di Walter Alberio – “Quando parliamo di parassiti non parliamo di chi percepisce il Reddito di Cittadinanza. Come si permette chi sta da 30 anni in politica, mantenuto coi soldi dello Stato, di chiamare parassita chi è in difficoltà? Da Giorgia Meloni a Matteo Renzi, non parlano mai dei mafiosi. Parlano solo della povera gente. Questo è un mondo capovolto”.
A meno di dieci giorni dal voto, il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, è tornato a Reggio Calabria, passando dalla Sicilia, per lo sprint finale della campagna elettorale.
Insieme alle associazioni di categoria e ai candidati pentastellati, con in testa il capolista Federico Cafiero De Raho, l’ex premier si è intrattenuto a lungo con il commerciante vittima della ‘ndrangheta Tiberio Bentivoglio, all’interno dei locali del suo negozio in via Marina.
Affiancato da De Raho, per la la visita in riva allo Stretto Conte ha puntato forte sulla cosiddetta agenda sociale e soprattutto sui tema della legalità: “La Calabria ha bisogno ancora di più di un rilancio, insieme al Mezzogiorno. Adesso ci sono circa 80 miliardi di euro derivanti dal Pnrr. Dobbiamo evitare che queste risorse finiscano in mano a comitati finanziari ed economici spesso collusi con la malavita organizzata o, direttamente, nella tasche della ‘ndrangheta. Non lo dobbiamo permettere”.
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“È per questo che ci siamo presentati a questo appuntamento elettorale chiedendo dei rinforzi”, ha detto l’avvocato, presentando al suo fianco l’ex procuratore nazionale antimafia e anche già procuratore capo di Reggio Calabria con il titolo di un film: “Arrivano i nostri”.
“Conoscete De Raho perché è un alfiere dell’antimafia e ha combattuto contro le mafie, conosce bene questo territorio e – ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio – tutte le insidiose forme con cui la ‘ndrangheta è capace di insinuarsi in tutti i gangli della vita pubblica”.
“È IL MIO CORPO CHE CAMBIA” cantavano i Litfiba. “Né di destra né di sinistra” finisce nell’archivio dei ricordi. Ricordate il biglietto da visita con cui nel 2018 il Movimento 5 Stelle si presentava agli elettori e alle elettrici, sfondando poi il muro del 30% dei consensi? All’epoca, il capo politico era Luigi Di Maio, ma di acqua (e di governi) sotto i ponti n’è passata. Il Movimento ha cambiato guida e pelle. Il nuovo corso avviato dall’ex premier Giuseppe Conte vede ora i cinquestelle collocarsi nell’area progressista, in opposizione alle destre e a sinistra del Pd. Una trasformazione che, ovviamente, nel tempo ha frammentato la prima forza politica della legislatura giunta ormai al termine.
Il M5s ha dapprima perso per strada euroscettici, complottisti e no vax. Poi, gli intransigenti della prima ora, per essere entrato nel governo di tutti (o quasi) dell’ex presidente della Bce, Mario Draghi. Al contrario, successivamente i governisti capitanati dal ministro Di Maio si sono staccati dal Movimento a guida Conte, reo di essere diventato forza di lotta all’interno della maggioranza che sosteneva l’esecutivo.
Il politico campano è così passato nel giro di poco tempo da posizioni radicali e movimentiste – si ricordi la richiesta di impeachment a Mattarella o il sostegno alla causa dei gilet gialli – ad altre moderate e centriste, suggellate dal matrimonio politico con Bruno Tabacci.
Quel M5s che ha perso pezzi ne avrebbe creato dunque uno nuovo. Facendo comunque leva su alcuni principi fondativi, il M5s sperimenta così il ritorno alle origini e la corsa solitaria, ma questa volta – parrebbe – con una collocazione più precisa e una identità molto meno liquida.
Due sono le direttrici sulle quali Conte sta articolando la proposta cinquestelle: una robusta agenda sociale e per il lavoro, che includa il mantenimento del Reddito di cittadinanza e l’istituzione del salario minimo, e una politica attenta alla transizione ecologica, rimasta al palo nonostante la creazione di un ministero ad hoc nel Governo Draghi.
Ma restano in campo anche i temi della questione morale e della legalità. Per questo, proprio in Calabria, ha voluto schierare come capilista due ex magistrati: De Raho, appunto, e Roberto Scarpinato.
“Legalità e onestà per combattere le mafie, ma anche grande competenza. Bisogna studiare il nostro nemico”, ha chiosato Conte prima di lasciare frettolosamente il lungomare di Reggio Calabria.