“L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari” - Antonio Gramsci
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Martedì a San Pietro Magisano “I Figli del Minotauro”

Transumanza, consumo di carni, di formaggi, foraggi, alimentazione sana, medicina, sentieri silani, pastori, tradizioni, scultura del paesaggio, cultura della montagna, cinema; di questo e di molto altro si parlerà Martedì 30 Agosto 2022, con inizio alle ore 18, a Magisano nella frazione San Pietro, Piazzetta Sotto le Querce,  in occasione della presentazione del libro “Figli del Minotauro – Transumanza – Storie di Uomini e Animali”, a cura di Eugenio Attanasio e Antonio Renda.
Aprirà i lavori dell’incontro culturale il sindaco di Magisano, Tonino Lostumbo, che ha in programma un prestigioso calendario di attività di promozione della cittadina Presilana anche di caratura nazionale.  Interverranno la professoressa Aurora Skrame, il giornalista Luigi Stanizzi, i dottori Domenico Levato, Luciano Levato e Peppe Gallucci. Saranno presenti gli autori Attanasio e Renda. Modererà l’evento l’architetto Salvatore Tozzo.
A Magisano il libro viene presentato dopo la selezione del docu-film I Figli del Minotauro al Marateale 2022 Premio Internazionale Basilicata.
Il documentario è stato presentato nella sezione  Green Award da una giuria composta da Paolo Genovese, Teresa Razzauti, Vivek Singhania ed ha partecipato al concorso lungometraggi. Un progetto antropologico  complesso e articolato realizzato unitamente a Antonio  Renda per la parte fotografica e a Nicola Carvello, per la cinematografia del documentario, che negli  ultimi anni ha profondamente inciso  nell’approccio sociale al fenomeno della transumanza, trasformandolo da pratica zootecnica e silvopastorale a fatto culturale. Lo dimostra il fiorire continuo di iniziative sul tema, dalla convegnistica all’escursionismo, al gastronomico, che interessano e coinvolgono pubblico e associazioni. Nel cast, oltre ai già citati, ci sono Mattia Isaac Renda, Gianluca Cortese, Salvatore Gullì Alessandra Macchioni, Franco Primiero, Francesco Stanizzi; i costumi sono di Stefania Frustaci. L’opera filmica si distanzia dalla prevedibile frontalità di rappresentazione del pur suggestivo trasferimento di uomini e animali per abbracciare il racconto epico, con inserti di finzione,  mantenendo un rigoroso registro documentario, senza l’ausilio di voce fuori campo. Sono gli stessi allevatori che scandiscono il ritmo della narrazione, disvelando le proprie verità alla cinepresa, coadiuvati dall’etnoantropologo Antonello Ricci, che ci svela il complesso mondo sonoro del pastoralismo.
Gli uomini seguono  da millenni lo spostamento degli animali. La famiglia Mancuso, da generazioni, pratica il pascolo transumante, trasferendo la mandria di podoliche dalle campagne di Marcedusa ai grandi boschi silani. Ancora prima della domesticazione, l’uomo continuava a seguire le mandrie di bos primigenius per poterlo cacciare; questo grande erbivoro, che popolava le steppe e le foreste europee, veniva raffigurato nella  grotta del Romito di Papasidero da uno dei primi artisti della storia, con significati magici-rituali ancora non del tutto noti. Nei millenni, con la nascita dell’allevamento si è modellato un rapporto e una società pastorale della quale i mandriani sono gli ultimi esponenti, custodi emeriti di una cultura, ancora radicata nei territori, unica nel suo genere. I campanacci disegnano un paesaggio sonoro del pascolo che contraddistingue la pratica di un’agricoltura sostenibile, così a contrasto con l’idea di allevamento industriale nelle stalle.
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