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Rende celebra la Giornata Nazionale del Braille

“Queste giornate arricchiscono di valore la portata e il senso del codice Braille, la sua caratterizzazione civica e il suo essere opportunità di conoscenza; caratterizzazione civica e opportunità di conoscenza che si trasfigurano in linguaggio universale, applicabile in ogni settore dell’attività sociale, professionale, culturale, scientifica, artistica  come, ad esempio, la musica – un altro linguaggio universale che esprime, come il braille, al massimo il carattere dell’immediatezza – in cui si estrinseca la dimensione umana; già, il braille, un linguaggio universale applicabile alla modernità, alla tecnologia e, come tale, strumento di scambio culturale attraverso cui superare le barriere che i non vedenti possono incontrare sulla strada del sapere e della piena coscienza del loro essere.

Il braille, insomma, è una sorta di corollario di principi, annoverabile tra le vie che conducono i popoli a condividere l’esperienza umana con la consapevolezza di avere il diritto e il dovere di essere uguali. Insegnare, diffondere, rendere fruibile il braille, con approccio didattico diretto volto a valorizzare le unicità di ogni persona – perché si deve sempre parlare di persone – è, perciò, missione, impegno morale da coltivare ogni giorno”: le parole della dottoressa Annamaria Palummo, Consigliere Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, ben compendiano l’essenza valoriale veicolata dalla Giornata Nazionale del Braille, che cade il 21 febbraio. Una giornata giunta alla XVII edizione, che, nella mattinata di sabato scorso è stata celebrata in Calabria, con un seminario a carattere nazionale, dal tema “Celebrando l’accessibilità – Il Codice Braille: tradizione, innovazione e versatilità”, organizzato dal Club Italiano del Braille, dall’UICI e dall’Università della Calabria, col patrocinio della Regione Calabria, tenutosi presso l’auditorium dell’IIS Cosentino Todaro di Rende (CS). Un seminario rivolto a insegnanti, educatori e studenti, un momento di formazione: quella formazione veicolata dal contributo di autorevoli relatori, i quali, ognuno sulla scorta delle proprie competenze e del proprio ambito professionale, hanno offerto all’uditorio un quadro sinottico, sintetico e, tuttavia, esaustivo, spaziante nell’articolato universo inerente al sistema di lettoscrittura ideato quasi due secoli addietro da Louis Braille, il cui genio ha consentito e consentirà a intere generazioni di non vedenti l’accesso alla socialità, al sapere, alla conoscenza e realizzazione della personalità, in ultima analisi, alla felicità.

“Il Braille – ha spiegato in proposito il professor Giancarlo Abba, tiflopedagogista, consulente della Federazione Nazionale Istituzioni pro Ciechi di Roma, nonché docente di Didattica speciale e apprendimento per la disabilità visiva dell’Università Cattolica di Milano – è una mappa del tesoro che conduce allo scrigno del sapere, del mondo della cultura, del mondo a tutto tondo. Una mappa che rende tangibile il pensiero, che oggettivizza il pensiero, passando attraverso la scuola – rappresentata al convegno dalla dottoressa Piera Belcastro, la quale ha portato i saluti del dirigente scolastico regionale -; una mappa che non è passato, bensì futuro, che è alfabeto d’uguaglianza, accesso alla cittadinanza, alla consapevolezza delle personali individualità, dell’identità propria e altrui, da insegnare a chi insegna”. Una mappa che permette anche a chi è privato della luce della vista, la possibilità di donare agli altri la magia della musica, di quello che, come evidenziato dalla dottoressa Palummo, è un altro linguaggio universale; già, la musica e il Braille hanno veramente tante connotazioni congruenti; l’immediatezza è senz’altro la principale di queste caratteristiche.

Un’immediatezza che valica confini, attraversa continenti e oceani, abbraccia ogni popolo, ogni costume, ogni tradizione, ogni emozione, risultando sempre comprensibile. Un’intelligibilità globale, che rende veramente il braille e la musica veicoli, rispettivamente attraverso il tatto e l’udito,  realmente e immediatamente d’incontro e di diletto: il diletto che la condivisione della cultura e l’incanto delle note riescono a dare, predisponendo i cuori all’ascolto reciproco. Una reciprocità che, in un momento difficile come quello che l’Umanità sta vivendo ha il profumo della speranza; una reciprocità che diventa miracolo,  per i sensi e per il creato,  quando il braille diventa musica: di questo miracolo ha parlato il professor Gianluca Casalino, responsabile del Polo Musicale della Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita” ONLUS di Monza, nella relazione “Note in rilievo: esplorare il mondo della musica attraverso il braille”, disquisendo in maniera cristallina sulla straordinarietà di due linguaggi che non sono mediati, bensì, come appena spiegato, immediati.

