«Anche quest’anno, come ogni anno, in prossimità del 25 aprile assistiamo all’inutile scontro sulla Liberazione d’Italia da parte dei maggiori partiti delle coalizioni di centro-destra e centro-sinistra. Da una parte non si vuole fare i conti con la propria storia, magari per evitare di perdere voti da ambienti che ancora strizzano l’occhio al ventennio, dall’altra invece si vuole far passare questa data come un’esclusiva “festa rossa”, dispensando patenti di fascismo a chi si permette di mettere in discussione questa tesi dimenticando evidentemente le parole di Leonardo Sciascia quando diceva che «il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa imbattere oggi è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dar del fascista a chi fascista non è».
Possiamo tranquillamente etichettare come vergognose le dichiarazioni dei dirigenti del più grande partito dell’attuale coalizione di governo dove si cerca di sminuire la resistenza partigiana o addirittura si nega la natura antifascista della nostra Repubblica. Allo stesso modo però – continua la riflessione di Fialà – il tentativo di far passare la resistenza come un moto in cui presero parte esclusivamente frange estremiste che avrebbero voluto successivamente un’ “Italia sovietica” è ingeneroso verso le altre anime che vi presero parte: ricordiamo il contributo di Carlo e Nello Rosselli (fondatori del movimento liberalsocialista e antifascista “Giustizia e Libertà”), di Gaetano Salvemini (deputato repubblicano e fondatore negli anni ’20 del giornale clandestino “Non mollare!”), di Ugo La Malfa (deputato e tra i fondatori del Partito d’Azione di cui fu uno dei volti più agguerriti all’interno dei Comitati di Liberazione Nazionale) e di Piero Calamandrei (deputato, tra i fondatore del Partito d’Azione e tra le voci più autorevoli dell’Assemblea Costituente). I nomi elencati rappresentano solo alcune delle migliaia di personalità “non-rosse” che diedero un contributo fondamentale alla lotta partigiana.
Questa data dovrebbe servire a ricordare la storia della Resistenza che è la storia del nostro paese unito, la nostra identità sinceramente patriottica, le radici più intime e profonde delle libertà di cui oggi godiamo e il contributo di grandi pensatori e combattenti alla causa; la Liberazione non è un partito pertanto nessuna parte politica se ne può appropriare e tutti dovrebbero rispettare questo pilastro della nostra nazione, ma la verità è che puntualmente diventa l’ennesima arma di “distrazione” di massa di chi, incapace di governare il nostro paese, creando inutili polemiche, vuole gettare fumo in faccia agli italiani.»
L’intervento si chiude con un appello «Il 25 aprile dei riformisti sarà fuori dagli schemi del
bipolarismo italiano, sarà quello di chi non si rivede in questa narrazione rissosa e divisiva del nostro paese, non sarà nel solco delle ridondanti e anacronistiche polemiche di queste ore ma sarà dedicato alle donne iraniane che combattono per la libertà e al popolo ucraino che resiste e lotta contro l’invasore russo. Sarà un momento di riflessione per rilanciare, nel solco dei valori della Resistenza, l’idea di una società più giusta, equa e solidale che si può raggiungere solamente attraverso la costruzione di una grande forza politica moderata che si ponga l’obiettivo di strutturare un programma e delle proposte concrete, razionali e di buon senso su sanità, lavoro, giustizia, istruzione e diritti civili, crescere e strutturarsi sui territori fino diventare forza di governo e affrontare le sfide del nostro tempo con lungimiranza e infuocata passione, la stessa di chi ha sacrificato la propria vita per un’Italia libera e migliore.»