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Gratteri: “Mafie andrebbero spiegate meglio all’Europa”

Con il ministro della Giustizia Nordio “non abbiamo parlato di riforme il giorno in cui è sceso a Catanzaro per l’inaugurazione della Procura, il 15 novembre, non era corretto parlarne, non era delicato, era un giorno di festa”. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, parlando con i giornalisti a Catanzaro a margine di un incontro sul tema dell’ergastolo ostativo all’Università Magna Graecia al quale ha partecipato anche il componente del Csm Nino Di Matteo. “Ovviamente – ha poi aggiunto Gratteri – le nostre posizioni, le mie posizioni, quelle di Di Matteo, sono conosciute a tutti. Siamo pronti e disponibili a qualsiasi confronto gratuito e disinteressato”.

“Se ne discute, se ne parla, ma penso che forse noi come Italia siamo stati poco chiari. Parliamo poco con l’Europa, spieghiamo poco alla Corte europea cosa sono le mafie, qual è la pericolosità delle mafie, qual è la filosofia criminale delle mafie. Poi forse anche per questo leggiamo certe decisioni, leggiamo certe sentenze. Andrebbe spiegata meglio, con fatti concreti e in modo strutturale”. 

“L’Europa – ha proseguito Gratteri – dovrebbe capire intanto la differenza tra criminalità comune, criminalità organizzata, gangsterismo e mafia: la criminalità organizzata spesso si confonde per mafia, la mafia per criminalità organizzata, e quindi non penso ci debba essere lo stesso trattamento o lo stesso approccio anche per un condannato all’ergastolo, nel senso che anche per due soggetti condannati all’ergastolo ci può essere una pericolosità diversa se si tratta di soggetto appartenente a un’organizzazione mafiosa o di soggetto appartenente alla criminalità organizzata”. 

Il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro, intervenendo all’Università di Catanzaro, ha affermato: “Nella salvaguardia dei principi costituzionali, anche per chi ha dichiarato guerra allo Stato, il governo ha indicato con estrema chiarezza da quale parte vuole stare: quella del contrasto alle mafie, della tutela delle vittime, del rispetto del lavoro di magistrati e delle forze dell’ordine che con grandi sacrifici e rischi personali combattono le organizzazioni criminali che soffocano e affamano i nostri territori”.

“Il tema dell’ergastolo ostativo – ha detto Ferro – mette in gioco in un delicato equilibrio da un lato il principio della funzione rieducativa della pena, dall’altro l’esigenza di contrastare l’attività delle organizzazioni criminali. E’ una questione sulla quale il governo guidato da Giorgia Meloni ha espresso una posizione chiara fin dai suoi primi provvedimenti. Ho sempre ritenuto che abolire l’ergastolo ostativo significasse smantellare il sistema di contrasto alla mafia ispirato da Giovanni Falcone, consentendo ai boss di uscire dal carcere e riprendere il controllo del territorio. E’ di tutta evidenza che l’abolizione dell’ergastolo ostativo smantellerebbe il sistema delle collaborazioni, perché nessun mafioso avrebbe piu’ la convenienza a collaborare con la giustizia. Si toglierebbe ai magistrati uno strumento decisivo nella lotta alle organizzazioni mafiose”.

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