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Una città senza cultura, visione e identità. La Cosenza che emerge nel dibattito aperto di Rende e Luberto: “Correggere la rotta della nave”

di Roberta Mazzuca – Autonomia differenziata, nuova Facoltà di Medicina, sanità, città unica, mancanza di visione e di identità, mancanza di dibattito e di dialogo, totale assenza di cultura, quartieri abbandonati, politiche della famiglia e della disabilità inesistenti. Non è di certo un buon bilancio quello che emerge dal dibattito organizzato ieri a Cosenza dai consiglieri di opposizione Bianca Rende e Francesco Luberto, per tracciare il punto della loro attività consiliare nel primo anno di amministrazione appena trascorso e offrire la possibilità alla città intera di esprimere pareri, problemi e soluzioni. Tutto questo nella preziosa cornice dell’Officina delle Arti, scelta non a caso come luogo del dibattito: “Abbiamo voluto farlo in questo posto magico, in questo contesto fuori dal tempo” – afferma Bianca Rende – “perché questo è un luogo simbolo della città, uno di quei luoghi che ha vissuto una stagione d’oro e che oggi però si trova a fronteggiare le difficoltà, a fare i conti con una crisi. Il nostro ringraziamento va ad Eduardo per averci offerto l’opportunità anche di far conoscere a voi questa realtà”.

La necessità di fare politica, anche facendo da pungolo all’amministrazione comunale, assumendo delle posizioni in Consiglio, il primo degli obiettivi riusciti che la consigliera sottolinea in prima battuta, mostrando anche un video riassuntivo a testimonianza dell’impegno e della partecipazione profusi: “Si può lavorare per il bene delle persone anche senza ricoprire ruoli. La politica è qualcosa che si fa insieme, non deve essere una questione di vertice”. Un dibattito aperto per camminare insieme, insomma, esponendo problemi e proponendo soluzioni.

“L’anno che è stato” e “l’anno che verrà”

“Consentitemi, prima di tutto, di fare pubblicamente una cosa che faccio sempre in modo ufficioso: ringraziare Bianca” – prende la parola il consigliere Luberto. “Per me non è una prima esperienza quella di fare parte di un’amministrazione, ma farla qui nel Comune di Cosenza mi sta arricchendo proprio grazie a Bianca, che è una persona stimolante, attenta ai problemi della città, con cui si lavora con piacere”. E dopo i convenevoli passa al succo dell’incontro : “Abbiamo fin dall’inizio, in maniera chiara e cristallina, detto a tutti coloro che seguono la politica cittadina che avremmo svolto un’azione volta a studiare le pratiche e le problematiche, e che avremmo avuto un rapporto diretto e partecipativo. È stata un’attività incessante, faticosa, impegnativa, quella di questo anno. Siamo un gruppo, costituito da Bianca e da me, che partecipa a tutte le commissioni consiliari, ai consigli comunali, a tutte le attività del Comune, ma soprattutto raccoglie i disagi e i problemi di tutte le fasce sociali che nella nostra città vivono. La nostra è sicuramente un’opposizione costruttiva”.

“Il nostro Comune è in dissesto, ma siamo sempre stati convinti che qualcosa si può fare” – prosegue. “Un esempio ne è la situazione che vive oggi l’ente in tema di riscossioni. Abbiamo ottenuto l’approvazione di un nuovo piano rateale per chi ha difficoltà di pagamento. Siamo stati sempre vicini al problema dell’Amaco: riteniamo che il Comune deve essere protagonista, non si deve limitare a verificare la situazione contabile, ma avere delle azioni che offrano delle soluzioni. E ci siamo attivati immediatamente sulla carenza di organico nel Comune”.

“L’azione del 2023” – conclude Luberto – “sarà certamente coerente e in continuità con quella del 2022, ovvero quella di essere sempre vicini alla gente, di essere stimolo per l’amministrazione comunale, affinché tanti problemi possano essere risolti”.

Autonomia differenziata e legge elettorale: lo scontro tra Anna Laura Orrico e l’avvocato Paolini

Presente al dibattito anche l’onorevole Anna Laura Orrico: “Il M5S occupa una casella nell’amministrazione Caruso, quella del Welfare con l’assessore Veronica Buffone. Stiamo provando a fare del nostro meglio per risolvere tanti problemi che sulle politiche sociali rappresentano il principale vulnus della città. Ovviamente il mio impegno non è solo quello di affiancare l’assessore Buffone, ma come parlamentare che orgogliosamente è stata nuovamente scelta da un elettorato vasto, l’impegno è cercare di affiancare tutte le realtà del territorio e svolgere un ruolo di approfondimento su tanti temi che ci sono nel dibattito nazionale. Uno fra tutti il tema dell’autonomia differenziata, che dovremmo cominciare a dibattere molto di più anche a livello locale. Non possiamo parlare di autonomia differenziata, però, se prima non proviamo a riequilibrare alcune delle diseguaglianze più eclatanti”.

