“Il referendum del 12 giugno non ci sembra proponga una riforma che risolva i problemi atavici della giustizia, anzi al contrario ci appare acuisca il conflitto tra potere politico e potere giudiziario”. Così interviene UNARMA, il più antico sindacato nazionale dell’Arma dei carabinieri.
“Strumenti come la valutazione delle toghe, tra i quesiti che gli elettori si troveranno a votare, in realtà – si legge nella nota – incentivano la scure della competitività tra avvocati e magistrati. Siamo contrari anche alla separazione delle carriere tra giudici e pm, che valutiamo come una punizione più che un incentivo alla meritocrazia: il passaggio da un ruolo all’altro è il risultato di una normale evoluzione professionale, che arricchisce i nostri tribunali di competenze necessarie a valutare determinati casi giuridici. Troviamo poi incoerente il quesito sulle liste dei candidati al Csm, perché questo amplierebbe le correnti. Alla luce di queste prime considerazioni – conclude UNARMA – il referendum non salvaguarda davvero cittadini, giudici e neppure allevia il problema delle lungaggini dei processi, a partire dal processo civile”.