“La sanità è un diritto. Lo afferma la nostra Costituzione nell’art. 32 definendolo “interesse della collettività”, lo ribadisce con forza lo spirito con cui è nato il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), finanziato dal Fondo Sanitario Nazionale (FSN), nato per garantire gratuità ed universalità alle prestazioni sanitarie.
Oggi non è così, oggi la parola “diritto” non può essere associata a “sanità” poiché la piena applicazione del concetto è vincolata all’appartenenza territoriale, regionale: è un ambito nel quale il divario fra Nord e Sud è reso, una volta di più, tanto evidente quanto mortificante e umiliante.
Non è più il tempo, allora, dei buoni propositi. Non è più il tempo dell’ipocrisia, delle astratte rivendicazioni e delle sterili lamentele che troppo spesso si fanno retorica: è il tempo di agire concretamente, attraverso i canali istituzionali, per arrivare a una svolta che restituisca un sacrosanto diritto improntato – come tale – sull’uguaglianza, che coinvolga quella parte d’Italia dimenticata, o peggio oltraggiata e derisa.
La lotta intrapresa da Italia del Meridione per abbattere questo divario passa da diversi piani, fra i quali il tema della sanità è dirimente. Il servizio sanitario nazionale dovrebbe garantire perequazione sui livelli essenziali di assistenza ma così non è, poiché nel nostro Paese esistono venti sistemi sanitari regionali e, di conseguenza, in ogni Regione ci si regola diversamente. Lo Stato, che dovrebbe garantire pari dignità a tutti i cittadini a prescindere dalla loro residenza, ha l’obbligo di intervenire.
Come Dipartimento Sanità di Italia del Meridione, abbiamo redatto una proposta di legge che prevede una diversa ripartizione del FSN. Vorremmo che questa proposta politica diventi un invito per tutti i Presidenti delle Regioni del Sud a far fronte comune. Gli attuali criteri di ripartizione non danneggiano soltanto la Calabria, ma anche altre Regioni: la nostra proposta politica coinvolgerà il Lazio, la Sicilia, la Puglia, la Campania, la Basilicata e si baserà su una raccolta di firme che permetta di presentare la proposta a livello parlamentare e poi in sede di conferenza Stato-Regioni, nella quale si crea la perequazione del fondo.
Siamo fermamente convinti che per il miglioramento dei servizi sanitari serva investire, ma l’investimento non può ridursi alla ricerca del personale. Occorre intervenire in termini strutturali e tecnologici per rendere gli ospedali più accessibili e all’avanguardia, avvicinando i servizi ai cittadini e alle loro abitazioni, tenendo conto delle caratteristiche della popolazione italiana. L’età media è alta e tale longevità fa sì che si sviluppino patologie croniche. Una medicina del territorio diventa così il modo migliore per poter investire e migliorare la produzione di servizi sanitari, nel rispetto della nostra Costituzione e soprattutto nel rispetto etico-civile verso i cittadini.
Non bisogna limitarsi, dunque, alla diversa ripartizione del FSN: bisogna capire come, dove investire per poter migliorare l’erogazione dei servizi sanitari. Il nostro Meridione è caratterizzato da strutture spesso fatiscenti e da tecnologie obsolete: serve un investimento che agisca su questi aspetti e, certo, sulle risorse umane, che sono fondamentali.
Serve, inoltre, ripristinare una buona interazione tra un pubblico che deve funzionare e un privato accreditato che sia da corollario per il pubblico: la sanità deve essere anzitutto pubblica, garantita dallo Stato in modo adeguato ed eguale per tutti i cittadini, senza alcuna distinzione di appartenenza territoriale.
Per arrivare a una medicina del territorio efficiente, inoltre, il ruolo dei sindaci diventa fondamentale, essendo le figure più prossime ai cittadini. I sindaci conoscono i bisogni dei propri cittadini e dei territori che amministrano: occorre renderli parte attiva di un processo di rinnovamento necessario e indispensabile.
Il tema della sanità è prioritario: per questo Italia del Meridione sta organizzando un evento che diventerà itinerante in tutte le Regioni del Sud Italia. Servirà per sensibilizzare l’opinione pubblica, per analizzare le problematiche e soprattutto per mettere in atto delle proposte che si avvalgano della conoscenza tecnica del problema: solo così diventeranno proposte politiche da presentare nelle sedi opportune”.