, né può sopravvivere senza un serio impegno politico di riforma e trasparenza.
È tempo di rompere il silenzio e pretendere verità, giustizia e dignità per la sanità calabrese”.
Così in una nota Mimmo Serrao – Segretario Regionale PRC Calabria, e Angelica Perrone – Responsabile Sanità PRC Calabria.