Tanti contenuti in una mattinata che non si è affatto esaurita qui. Del resto, la giornata di riferimento, ovvero il 21 febbraio, è anche, la giornata internazionale dell’identità linguistica, promossa dall’Unesco, l’organizzazione ONU afferente all’educazione, alla scienza e alla cultura; una doppia ricorrenza, attraverso cui, in Italia, s’è inteso sottolineare il carattere identitario e, nel contempo, cosmopolita di un sistema di lettoscrittura che vola oltre ogni muro.

Sono tante, quindi, le direttrici analitiche che questa celebrazione apre; direttrici percorse dal simposio che, moderato dal Presidente del Club del Braille, Nicola Stilla, è stato seguito in sala da oltre duecento persone e da circa mille connesse da remoto. Un simposio che ha registrato l’indirizzo di saluto, giunto via skype, della vicepresidente della Regione Calabria  Giusi Princi, riservando, poi, il doveroso spazio alle relazioni proposte dalle voci del territorio, della terra di Calabria; voci provenienti da due settori operativi, diversi e tuttavia complementari, che si sono intrecciati, fornendo interessanti chiavi di lettura riguardo agli sconfinati orizzonti che il braille può offrire, partendo da un’adeguata opera formativa, in prima battuta per i docenti e dopo per i discenti: “in effetti – ha evidenziato con la consueta acribia la professoressa Antonella Valenti, Ordinario, presso l’Università della Calabria, di Pedagogia Speciale, Direttrice del Corso di Sostegno e delegata del Rettore per l’inclusione – queste sono giornate che uniscono due mondi: quello dello studio e quello dell’attività sul campo; è un incontro tra due dimensioni, la cui sintesi risulta funzionale a rendere sempre più proficua la pratica dell’insegnamento e, di conseguenza, la sedimentazione, nella sfera sociale,  di un’effettiva cultura volta a includere ogni individualità”.

E se il presidente dell’UICI Calabria, Pietro Testa, il presidente della sezione territoriale UICI di Cosenza, Franco Motta, l’altra consigliera nazionale UICI proveniente dalla Calabria, Luciana Loprete – quest’ultima collegata a distanza – hanno posto l’accento sull’importanza, oltre che sull’orgoglio, di celebrare una ricorrenza significativa, quale la Giornata del Braille, a livello nazionale nella nostra regione, “la quale contestualmente all’inclusione e all’integrazione dei ciechi e degli ipovedenti è riuscita, grazie all’instancabile opera sul territorio svolta dall’UICI, a raggiungere  punte d’eccellenza, da cui, anche sulla scorta delle esperienze narrate oggi, occorre proseguire per migliorare sempre di più, in ogni settore operativo”, le relazioni hanno offerto notevoli spunti di riflessione riguardo a quello che è il settore principale in cui l’inclusione trova respiro, in cui il presupposto trova le condizioni di diventare elemento fattuale.

In questo senso, la dottoressa Enrichetta Alimena, attivista e Disability Manager, – con la relazione “Noi siamo pronti, e voi?” -, la professoressa Annalisa Serpi, insegnante specializzata in Tiflopedagogia e Tiflodidattica – autrice di una relazione su “Intervento tiflodidattico e apprendimento del Braille nella pluridisabilità” – e la dottoressa Teresa Colonna, interprete e formatrice di Lis – la quale ha relazionato su “Autonomia e inclusione delle persone sordocieche: un obiettivo possibile” -, hanno elargito perle di grande interesse scientifico e didattico inerentemente a ciò che è stato fatto e ciò che ancora resta da fare per addivenire a una società realmente libera da ogni barriera, soprattutto subculturale, in ordine a cui il braille costituisce una sorta di ponte, un ponte di punti verso la libertà, l’affermazione delle specifiche peculiarità, la possibilità di abbracciare il mondo nella sua bellezza; al riguardo, molto apprezzati sono stati gli interventi del dottor Carlo Bruni, Tiflology Skilled Educator, il quale con competenza e passione ha parlato del “Ruolo degli ausili assistivi nella didattica del Braille”, e della dottoressa Sabrina Stuppino, Responsabile del Centro di consulenza tiflodidattica di Reggio Calabria, che ha proposto una relazione su “L’importanza dei Centri di Consulenza Tiflodidattica a supporto degli studenti con disabilità visiva”.

Al termine, la grande sala alitava soddisfazione, riconoscenza, voglia di continuare: soddisfazione per la riuscita dei lavori e, soprattutto, per il grado di civiltà  che il braille è riuscito ad aspergere nell’umana realtà; riconoscenza verso il genio di Braille e nei confronti di tutti coloro i quali ne perpetuano e insegnano i segreti, garantendo a tutte e a tutti i non vedenti, proprio a tutte e tutti, la possibilità di essere pienamente cittadine e cittadine del mondo; voglia di continuare sulla strada dell’inclusione, ben oltre il segmento temporale di queste giornate.

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