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Si chiude la XVIII edizione del Reggio FilmFest

Si è chiusa, al Cineteatro Aurora di Reggio Calabria, la XVIII edizione del Reggio FilmFest. L’evento, promosso dall’Associazione E20, finanziato da Fondazione Calabria Film CommissionMinistero della Cultura e Città metropolitana di Reggio Calabria e patrocinato da RaiRegione CalabriaConsiglio Regionale della CalabriaComune di Reggio Calabria, Comune di Messina, Comune di Villa San Giovanni, Camera di Commercio di Reggio Calabria e Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria,  ha saputo catturare l’attenzione e il cuore del pubblico entusiasta.

 

La serata finale, condotta dall’attrice Vicky Catalano e dal direttore artistico Antonio Flamini e allietata da una numerosa partecipazione di spettatori, è stata l’occasione per chiudere in bellezza la celebrazione del cinema italiano con la proiezione del film “30 anni di meno” di Mauro Graiani. Il regista e una parte del cast, guidata da Nino Frassica – che ha visto proprio a Reggio, per la prima volta, la pellicola – Milena Miconi e Antonio Catania, hanno accolto il pubblico in sala per un epilogo fatto di divertimento e ironia.

Apertura all’insegna della riflessione e della commozione, con la partecipazione del sindaco di Riace ed europarlamentare Mimmo Lucano, invitato sul palco dal Direttore Generale del RCFF Michele Geria dopo la proiezione del corto “Riace, Mediterraneo” di Damiano Bedini, che racconta la sua storia e che ha conquistato il titolo di “miglior cortometraggio – Premio Rheghion 2024” dello storico concorso Millennial Movie. «Esiste unalternativa alle deportazioni, agli accordi con i cosiddetti Paesi terzi, ai lager libici e alle stragi come quelle di Cutro o Roccella Ionica. E questa alternativa si chiama umanità», le parole del Sindaco.

A seguire una serie di talk e interviste con le “stelle” del cinema nostrano, condotte dall’attrice reggina Vicky Catalano e dal direttore artistico Antonio Flamini.

Anche a loro importanti riconoscimenti, a partire da Giorgio Tirabassi e Alessandro Parrello, rispettivamente protagonista e regista del corto “Lo zio di Venezia” e vincitori, il primo, del Premio “Leopoldo Trieste” come miglior attore e, il secondo”, del Premio Mediterraneo per la miglior regia.

Poi Alessio Praticò, a cui è andato il Premio scuola cinematografica della Calabria per la migliore interpretazione maschile nel corto “La mia escort”, che aveva già visto, nella giornata di apertura, la vittoria per l’interpretazione femminile di Angela Curri, madrina del Festival.

E ancora, i premi per il miglior attore emergente “Raf Vallone” a Davide Papasidere in “U mari ‘ndi sparti” e per la migliore regista emergente a Emanuela Muzzupappa per “Ancella d’amore”.

E, soprattutto, i due premi alla Carriera a Ninetto Davoli e Marina Suma.

Con loro, attraverso i loro racconti e testimonianze, un’appassionante e divertente immersione nel cinema degli anni passati.

Emigrato da un piccolissimo centro della Calabria a una borgata romana, Davoli ha raccontato di quando, appena sedicenne, fu scoperto per caso da Pierpaolo Pasolini e, grazie a lui, iniziò una carriera fatta di grandi incontri e grandi film. «C’era la fame e mi offrirono, per Uccellacci e uccellini, 600 mila lire quando mio padre ce ne dava 5mila per nutrire una famiglia di 6 persone. “Mi pagano per lavorare con Totò?!”, mi dissi», ha raccontato ancora, continuando poi a snocciolare, con il suo travolgente “romanaccio”, altri aneddoti unici.

Un’elegantissima Marina Suma, membro anche della giuria del Festival, ha parlato della sua carriera, dei momenti più importanti e, naturalmente, non ha potuto fare a meno di soffermarsi sul film che l’ha resa un’icona, “Sapore di mare”, oggi tornato restaurato nelle sale. «Il pubblico è innamorato della scena finale, ancora oggi mi fermano e si emozionano, e per me è bello e significativo, quella scena ha lasciato qualcosa di indimenticabile».

Bellissimi, poi, i momenti dedicati agli altri giurati presenti, Natino Chirico, artista reggino di fama internazionale, Paolo Micalizzi, decano dei critici cinematografici, e le due “star” Rino Barillari e Vincent Riotta.

