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Reggina, i derby si vincono con gli uomini: 1-0 per il Messina, decide un 19enne

di Paolo Ficara – Un derby dello Stretto privato della propria tradizionale atmosfera, causa trasferta vietata alla tifoseria ospite, finisce malissimo per la Reggina al “Franco Scoglio”. In una gara brutta per larghissimi tratti, tra i pochi tiri in porta, l’unico che gonfia la rete è quello del giovane Roseti al 17′. Che regala al Messina un successo non meritatissimo ai punti, ma che è sembrato l’unico risultato scaturibile per l’impalpabilità amaranto.

LE SCELTE – Solo panchina per Barillá, ancora alle prese con i guai al polso. Il capitano-direttore non è fortunato con i big match, aveva saltato – per squalifica – anche quello del campionato scorso contro il Siracusa. Trocini insiste sulla formazione che ha battuto il Ragusa: 4-3-3 con il mancino Gatto ancora terzino destro. Le novità sono in avanti, dove Ferraro e Grillo formano il tridente assieme a Di Grazia. Romano si affida al 3-5-2 con la coppia di punte formata da Tourè e dal 2006 Roseti.

UN TIRO, UN GOL – Gli amaranto hanno l’iniziativa e trascorrono i primi dieci minuti abbondanti nella metà campo avversaria. Senza trovare però sbocchi, fatta eccezione per una mezza occasione di Girasole al primo corner. Appena i padroni di casa buttano palla in avanti,  gli uomini di Trocini vanno in fibrillazione. Al secondo calcio d’angolo consecutivo, il pur non altissimo Roseti stacca con i tempi giusti: Lagonigro si corica anziché tuffarsi, ed al 17′ il pallone rotola lentamente verso il sacco per l’1-0. Si tratta, di fatto, del primo tiro del match.

TIMIDA REAZIONE – Manca qualcuno che si prenda sulle spalle la Reggina, nonostante il Messina tutto faccia tranne che cercare il 2-0. A provare ad accendersi sono solo Porcino e Grillo. Quest’ultimo, da destra, crossa per Correnti che incorna sopra la traversa. Mungo ci prova dalla distanza: forse è l’unico tiro verso lo specchio, ma c’è il muro di Trasciani. Gli ospiti non riescono ad impensierire più di tanto una difesa allegra, specie nell’incerto portiere Sorrentino. Prima dell’intervallo, Tourè va via a Blondett ma Mungo nega la doppietta a Roseti, il cui sinistro da pochi passi voleva essere a botta sicura.

E RISCHIALO UN CAMBIO – Sei un allenatore, guidi la favorita assoluta per vincere il campionato, stai perdendo fuori casa e che fai? Al 54′ il primo cambio di Trocini non solo è scolastico – Edera per Grillo – ma penalizza l’unico giocatore, peraltro sulla fascia opposta a quella di abituale competenza, che tentava l’uno contro uno. Roseti di testa va ancora vicino al raddoppio, mentre si attende ancora il primo segnale da parte della Reggina. Barillá e Palumbo subentrano a Correnti e Fomete, già ammonito.

TRAVERSA DOPPIA – Si deve arrivare al 73′ per assistere ad un cambio di modulo. Fuori l’altro grimaldello Di Grazia, dentro il 19enne Pellicanò e si passa ad una sorta di 4-2-4 con Porcino a destra ed Edera (mai in partita) dal lato opposto. Appena le due ali si invertono, arriva la triplice occasionissima. Cross di Porcino, traversa colpita da Ferraro, traversa bis di Edera da posizione complicata, Barillá sul batti e ribatti alza in curva un pallone che appariva abbastanza comodo da insaccare. Sarà il primo, unico ed ultimo anelito di speranza, per raccogliere almeno un misero pareggio.

CORSI E RICORSI STORICI – Nel 2015, una Reggina con la spada di Damocle costituita dall’istanza fallimentare, teneva alto l’onore di un popolo evitando sul campo quella Serie D poi maturata d’ufficio, in casa del Messina presieduto da Pietro Lo Monaco. Oggi, al cospetto del già fallito club giallorosso, la Reggina si è presentata con la sottomarca di Lo Monaco come proprietà – con tutto il rispetto, per Pietro – una squadra con pochi attributi, un allenatore con zero attributi ed una dirigenza che gli attributi li tiene forse nel posto sbagliato. Ne scaturisce il risultato opposto rispetto a quello firmato da Pietro Balistreri. Ed a firmare questa insopportabile vergogna, ci ha pensato il 19enne Roseti che sembra sia stato anche proposto a questi genialoidi operanti al Sant’Agata. Sì dice sia meglio comandare all’Inferno che fare i servi in Paradiso, ma tra i demoni della Serie D, nella Reggina non si intravedono nemmeno maggiordomi. E si sa, è Caronte a traghettare le anime.

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