Li chiamavano ‘eroi’. In trincea nelle corsie d’ospedale quando il Covid 19 si combatteva a mani nude, seminando paura e incertezza sul futuro del mondo intero. Medici, infermieri e operatori sanitari che si spendevano per il bene della collettività senza risparmiarsi. Poi è arrivato il vaccino, la fase critica dell’emergenza necessitava l’impegno degli infermieri precettati negli hub vaccinali, nei presidi ospedalieri per limitare di molto lo spaventoso numero di morti. Oggi, quegli infermieri, che hanno lavorato da precari e senza tutele, legati all’Asp di Catanzaro da un contratto di Collaborazione coordinata e continuativa (Co.co.co.). a distanza di due anni, rischiano di finire per strada”. E’ quanto afferma Giusy Iemma, candidata del Partito democratico alla Camera nel collegio uninominale Calabria 1.
“Parliamo di precari perché ogni rinnovo è arrivato un istante prima della scadenza, e le loro ore sono passate a essere, da 35 settimanali, prima 18 e ora addirittura 12. Ad oggi ancora non lo sanno cosa ci sarà per loro dopo il 30 ottobre prossimo. Le istituzioni e la politica non possono rimanere indifferenti al destino di donne e uomini, padri e madri di famiglie, che dopo essersi sacrificati mettendo a repentaglio la propria vita per la salute della collettività – afferma ancora Iemma -. Non possiamo rassegnarci all’amara constatazione che oggi, visto che la fase acuta della circolazione del virus viene considerata conclusa con il conseguente calo delle vaccinazioni, non servono più. Il personale infermieristico, e quello amministrativo, chiamato a Catanzaro e Lamezia a fronteggiare una mole di lavoro spaventosa, adesso viene impiegato con un monte ore settimanale risibile. Al pari della paga, del resto. Nella speranza magari di una rinuncia alla postazione legittimamente occupata e a sacrosante istanze di inquadramento a tempo indeterminato in un presidio clinico dell’Asp di Catanzaro sulla scorta di quanto previsto dalla formula contrattuale originaria, non applicata nel modo corretto. Ecco perché io sono al loro fianco – conclude Iemme -, ritenendo giusta questa battaglia. Una rivendicazione di diritti fondamentali posti a tutela dei lavoratori, nell’occasione del comparto sanitario che io conosco molto bene anche e soprattutto per il mio ruolo di medico-cardiologo”.