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“Mese della Memoria”, gli appuntamenti al Museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza

Tre nuove importanti iniziative saranno, a partire da venerdì prossimo 17 febbraio, al centro del programma della seconda edizione del “Mese della Memoria” in corso di svolgimento al Museo dei Brettii e degli Enotri.

Il programma di attività, iniziato il 27 gennaio scorso, è stato promosso dall’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Franz Caruso ed è frutto del coordinamento e della sinergia tra l’Assessore alla cultura della memoria democratica e della Legalità, Veronica Buffone, la consigliera delegata del Sindaco alla Cultura, Antonietta Cozza, e la Direttrice del Museo dei Brettii e degli Enotri, Marilena Cerzoso. Le iniziative andranno avanti fino al prossimo 28 febbraio.

Tra gli appuntamenti più significativi dei prossimi giorni figura anzitutto l’incontro di venerdì 17 febbraio, alle ore 17,00, sul Dovere della memoria ed il ruolo della Storia nella scuola e nella società. Ad approfondire il tema sarà il Prof. Carlo Spartaco Capogreco, docente di Storia Contemporanea e didattica della Shoah all’Università della Calabria e Consigliere Scientifico del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano. Interverrà la Prof.ssa Loredana Giannicola, Dirigente dell’Ambito Territoriale di Cosenza USR CALABRIA, alla presenza degli allievi dell’Istituto Comprensivo “Don Milani-De Matera” di Cosenza e dell’Istituto comprensivo di Roggiano-Altomonte. L’incontro sarà intervallato da intermezzi musicali a cura del Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” con la partecipazione dei musicisti Vincenzo Lovallo (violino), Marialuna Malizia (pianoforte), Piotr Kasaniov (violino), Giuseppe Marco Daniele (pianoforte).

Altro significativo appuntamento del “Mese della memoria” è la presentazione, prevista per sabato 18 febbraio, alle ore 17,00, sempre al Museo dei Brettii e degli Enotri, del libro del giornalista cosentino Francesco Veltri “Il mediano di Mauthausen”.

Il libro racconta la singolare storia del calciatore antifascista torinese Vittorio Staccione, deportato e morto a Mauthausen il 16 marzo 1945 e che dal 1931, dopo aver giocato nel Torino e nella Fiorentina, vestì la casacca rossoblù del Cosenza (all’epoca Cosenza Sport Club) per tre anni. Il 25 aprile dello scorso anno, alla presenza del Sindaco Franz Caruso, venne apposta una targa al Parco “Emilio Morrone”, che fu il campo sportivo teatro delle gesta calcistica di Staccione, proprio per perpetuarne il ricordo. La manifestazione venne promossa dal Comune, ma anche dall’ICSAIC (Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea) insieme all’ANPI provinciale (Associazione Nazionale Partigiani) sezione “Paolo Cappello”, e con la partecipazione del Cosenza Calcio. “Chi non ha memoria non ha futuro- affermò in quella occasione il Sindaco Franz Caruso- Per questo è importante ricordare Vittorio Staccione. Una storia la sua che tutti dobbiamo conoscere e che dobbiamo additare alle nuove generazioni. Abbiamo potuto apprendere che non solo Mario Martire e Paolo Cappello, ma anche Vittorio Staccione, diede un grande contributo alla sconfitta del nazifascismo”.

Alla presentazione del libro di Francesco Veltri prenderanno parte, oltre all’autore, Maria Cristina Esposito, vice presidente ANPI Provinciale, Sezione “Paolo Cappello” di Cosenza, la scrittrice Elena Giorgiana Mirabelli e il giornalista Alfredo Sprovieri.

A seguire, una performance del pianista Matteo Cannato del Conservatorio “Giacomantonio” di Cosenza.

Si preannuncia altrettanto interessante anche l’iniziativa di lunedì 20 febbraio, alle ore 10,00. Un incontro dal titolo “Pi ta risal – Per non dimenticare. Rom e Sinti durante la seconda guerra mondiale”. L’incontro è promosso dal Comune in collaborazione con l’associazione Lav Romanò. Si parlerà di rom e sinti nella storia d’Europa. Come l’antiziganismo diventa genocidio”. Lo faranno Luca Bravi del Dipartimento Formazione, Lingue, Intercultura, Letterature e Psicologia dell’Università di Firenze e l’educatore ed attivista rom Fiore Manzo. Saranno raccontate alcune storie di rom italiani, residenti in diversi comuni della provincia di Cosenza, e di una famiglia di Rom polacchi internata nel campo di concentramento di Ferramonti.

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