Bianca Rende e Anna Laura Orrico

E sulla Facoltà di Medicina a Cosenza ha le idee ben chiare: “E’ positivo che nasca, e non devono esserci più campanilismi. Se continuiamo a pensare, in Calabria, che ogni provincia debba andare per fatti suoi e che ogni provincia è un monolite che deve fare la sua strada tenendo con sé alcune prerogative, non cresceremo mai”. Non divisione, ma rete, dunque, auspica la deputata. “Spero che l’amministrazione Caruso riesca ad essere all’altezza del compito. È passato solo un anno e mezzo. Prima della legge di bilancio ho incontrato il Sindaco, mi sono messa a disposizione, abbiamo anche presentato un emendamento per risolvere il dissesto finanziario che purtroppo non è andato a buon fine”.

Gli animi si scaldano, però, quando ad intervenire è l’avvocato Enzo Paolini, che proprio alla parlamentare si rivolge: “Ad Anna Laura Orrico vorrei dire che se i parlamentari locali non fanno le barricate sul fatto che si sta attuando uno stravolgimento vero della Costituzione a danno soltanto delle popolazioni meridionali e calabresi, il Parlamento non esiste più. Questo, insieme all’aumento della spesa storica, aumenterà sempre più il divario tra Nord e Sud”.

“Anna Laura Orrico meriterebbe di avere la possibilità di agire in Parlamento con la legittimazione che dovrebbe avere una giovane rappresentante. Lei pensa di essere stata scelta, mi dispiace disilluderla, non l’ha scelta nessuno, è stata nominata. Questo lo dico perché rende chiara la carenza di legittimazione e autorevolezza di bravissimi rappresentanti istituzionali”. E la risentita risposta non tarda ad arrivare: “Noi l’avevamo incardinata la nuova proposta di legge elettorale in Commissione Affari Costituzionali, perché avevamo il presidente, e tra le forze politiche principali che non ce l’hanno fatta portare avanti c’è proprio il PD e tutto il centrosinistra. Quindi quando parliamo di metodo forse dovreste fare tutti quanti un po’ di autocritica, soprattutto i maggiori intellettuali della cosiddetta buon politica cosentina. Lei ce l’ha con me nel momento in cui dice che non sono legittimata a dire che sono stata scelta dai calabresi, e lo sono invece, perché sono l’unico collegio uninominale che non è andato al centrodestra in questa regione e quello che ha vinto. Quando lei mi troverà un altro parlamentare della Repubblica che come me viene agli incontri pubblici, partecipa e ascolta, parleremo di legittimazione o meno. E con questo la saluto e vi saluto tutti”.

Sul tema dell’autonomia differenziata, in ogni caso, Bianca Rende ci tiene a precisare che “il gruppo ‘Cosenza Cresce Insieme’ ha deciso di spendersi in maniera attiva aderendo al coordinamento che sta proponendo un progetto alternativo a quello Calderoli, il progetto Villone, che tiene conto delle debolezze di partenza”. 

“In questa città manca un’identità”: le ‘incompiute di promesse’ dell’amministrazione Caruso secondo il professore Paolo Veltri

Un dibattito incentrato su temi importanti, di levatura nazionale e locale, ma nei quali è evidente fin da subito uno scontento generale nei confronti dell’operato dell’amministrazione Caruso. Un malcontento evidente nell’intervento del professor Paolo Veltri: “Devo dire tanti ‘però’ nei riguardi dell’amministrazione, che pure abbiamo appoggiato. Si ritiene che se non si hanno soldi non si può fare nulla, e questo è falso. Vi porto l’esempio di Amantea, che è in una condizione disastrata da questo punto di vista, ma ha un Sindaco coraggiosissimo, è riuscito a portare a un convegno quest’estate Samantha Cristoforetti, facendolo diventare internazionale. A Natale ha organizzato, utilizzando i parchi naturali di Amantea, a spesa zero, un Natale fantastico, in cui ci sono state giornate con migliaia di persone: presepi viventi, albero più grande d’Italia, ha messo insieme le bande del territorio. Bisogna dare un’identità alle cose”. E proprio sulla mancanza di identità pone l’accento, elencando ciò che in questo anno l’amministrazione avrebbe potuto fare e non ha fatto, le incompiute le chiama Veltri, “che sono anche ‘incompiute di promesse’”.