«”A Barilla’, ma cambia mestiere!”, mi disse un giorno Mastroianni, ma sei io cambiavo, oggi non avevo le più belle foto di lui», ha raccontato “The king of Paparazzi”, autore di centinaia di scatti che ritraggono lo storico attore italiano dagli inizi della carriera e di cui alcuni sono rimasti esposti nella mostra che ha aperto il Reggio FilmFest, Mastroianni100. «Mastroianni ha avuto tra le più belle donne del secolo, ma era una persona perbene, educata, mi prendeva sottobraccio e io avevo credibilità nel lavoro». Testimone di 60 anni di storia italiana, fotografati anche nei momenti più bui, Barillari tiene a sottolineare che «Nasco come paparazzo, la professione più invidiata al mondo, perché i paparazzi la storia l’hanno fatta loro con le foto».

«Angloitaliano o italoinglese? come ti senti tu?», chiede, a seguire, il direttore Flamini a Vincent Riotta. E lui: «Siciliano!», mentre sullo schermo scorrono i fotogrammi dei film che lo vedono recitare accanto a Tom Hanks, Nicholas Cage, Anthony Hopkins, ma anche in tanti ruoli amati dagli appassionati delle fiction e film italiani.

Simpaticissimo, felicissimo di essere in Calabria, umile nonostante i suoi successi accanto ai più grandi attori e registi stranieri, l’attore ha diretto, come Presidente, la giuria del Millennial Movie in un lavoro di selezione particolarmente difficile, data la numerosa affluenza di partecipanti e la qualità delle loro opere.

Infine, in chiusura, le battute esilaranti e i racconti di Nino FrassicaAntonio Catania e Milena Miconi, come detto presenti al RCFF per presentare il loro ultimo film.

A Nino Frassica è stato consegnato il premio speciale “Fata Morgana”, consegnato dal Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, e dall’Assessore alla Cultura di Messina, Vincenzo Caruso, con l’invito a diventare il “miglior testimonial” del futuro “Festival dello Stretto”, il progetto sognato dal dg Geria e in dirittura d’arrivo grazie a una proposta di legge, già in commissione al Senato, dei Senatori Tilde Minasi e Nino Germanà.

Progetto che ha visto una sorta di primo step nel film, interamente girato sullo Stretto di Messina, “Spiaggia di vetro“, del regista americano Will Geiger, innamorato di questo tratto di mare e di cui proprio nella serata conclusiva del RCFF è stato proiettato in anteprima assoluta il teaser, “illuminato” dalla bellezza delle ambientazioni ed esempio perfetto di come un film potrebbe far diventare il territorio ambita meta turistica.

«E’ stata una settimana molto intensa perché non abbiamo fatto solo proiezioni dei film, ma anche workshop, master class, un intenso, emozionante e commovente incontro in carcere, la proiezione dei cortometraggi che sono la spina dorsale del Festival, quindi una settimana di cinema importante, sia dautore che popolare, e grandi ospiti. Insomma ce n’è stato per tutti, è stato molto interessante e speriamo di continuare in questo modo anche nel prossimo futuro», il bilancio assolutamente positivo del direttore artistico Flamini.

 

«Cinque giornate intense, in cui abbiamo anche riaperto per la città un palazzo storico nel cuore di Reggio, come la Villa Genoese Zerbi, e gustato la gastronomia locale del maestro gelataio Enzo Pennestrì, che ringrazio, e offerto tanta cultura per dare al pubblico quello che è il nostro progetto, cioè un ponte culturale tra Reggio e Messina, in cui crediamo molto e in cui credono il sindaco Falcomatà e lamministrazione comunale di Messina», le parole conclusive del direttore generale.

 

Geria. «Vogliamo costruire in questarea dello Stretto unidentità culturale cinematografica di due città che si specchiano. Abbiamo per questo istituito questanno un premio Fata Morgana che racconta la leggenda che abbiamo in questo specchio di mare. Quindi – prosegue – un bilancio totalmente positivo, per il quale voglio ringraziare tutta la squadra che ha lavorato con impegno e passione per tanti mesi e il pubblico che ci ha seguito. Sono veramente contentissimo di questa 18ª edizione e attendiamo ora la prossima», conclude Geria.

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