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Via Rasella attraverso gli occhi di Ritanna Armeni: quando la storia diventa racconto umano

Un evento di grande spessore culturale. È stato questo la presentazione del libro “A Roma non ci sono le montagne. Il romanzo di via Rasella: lotta, amore e libertà” di Ritanna Armeni, pubblicato nella Collana Scrittori da Ponte alle Grazie. Organizzata dalla Fondazione Premio Sila, ieri sera alla libreria Feltrinelli di Cosenza, la serata ha visto la partecipazione della stessa autrice, che ha dialogato con il presidente della Fondazione, l’avvocato Enzo Paolini, e la direttrice del Premio, Gemma Cestari.

In un’atmosfera di riflessione, il pubblico ha potuto immergersi nelle pagine del romanzo che racconta uno degli episodi più emblematici e controversi della Resistenza italiana: l’attentato di via Rasella del 23 marzo 1944. Ritanna Armeni ha saputo restituire non solo i fatti storici ma anche l’umanità dei giovani partigiani che vi presero parte, trasformandoli da semplici simboli a figure tridimensionali, con le loro fragilità, determinazioni e dilemmi morali.

«La storia del “ragazzi di Via Rasella” – ha evidenziato Gemma Cestarirappresenta ancora un tassello di un’opera complessiva e unitaria, una sorta di “scrittura parallela” della storia del Novecento che l’autrice ha iniziato con la sua prima opera dedicata alla rivoluzionaria Inessa Armand e che ha continuato negli altri romanzi raccontando le vicende di personaggi e storie che la Storia ufficiale ha trascurato. Attraverso il punto di vista di donne uomini appassionati e innamorati della libertà, ci ha fatto conoscere le dinamiche reali dei movimenti storici, come solo la buona letteratura può fare».

IL ROMANZO E I SUOI TEMI

La discussione ha messo in luce la grande capacità del libro di restituire un’immagine autentica della Resistenza romana. Armeni dà voce ai protagonisti dell’azione partigiana – ragazze e ragazzi come Carla Capponi, Rosario Bentivegna e Mario Fiorentini – indagandone le motivazioni profonde, i sacrifici personali e le vite quotidiane fatte di letture, amori e ideali. Attraverso una narrazione avvincente e ricca di dettagli, l’autrice porta il lettore nel cuore pulsante di quel giorno cruciale. Esplora i caratteri dei suoi protagonisti con precisione giornalistica: Rosario Bentivegna, lo spazzino studente di medicina con le poesie di Montale in tasca. Mario Fiorentini, brillante matematico che abbandonò gli studi per unirsi alla Resistenza. E tanti altri giovani che scelsero di opporsi all’occupazione nazista con coraggio e determinazione. La narrazione non si limita a celebrare le loro azioni ma stimola una riflessione profonda sulle difficoltà di vivere in un contesto storico così complesso e sulle conseguenze delle loro scelte.

«È un’opera che può provocare sofferenza perché mostra come spesso i grandi valori possano essere dimenticati, messi da parte o occultati» – ha evidenziato Ritanna Armeni. «Allo stesso tempo, è un libro fondamentale perché parla di giovani che vivevano con assoluta coerenza tra idee e azioni. Erano ragazzi che desideravano la libertà e per essa hanno combattuto fino a rischiare la propria vita – sfidare l’esercito tedesco nel 1944 non era certo un’impresa da poco».

«Questi giovani hanno molto da insegnare anche oggi, non solo alle nuove generazioni: l’importanza di avere valori, principi e sentimenti giusti, ma soprattutto la necessità di metterli in pratica. Loro lo hanno fatto nel modo più radicale, con una militanza fortissima, mettendo a rischio la vita in quella che è stata la più grande azione partigiana nell’Europa occupata dai nazisti» – ha sottolineato Armeni.

UN DIBATTITO SULLA MEMORIA COLLETTIVA

Durante l’incontro è emerso anche il legame tra l’attentato di via Rasella e la strage delle Fosse Ardeatine, spesso raccontato attraverso una narrazione che ha attribuito corresponsabilità ai partigiani. «Ho voluto scrivere questo libro perché racconta una storia che si è cercato di dimenticare» – ha detto Ritanna Armeni. «L’orrore delle Fosse Ardeatine ha paradossalmente oscurato l’azione di via Rasella, e questi giovani partigiani sono stati a lungo emarginati dalla memoria collettiva, se non addirittura considerati in qualche modo responsabili dell’atrocità nazista. Ho voluto ridare loro voce, raccontando le loro storie, le motivazioni che li spinsero a compiere quell’azione e come vivessero la loro quotidianità da partigiani nella Roma occupata».

Ritanna Armeni affronta questo tema con delicatezza ma fermezza, cercando di restituire dignità e verità storica ai protagonisti dell’episodio. La sua analisi si inserisce in un dibattito più ampio sulla memoria collettiva italiana, sull’importanza di non dimenticare e sulla necessità di rileggere la Storia con uno sguardo critico ma empatico.

«La forza del lavoro di Ritanna Armeni – ha sottolineato l’avvocato Paolini durante la presentazione – sta nella capacità di trasformare quelle che per molti sono solo pagine di storia in un racconto vivo e pulsante. Il suo romanzo ci consente di vedere in profondità le motivazioni che spinsero quei giovani a rischiare tutto per un ideale di libertà. È un’operazione culturale necessaria, soprattutto in un’epoca in cui la complessità di quegli eventi viene spesso banalizzata». In una discussione serrata e appassionante, che ha coinvolto anche i presenti, il Presidente Paolini si è soffermato sulle questioni etiche e di diritto che per anni hanno accompagnato e distorto l’azione dei giovani del GAP, e ha sottolineato le contraddizioni irrisolvibili, anche rispetto all’attualità, del diritto di guerra.