In prima battuta, l’approvazione di un piano di Protezione Civile: “Non è stato neanche portato in Consiglio”. “Cosenza dovrebbe firmare, poi, un piano volto alla risoluzione delle questioni idrogeologiche, che è oltre un anno che giace sul tavolo dell’amministrazione comunale. Ci vorrebbe un programma di educazione ambientale, si trova spazzatura ovunque, e sicuramente l’amministrazione può fare qualcosa”. E ancora, la necessità di riaprire i luoghi chiusi: il cinema Italia, il cinema Morelli, l’Astra, il Supercinema, la Città dei Ragazzi che “funziona a corrente alternata”, la vecchia sede del Comune di Cosenza. “Ma vogliamo riempire di contenuti questi luoghi? Poi, ci vuole molto a mettere cestini, cassonetti e telecamere? Vogliamo fare una consulta professionale? Sulla sanità, la città in quanto tale non è responsabile di niente, ma mi pare strano che giace un progetto dell’ospedale che non si sa quando si farà, e si vuole fare medicina in un ospedale che è un catorcio, e Cosenza resta in silenzio. E, infine, l’identità dei quartieri, per la quale bisogna avere consapevolezza: ci sono alcuni quartieri che si possono aggredire fin da subito. L’idea di partire, ad esempio, da Santa Lucia, è una follia, non si parte da un quartiere così difficile”. 

Non di poco conto la questione dei quartieri, punto di forza della campagna elettorale del sindaco Caruso che, in un curioso paradosso, diventa invece il punto debole che tutti mettono in risalto dell’appena trascorso anno di governo dello stesso primo cittadino. Un tour nelle periferie, denominato ironicamente “Tour de Franz”, aveva tenuto impegnato l’allora candidato in tutti i quartieri periferici della città, dai quali si diceva “pronto a ripartire”. Eppure, se una cosa è evidente in questo anno di governo, è un malcontento generale che proprio dai quei quartieri che dovevano essere fulcro principale dell’azione politica, proviene. Se, una cosa è evidente, è proprio l’abbandono di quei quartieri, l’assenza delle istituzioni in quei quartieri, l’indifferenza riservata a quei quartieri. Un tour, quello di Caruso in campagna elettorale, che avevo stupito e che aveva rappresentato uno dei punti più propositivi della sua possibile azione. Un tour che, però, come spesso accade, rimane nei ricordi di una campagna elettorale ormai da tempo conclusa, e che con l’ingresso della nuova amministrazione, non pare aver avuto lo stesso seguito. In quei quartieri diventati veri e propri ghetti, e di cui questa testata spesso si è occupata, documentandone degrado, emergenze sociali, sanitarie, e mille altre problematiche, gli unici rimasti a condurre tour e interessarsi al territorio sono ormai gli amici ratti, che benissimo, visto la loro popolosità, potrebbero condurre lunghe e avvincenti “faide di quartiere”.

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“Manca un forte dibattito politico”

“Avevamo rivolto l’invito a tutti i partiti della coalizione, però è chiaro che la nostra forza viene vissuta come nemica dell’amministrazione. E invece è una forza che continua ad approvare quasi tutti i documenti contabili. Il nostro approccio è sempre stato consapevole, collaborativo. Se oggi siamo qui non è per remare contro, perché in caso contrario non perderà Franz Caruso, perderemo tutti. Dobbiamo però capire cosa ancora si può fare per correggere la rotta della nave” – precisa Bianca Rende. “Uno degli obiettivi che ci proponiamo è creare dei luoghi della discussione, perché solo dal confronto si può arrivare a una crescita identitaria, tornare a essere comunità”.

E interviene il professore Luigi Gallo: “L’assemblea di stasera credo che sia una cosa interessantissima. Io credo che in questa città non ci sia un forte dibattito politico, ma al contrario si cerchi di affievolire i contrasti. Queste occasioni devono essere utili per riflettere su un progetto per la città, che ad oggi non c’è. Dallo scontro possono sorgere idee nuove.
Quando nacque l’università della Calabria, l’idea era quella di amalgamare tutta la regione. Non credo che con l’istituzione di questa facoltà la medicina calabrese farà passi in avanti, perché manca il lavoro, e manca la cultura”.

