In questi giorni di diffusione del Covid-19 si respira, un pò dovunque, un’aria di incertezza unita a tanta paura e disperazione specie in quelle persone che, colpite dal coronavirus, sono costrette a vivere isolate nelle loro case tra l’indifferenza degli altri con conseguenti risvolti negativi a livello psicologico. Maria, una ragazza di Lamezia Terme, affetta dal Covid, ha chiesto con una missiva a don Pino Latelli una parola di conforto allo scopo di trovare la forza e il coraggio per non lasciarsi sopraffare dal buio momento che sta attraversando. Così scrive: «Rev.do don Pino, sono Maria, una ragazza di Lamezia Terme ed ho il Covid, sono asintomatica e sono chiusa in casa da 11 giorni. Sono tanti i sentimenti che attanagliano il mio cuore: paura, attesa, solitudine. Mi sono affidata – continua – alla scienza e alla mia fede mariana, rivolgendo alla Beata Vergine del Carmine preghiere e suppliche non solo per me ma anche per tutti coloro che stanno vivendo la mia stessa situazione. In questi giorni ho sentito, come non mai, la vicinanza e la solidarietà attiva dei miei cari, che stanno vivendo con me questi tristi momenti. Sento l’esigenza – conclude – di dare libero sfogo alla mia delusione verso l’indifferenza di tanti che normalmente frequentano la Chiesa e che consideravo miei amici ed amiche: nemmeno una telefonata, un messaggio, un gesto di vicinanza, chiedere come sto o fare un pò di conversazione. Caro Padre, vi chiedo una preghiera e una parola di conforto». Il parroco del Carmine di Lamezia Terme don Pino Latelli risponde a Maria cercando di sollevare il suo morale con parole di fede, di vicinanza e di amicizia.
«Cara Maria, ho apprezzato tanto il legame che ti lega ai tuoi cari e la sincerità con cui esprimi ciò che, in questo brutto periodo, attanaglia tuo cuore. Insieme alla sofferenza, l’ansia, la paura e la scoperta della fragilità della tua vita a causa della positività al Covid, c’è anche la delusione del comportamento deludente e indifferente dei tuoi amici e delle tue amiche. Non è il caso che te la prenda così tanto perché spesso ciò che noi chiamiamo amicizie sono semplici conoscenze e, peraltro, con la pandemia alcune persone si sono chiuse in se stesse e trovano difficoltà a rapportarsi con gli altri. È molto bello sapere che la preghiera costante alla Vergine Maria e l’affetto e la vicinanza dei tuoi cari ti stanno accompagnando in questo triste momento.
Quante cose devono ancora imparare i tuoi cosiddetti amici e amiche che frequentano la chiesa!
Devono capire, prima di tutto, che la fede, la partecipazione alla Messa, la preghiera, l’amore a Gesù si manifestano con gesti concreti di bontà, di carità, di affetto, di vicinanza verso le persone in difficoltà, i poveri, gli ammalati, i vulnerabili. Purtroppo l’indifferenza verso gli altri e l’individualismo impediscono di aprirsi agli altri rinchiudendosi in se stessi. Sono convinto che la vera gioia sta nel costruire l’amore nelle situazioni concrete della vita. Mi auguro che imparino a diventare ogni giorno artigiani e costruttori dell’amore.
Cara Maria, anch’io da 12 giorni mi ritrovo, come te, a vivere nella solitudine in quanto risultato positivo al Covid. Ti confesso che nel critico periodo della pandemia, essendo un soggetto fragile, ho avuto bisogno di persone che mi stessero accanto per aiutarmi e sostenermi. Ne ho trovate tante. In questi anni di pandemia le persone ammalate sono state aiutate dal personale sanitario, con spirito di sacrificio e dedizione, a superare il loro percorso di lotta personale con il nemico mondiale “Cov- Sars -2”. Dobbiamo di cuore ringraziare tutti coloro che ogni giorno lavorano a contatto con i malati di Covid e svolgono la loro missione con professionalità e umanità rischiando anche la propria vita a contatto con le persone contagiate.
Ho già avuto modo di mettere in evidenza la disponibilità e la gentilezza del direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, dottor Giuseppe Caparello che, insieme a tutta la sua equipe medica e paramedica, quotidianamente affronta le difficoltà con amore e pazienza operando con professionalità e umiltà, non lesinando una parola di conforto a chi è nel bisogno. Ti posso assicurare, cara Maria, che in questi giorni di solitudine in tanti hanno ricordato le parole del Vangelo “Avevo fame e mi hai dato da mangiare; ero ammalato e mi hai visitato; ciò che avrete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli l’avrete fatto a me”.
Quello che veramente conta nella nostra vita è il bene, l’amore che sappiamo e sapremo donare agli altri. Infatti nei miei confronti c’è una vera e propria gara di solidarietà e di vicinanza: qualcuno mi lascia il cibo alla porta d’ingresso di casa, qualche altro mi chiama, altri mi lasciano come segno d’amicizia qualcosa che hanno cucinato a casa loro, qualcuno mi manda messaggi. Non ti nascondo che anch’io, però, ho fatto esperienza in questi giorni dell’amarezza dell’indifferenza di molti: ho pregato e sto pregando per loro.
Comunque sono stato confortato e rassicurato dall’Angelo vestito di bianco, Loredana Ciliberto, che per ben due volte mi ha fatto il tampone molecolare presso l’area esterna del vecchio ospedale di Colle Sant’Antonio dove è stata allestita una tenda. Non un segno di stanchezza o di nervosismo sul volto della infermiera nascosto dalla mascherina ma sopra la quale si intravedono chiaramente i suoi occhi sorridenti. L’infermiera si è mostrata dolcissima e rassicurante con me e con tutti.
–banner–
Ho intravisto un’altra nota positiva nell’ufficio del S.S.D di Patologia clinica (Laboratorio di Microbiologia) di Lamezia Terme per la sua sensibilità nei miei confronti in quanto ha accompagnato sempre con una parola di sostegno e di incoraggiamento la comunicazione telefonica dell’esito del tampone , che sinora è sempre stato positivo. Cara Maria, – conclude il sacerdote – in questi giorni in cui stiamo condividendo la stessa sofferenza, ti assicuro la mia preghiera per te e per i tuoi familiari».