Il messaggio che “abbiamo voluto lanciare” con il primo Forum Mezzogiorno ‘Antonio Serra’ a Cosenza “è chiaro quanto oggettivo: non può esserci crescita efficace e duratura per l’intero Paese se una parte fondamentale dell’economia nazionale continua ad essere trascurata e sottostimata. Se non cresce il Sud non cresce il Paese”.
Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Klaus Algieri, vice presidente nazionale di Unioncamere e presidente della Camera di commercio di Cosenza. “Questa è la semplice constatazione da cui siamo partiti – racconta – quando con il Consigliere della Corte dei Conti, Giampiero Pizziconi, coordinatore scientifico del Forum, ed Erminia Giorno, segretario generale della Camera di commercio di Cosenza, abbiamo iniziato a progettare la due giorni del Forum”.
“Più di 40 relatori – ricorda Algieri – hanno raccolto il nostro invito, tra esponenti delle più alte istituzioni dello Stato, rappresentanti dell’economia, del lavoro, della ricerca e della politica, e tutti loro, pur con differenze di prospettive e di proposte, lo hanno confermato. Si tratta di protagonisti nazionali come Angelo Buscema, giudice della Corte Costituzionale, Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Wanda Ferro, sottosegretario al ministero dell’Interno, Maria Tripodi, sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Biagio Mazzotta, ragioniere generale dello Stato, Andrea Prete, presidente Unioncamere, Giuseppe Busia, presidente Anac, Antonio Naddeo, presidente Aran, solo per citarne alcuni, perché l’elenco è davvero lungo e con nomi tutti di alto livello”, rimarca Algieri.
“Il che ci dimostra – spiega ancora il presidente della Camera di commercio bruzia – che ciò che ci ha spinti a portare per la prima volta in una piccola città del Sud come Cosenza la discussione sulle prospettive di sviluppo del Mezzogiorno, è stata più che una felice intuizione. È stato un notevole passo in avanti nella conoscenza del presente, una fotografia dell’oggi con i suoi pregi e i suoi difetti, da cui prendere le mosse per la costruzione di una diversa visione del nostro futuro”, aggiunge.
Per quanto riguarda le aziende del Sud, secondo Algieri, “non parlerei” della necessità “di un ‘salto di qualità’ ma piuttosto di ‘salto di opportunità’. Le imprese del Sud sono già imprese di qualità e hanno tutte le caratteristiche, potenzialità e capacità necessarie, come hanno ampiamente dimostrato nell’emergenza pandemica.
Quello che il Mezzogiorno chiede allo Stato non è un aiuto in termini di assistenzialismo ma è la creazione di condizioni favorevoli per avere pari opportunità rispetto al resto del Paese, così da poter competere con le proprie forze, sfruttando le sue enormi potenzialità”, ribadisce Algieri. “C’è però, questo sì, un ‘salto di qualità’ di cui il Sud ha bisogno e rispetto al quale non può chiedere aiuto ad altri se non a sé stesso: dobbiamo tutti noi iniziare a comunicare i nostri punti di forza e le nostre peculiarità positive, ribellandoci ad una narrativa distorta ed anacronistica concentrata sui soli problemi che affliggono il Mezzogiorno e che, purtroppo, sono tutt’altro che confinati solo in quest’area geografica del Paese”, continua Algieri.
“Il Sud è una parte essenziale dell’economia italiana, lo ripeto, e non solo per la quota di consumi che garantisce a ciò che il Nord produce, alimentandone reddito e occupazione. Nel Mezzogiorno vive più di un terzo della popolazione ed opera il 34% delle imprese e il 25% del totale degli addetti. Il Sud, geograficamente e climaticamente al centro del Mediterraneo, ospita un immenso patrimonio naturalistico, storico, culturale ed enogastronomico, che contribuisce in modo fondamentale all’immagine del made in Italy nel mondo”.
“Sono tali e tante le interdipendenze economiche e produttive tra le due parti del Paese -spiega ancora – che continuare a considerare il Mezzogiorno come fanalino di coda ingabbiato nei soliti stereotipi negativi, piuttosto che come risorsa e bacino di crescita per l’intera nazione, non è solo anacronistico ma concettualmente sbagliato e dannoso per tutti”. Secondo Algieri “stiamo parlando di potenzialità enormi che possono tradursi in una seconda ‘locomotiva’ economica e sarebbe davvero un peccato non approfittare delle ingenti risorse ora disponibili per metterla finalmente in moto. Non più un Italia a due velocità, quindi, ma un Paese con una doppia forza motrice, con capacità e performance economiche di gran lunga superiori a quelle attuali, sia in ambito europeo che internazionale”, conclude.