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Cortei non autorizzati a Catanzaro, l’indagato: “Non erano anti-Covid, reprimere chi dissente è delitto”

“Le manifestazioni oggetto dell’indagine avevano come obiettivo quello di protestare contro lo smantellamento della sanità pubblica, il piano di rientro sanitario, la mancanza di tutele sul lavoro e il ‘caporalato legalizzato’ costituito da fenomeni come i tirocinanti della pubblica amministrazione. I cortei non contestavano le misure anti-Covid varate dal Governo”. Lo afferma, in una nota, Domenico Cortese, che è una delle 54 persone alle quali ieri sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari emessi dalla Procura della Repubblica di Catanzaro sui cortei svoltisi nel 2020 nel periodo pandemico nel capoluogo calabrese su iniziativa del movimento “Né destra né sinistra, giustizia sociale, avanti Catanzaro”.

“A prescindere dal merito delle accuse – aggiunge Cortese – ci permettiamo di sottolineare, piuttosto, il problema politico che esiste nel fare passare per criminali, da parte delle istituzioni, coloro che protestano contro lo smantellamento della sanità e dei diritti sociali e non chi questo smantellamento lo mette in atto. Reprimere chi dissente è un delitto, soprattutto in un momento in cui, per via dello strapotere delle clientele padronali locali e dei boiardi della sanità privata, la democrazia elettorale è solo formale e, per via dei ricatti dei capitali privati che finanziano la spesa pubblica, e’ vietato ad un governo, anche, “democraticamente eletto”, fare politiche sociali. Dissentire, anche in forme vivaci, diviene un diritto politico nel momento in cui gli spazi di democrazia sostanziale sono ristretti e nel momento in cui le ‘regole’ non sono implementate dallo stesso Stato che si arroga il diritto di processarci: il piano di rientro sanitario e’ anticostituzionale, come lo è la maggior parte dei contratti di lavoro in Calabria (situazione poco attenzionata da forze dell’ordine e organi di vigilanza), come lo è la situazione dei tirocinanti della Pubblica amministrazione. Ribadiamo, perciò, il diritto alla contestazione e la nostra accusa nei confronti di uno Stato che, ancora una volta, gestisce i problemi sociali come problemi di ordine pubblico”.

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