UNA SERATA DI SUCCESSO

L’evento si è concluso con un caloroso applauso del pubblico presente, che ha apprezzato sia la profondità dei temi trattati sia la capacità dell’autrice di coinvolgere emotivamente i lettori attraverso una scrittura intensa e appassionata. La Fondazione Premio Sila si conferma ancora una volta promotrice di cultura e memoria storica, offrendo alla città di Cosenza un’occasione preziosa per riflettere su temi fondamentali per comprendere il nostro passato e costruire il futuro.

Ritanna Armeni lascia così un segno indelebile nei cuori dei presenti, ricordando che la Storia non è fatta solo dai grandi eventi ma anche dalle scelte coraggiose degli individui che vi prendono parte.

 

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Tre domande a Ritanna Armeni

Abbiamo voluto approfondire ulteriormente alcuni dei temi del libro con la sua autrice…

 

Nel romanzo “A Roma non ci sono le montagne”, la ricostruzione dell’attentato di via Rasella e delle Fosse Ardeatine si intreccia con le vicende personali dei partigiani. Come ha bilanciato l’aderenza ai fatti storici con la libertà narrativa necessaria a restituire l’umanità dei protagonisti?

È stata un’operazione complessa, ma essenziale per il mio obiettivo. Credo fermamente che non si possano comprendere gli avvenimenti storici senza cogliere i sentimenti di coloro che li hanno vissuti. In “A Roma non ci sono le montagne” ho cercato di costruire, attorno a un evento straordinario come l’azione di via Rasella – la più grande operazione partigiana nell’Europa occupata dai nazisti – un racconto che restituisse la vita e i sentimenti di quei ragazzi che compirono un’azione tanto coraggiosa quanto determinante.

 

Le fonti archivistiche e memorialistiche hanno imposto limiti alla sua immaginazione letteraria o, al contrario, l’hanno stimolata?

Ho sempre ritenuto che la storia e la realtà siano infinitamente più sorprendenti della più fervida immaginazione. La realtà, se sappiamo interpretarla correttamente, offre spunti narrativi incredibili. Quando scrivo, non faccio particolare affidamento sulla fantasia, preferisco scavare in profondità nei fatti. E scavando, scopro sempre elementi straordinari che nessuna invenzione potrebbe eguagliare. La mia fantasia risulta sempre più modesta rispetto alla ricchezza delle storie che emergono dalla ricerca storica.

 

Esiste una linea di continuità tra le partigiane e le leader contemporanee?

Temo di no, purtroppo. La politica è profondamente cambiata, così come sono cambiate le donne. Tuttavia, mi augurerei che qualcosa sia rimasto, che ci sia una continuità almeno parziale. Le partigiane incarnavano principi forti di autonomia e una straordinaria capacità di vivere la propria vita fino in fondo, mettendola persino a rischio quando necessario. Mi piacerebbe molto che questi valori si manifestassero, pur in forme diverse, anche nelle donne che fanno politica oggi.

 

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LA SCHEDA DEL LIBRO

Ritanna Armeni, A Roma non ci sono le montagne. Il romanzo di via Rasella: lotta, amore e libertà, Collana Scrittori – Ponte alle Grazie

 

Uno spazzino gioviale che spinge il suo carretto. Una ragazza semplice ma elegante, con la borsa della spesa e un impermeabile sul braccio. Un giovane uomo, l’aria assorta, la cartella di pelle, forse un professore. Una Mercedes, scura e silenziosa come l’ufficiale tedesco seduto sul sedile posteriore. Una compagnia di soldati che marcia cantando. Perché nel 1944 le compagnie naziste cantano sempre quando attraversano Roma. In quei pochi metri, in quei secondi di trepidazione e attesa passa la Storia. E le storie dei singoli individui che formano i Gruppi di azione patriottica, fondati qualche mese prima contro l’occupante tedesco. Per lo più ragazzi borghesi, spesso universitari, che si tramutano in Banditen, capaci di sparare e di sparire, di colpire il nemico ogni giorno, senza dargli tregua. In quel breve – e infinito – pomeriggio di primavera, dove passato e presente si intrecciano, c’è chi si prepara e chi viene sorpreso, chi muore e chi sopravvive, chi scappa e chi ritorna. E c’è anche chi, sui corpi dei 33 tedeschi uccisi, firma la condanna a morte di 335 italiani.

Ritanna Armeni, con l’intelligenza di chi vuole comprendere, e ricordare, conduce i lettori in via Rasella e mette in scena uno degli episodi più emblematici della Resistenza romana.

 

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Ritanna Armeni

Giornalista e scrittrice, ha lavorato a Rinascita, il Manifesto, l’Unità, Liberazione. Capo ufficio stampa di Fausto Bertinotti, è stata per quattro anni conduttrice di Otto e mezzo insieme a Giuliano Ferrara. Ha pubblicato “Di questo amore non si deve sapere” (2015), vincitore del Premio Comisso; “Una donna può tutto” (2018); “Mara. Una donna del Novecento” (2020), vincitore del Premio Minerva; “Per strada è la felicità” (2021); “Il secondo piano” (2023), tutti usciti per Ponte alle Grazie.

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