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Femminicidio Giulia Cecchettin, gli assessori catanzaresi Monteverdi e Belcaro: “Il tempo delle parole è scaduto, ciascuno si adoperi”. E annunciano un progetto per le scuole cittadine

“Nessuna parola appare essere appropriata, di fronte al femminicidio di Giulia Cecchettin. E lascia sgomenti, il solo pensare come, ad appena ventidue anni, il suo assassino abbia potuto mandare in pezzi anche la sua vita. Li chiamiamo ‘i nostri ragazzi’, con un’espressione che, al pari di altre, rischia sempre più di apparire un’espressione di circostanza, inutile, di fronte all’orrore che si ripete sempre uguale”. Lo scrivono in una nota l’assessora alle Pari Opportunità, Donatella Monteverdi e quello alla Pubblica Istruzione, Nunzio Belcaro.

“Perché l’impressione che si ha – proseguono – è questa e cioè che ormai il tempo delle parole, delle giornate dedicate come rituale, sia ampiamente scaduto e che dunque occorra essere concreti, ciascuno secondo le proprie possibilità ma, soprattutto, secondo le proprie dirette responsabilità. Come Amministrazione Comunale ne avvertiamo il peso ed è per questo che abbiamo scelto di essere partner di un progetto pensato dalla cooperativa sociale Kyosei, il cui avvio è ormai dietro l’angolo. Si chiama I Love You Off e On Line e ne sono destinatarie le scuole cittadine. Si tratta di un intervento di informazione per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di violenza e aggressioni sessuali minorili, articolato in due parti. La prima, rivolta alla comunità educante e quindi docenti, personale scolastico non docente, genitori, nonché operatori di comunità. La seconda parte, rivolta agli alunni. Avremo modo di tornare sui contenuti del progetto – scrivono ancora Monteverdi e Belcaro – del rapporto con le scuole e l’Ufficio Scolastico Regionale. È però acclarato ciò che sta in premessa e cioè il fenomeno della povertà educativa in tema di affettività e sessualità, che incrociando l’utilizzo distorto dei sistemi di comunicazione e socializzazione, espone i giovani a quei rischi enormi  che la comunità scientifica conosce ormai bene e che la spingono a sollecitare specifici piani educativi e politiche di prevenzione. Il problema è gravissimo, comporta l’assunzione di una responsabilità collettiva ai livelli più diversi ma senza che questo significhi una semplice formula vuota. Per quanto riguarda il nostro, di livello, non intendiamo sottrarci e siamo pronti a fare la nostra parte”.

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