Identità, visione, educazione, quartieri, solitudine

Ed è la volta di Pietro Tarasi (Primavera della Calabria): “Prima si parlava di identità, io invece vorrei parlare di visione, che un’amministrazione comunale dovrebbe avere. Se parliamo della facoltà di medicina, e però continuiamo a mandare i nostri laureati a lavorare fuori, non abbiamo concluso nulla, perché c’è un problema di opportunità di lavoro. Così come se parliamo di territorio pensando semplicemente alla città e non ci rendiamo conto che siamo all’interno di un territorio più vasto, manca qualche tassello. Ho sentito parlare il sindaco dicendo che la città di Cosenza non ha vocazione agricola, scordandosi completamente che esiste Donnici. E, allora, probabilmente, stiamo facendo un lavoro sbagliato, come se l’urbano potesse vivere senza il contesto che lo circonda. E cito anche il Contratto di Fiume Crati, a cui nessuno sta mettendo mano”.
“Ancora un’educazione che manca, oltre la scuola non c’è nulla. Mancano i punti di aggregazione, su Corso Mazzini puoi sederti al fresco solo se paghi. Questi sono temi che riguardano l’ecologia del sociale. Non possiamo più permetterci di non tenere qui le persone, se ne stanno andando via tutti. E per fare ciò occorre soprattutto una visione”.

“Da alcuni interventi ho l’impressione che l’idea della città unica sia una sorta di via di fuga, una scorciatoia per non affrontare le questioni vere”afferma poi Mimmo Talarico. “Sarebbe una bella cosa, ma perché non volgiamo lo sguardo alle funzioni e ai servizi di questa città? Perché non sfidiamo le amministrazioni a far arrivare l’Amaco all’università, ad affidare la gestione dei rifiuti ad un’unica azienda, ad utilizzare un unico stadio, a discutere almeno sul PNRR? Siamo in grado di dare impulso alle funzioni che caratterizzano una realtà? Tutte queste cose rimandano alla qualità della classe dirigente e all’assenza di corpi intermedi che propongano soluzioni. Il problema vero è la solitudine delle persone, dei competenti, degli intellettuali, e allora costruire relazioni credo sia la prima vera questione da affrontare”.

Dritta al punto anche Rosa Principe: “Il professore Veltri ha detto che manca un’identità in questa città, ed è vero. Ma l’identità si comincia ad acquisire dai quartieri. I nostri quartieri sono abbandonati, stanno ormai diventando dei ghetti. Non ci sono punti di aggregazione, non c’è cultura, non c’è dibattito, non c’è pensiero. C’è soltanto un malcontento generale per i problemi quotidiani che vengono malrisolti. La vivibilità quotidiana della città è fortemente in crisi. E senza questo, come si conquista un senso di identità, di appartenenza? Non c’è una relazione forte e sistematica dell’amministrazione con i cittadini”. “San Vito, in questo momento, per una congiuntura tra bando periferie e PNRR, ha una mole finanziaria impressionante. Si tratta di un’opportunità che non ricapiterà mai più” – ci tiene a dire Rende. “Stiamo assistendo a una serie di annunci, anche su San Vito, a cui non seguono poi dei processi partecipativi”.

Cultura, famiglia, disabilità: “Cosenza non è una città civile”

Sulla questione culturale ed educativa interviene Sandro Scalercio: “Siamo deficitari. Centrare tutto su Corso Mazzini ha reso periferia tutto il resto della città, e si deve lavorare su questo, lanciando anche dei ‘teatri di quartiere’”.

E continua il dirigente Massimo Ciglio: “Mi piace dare un contributo soprattutto come cittadino, ma anche come appartenente di ‘Radio Ciroma’, che sui quartieri dal ‘93 metteva al centro la necessità di portare sempre più giù le decisioni. La cosa che mi toccò sulla questione via Roma è che si spingeva sugli istinti peggiori della gente, e una giunta non può fare questo, deve avere una visione di città, cosa che questa giunta non ha. Vi do’ una notizia: le scuole di Cosenza hanno in questo momento in cassa 5 milioni di euro, e altri 5 sono già nelle casse del Comune. Come si fa a dire che non ci sono soldi? Cosa si fa di questi 10 milioni del PNRR scuola?”.

“Cosenza non è una città per mamme, intanto perché sono assenti i servizi per la genitorialità, ma poi se una mamma esce con il passeggino rischia di cadere perché i marciapiedi sono completamente dissestati” lamenta l’avvocatessa Paola Palermo. “Anche le cose più semplici e banali, in una città che si vanta di essere civile, diventano difficoltose. Si può chiamare questa una città civile? Si parla sempre meno di pari opportunità e di politica della famiglia”.

