Esserci come comunità che manifesta la presenza cristiana nella storia e nel mondo, l’impegno nella formazione, il dialogo con la realtà di oggi a partire “da uno stile che è il nostro stile come comunità cristiana: quello dell’amore”.
Queste alcune sollecitazioni indicate dal vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi che, nella giornata di ieri, è intervenuto all’iniziativa “La parrocchia, casa della comunità”, nel contesto delle celebrazioni per il centenario dell’istituzione della parrocchia della Beata Vergine del Carmine a Lamezia Terme.
Sollecitato dalla giornalista Jessica Francesca Mastroianni, Parisi ha indicato due sfide che la comunità parrocchiale, nella realtà di oggi, è chiamata ad abbracciare. “La prima sfida è quella di essere presenti nella realtà di oggi ed esserci come comunità, non come tanti individui isolati gli uni dagli altri – ha detto Parisi – Essere comunità è la modalità della nostra presenza nel mondo e nella storia. L’ecclesialità deve essere vissuta in modo comunitario, non in gruppi chiusi dove magari si sta bene a livello emotivo, non chiusi in cerchie ristrette che immaginano che la vita di fede possa essere vissuta da separati dal resto del mondo. Siamo chiamati ad essere aperti al mondo, a formarci nella comunità ecclesiale per essere costruttori di storia nuova e di relazioni nuove”. Da qui, quindi, “la grande sfida del futuro che è quella della formazione, da cui dipende la qualità della nostra presenza del mondo. Non c’è contrapposizione, come spesso si vorrebbe far passare, tra l’essere testimoni e l’essere maestri. Le due realtà si integrano ed è questa la scommessa del futuro per essere presenti nel mondo e raccogliere le sfide dell’oggi”.
Dall’universo giovanile, sempre più distante dalla Chiesa e dalla fede, alle nuove realtà frutto dei fenomeni migratori e dei cambiamenti sociali, il vescovo Parisi individua “nel nostro stile cristiano, che è quello dell’amore, l’elemento che attira le persone. Pensiamo, come riportano gli Atti degli Apostoli, a ciò che si diceva delle prime comunità cristiane: “guardate come si amano.” È l’amore la più grande forza attrattiva. Come possiamo pretendere che i giovani si avvicinino se, a volte, da queste nostre comunità noi stessi vorremmo scappare? Anche verso le persone di altre fedi presenti nella nostra comunità, ricordiamoci che noi non serviamo la persona pensando di portarla dalla nostra parte, ma per comunicare uno stile che è quello di Gesù Cristo, per far sentire all’altro che c’è una persona che si prende cura di lui e del suo futuro. È questo che rende la comunità cristiana attrattiva”. Dal presule, infine, un invito a “far funzionare bene gli organismi di partecipazione delle nostre realtà parrocchiali, affinché diventino l’espressione concreta della sinodalità e della corresponsabilità”.
Il parroco don Pasquale Di Cello, nel ringraziare il vescovo Parisi per la sua presenza, ha ripercorso i momenti fondamentali e le tappe dei cento anni della parrocchia del Carmine e lo spirito dell’iniziativa che “vuole mettere al centro la parrocchia come scuola di fraternità”.