Teresa Colonna, docente di lingua dei segni all’Università della Calabria, affronta invece il tema disabilità: “La disabilità era un grande tema, oggi non è più neanche tema. All’inizio c’era stato un timido tentativo di istituire una consulta per discutere dei diritti con disabilità, oggi non ne stiamo più parlando. Ma il problema vero è che ormai le famiglie dei bambini con disabilità non si rivolgono neanche più alle istituzioni, non richiedono più diritti, e non conducono più battaglie, sono stanche perché da così troppo tempo il Comune non si occupa di questo tema che cominciano a pensare che non siano più diritti essenziali. L’inclusione scolastica, il trasporto, non ci sono percorsi tattici per i bambini con difficoltà sensoriali, per quelli sordi non ci sono percorsi luminosi, e poi non c’è nulla fuori la scuola. Ogni tanto il Comune intraprende qualche iniziativa come quella della bici, però in realtà manca il diritto essenziale, il diritto all’istruzione, al tempo libero, alla sessualità. Per queste persone non c’è niente ma non c’è neanche interesse a discuterne”.

Sulla cultura, Dora Ricca, sposa di Antonello Antonante ha le idee chiare, Cosenza e la Calabria ne sono ormai sprovviste: “Vorrei non solo parlare di cultura, perché credo che la cultura sia una cosa che deve essere alimentata dalla famiglia, dalla scuola, dalla società, dal senso civico, ed è una cosa molto difficile in questa città. Il ‘Teatro dell’Acquario’ che noi abbiamo creato è chiuso, mio marito oggi non c’è più, anche a causa della sanità cittadina, e noi italiani siamo stati lobotizzati da 30 anni di televisione. Negli altri paesi la televisione non è così presente nella vita quotidiana, esistono altre attività. Vorrei dire che il progetto dei quartieri è fondamentale, e bisogna partire dai bambini, perché è da lì che ricostruiamo la società”. Tra i buoni propositi del 2023 di Rende e Luberto proprio il sogno di far rivivere anche il Teatro dell’Acquario. E continua l’avvocato Enzo Paolini: “Ha detto bene Dora, le cose partono dal basso. E il basso che dovremmo ravvisare della sinistra non c’è. Qua la sinistra non c’è, c’è la borghesia. Non c’è stasera, non c’è nel consiglio comunale”.

“Io qualche richiesta la voglio fare. A voi chiedo, ridateci Viale Parco, e restituite alla città quell’abbattimento del muro tra via Popilia e Corso Mazzini. Battetevi, perché vedere i lavori che non finiscono mai non è un fatto culturalmente esaltante per nessuno”.

La vicesindaca Funaro: “Il dialogo fa crescere, contenta delle sollecitazioni. Racconto, però, cosa è stato fatto”

A chiusura di questo ricco e articolato incontro interviene la vicesindaca Maria Pia Funaro, a rappresentanza dell’amministrazione tutta: “Intanto complimenti per l’iniziativa. Mentre parlavate sentivo delle sollecitazioni, e una signora mi ha detto: ‘Io insegno al liceo classico, la strada è ancora interrotta’. Io, come amministrazione, ho ripreso un finanziamento del 2018, abbiamo affidato prima la progettazione, e poi i lavori, seguendo le procedure. Poi mi diceva ‘il problema dei rifiuti’, ma un’altra cosa le racconto: l’affidamento per il nuovo bando dei rifiuti. Le cose vanno seguite e vanno riattivate, però le cose vanno anche raccontate, perché qualcosa è stato avviato. Si parlava anche di una visione urbanistica ed ecologica, e anche qui abbiamo cercato di sbloccare i lavori su viale parco che erano stati interrotti, ma il punto è che ci sono procedure e ruoli che vanno rispettate quando si decide di fare qualcosa. I ritardi ci sono, ma si stanno completando. Il contesto è variato rispetto a 15 anni fa, e anche le scelte devono essere calate nel nuovo contesto. Oggi sono qui perché il dialogo fa crescere, e le sollecitazioni che ho ascoltato danno stimoli e intuizioni per trovare soluzioni”.

Metodo e partecipazione: le parole-guida di una “propositiva opposizione”

Parole-guida di Rende e Luberto, come spiegato dalla stessa consigliera che traccia le conclusioni, sono metodo e partecipazione: “Quello che noi notiamo in questo anno e mezzo è uno scollamento tra la città e chi è alla guida della città. E non è un problema del singolo, ma manca un dialogo strutturato, organico, organizzato tra popolo e palazzo. Obiettivo della nostra agenda 2023 è quello di spingere il sindaco e la giunta a cambiare passo, non lo dico in maniera oppositiva, ma propositiva. Non torneremo mai grandi se continueremo a nuotare in uno stagno ristretto, a fare le paperelle, abbiamo bisogno di ali grandi per volare. Così come stiamo andando a questa velocità, che è quella del calabrone, non arriveremo mai a nessuna parte”.

 

 

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