Arriva al suo quarto capitolo il progetto “Amore sbarrato”, promosso, sin dal 2014, dall’attore e regista cosentino Adolfo Adamo e che anche quest’anno potrà concretizzarsi grazie alla sinergia che si è instaurata tra l’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Franz Caruso e la Casa circondariale “Sergio Cosmai” diretta da Maria Luisa Mendicino. L’obiettivo è inalterato ed è quello di abbattere, attraverso la funzione sociale e catartica del teatro, lo stato di invisibilità dei detenuti, accorciando le distanze tra il mondo esterno e l’universo carcerario e favorendo quei percorsi rieducativi e riabilitativi previsti dai trattamenti penitenziari dei quali la cultura ed il teatro in particolare rappresentano elementi fondamentali.
Anche per questo nuovo capitolo, il quarto, di “Amore sbarrato”, dal titolo “Hic et nunc”, saranno in scena al Teatro “Rendano”, giovedì 3 novembre, alle ore 18,00, 8 ospiti della casa circondariale “Cosmai”, più un ex detenuto che ha finito di scontare la sua pena. Sono gli allievi del laboratorio teatrale cui ha dato vita Adolfo Adamo nella casa circondariale. Il testo riplasmato da Adamo è liberamente ispirato a “Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati. Il regista e attore cosentino non è nuovo a rivisitazioni del genere. Per il suo terzo capitolo aveva riletto alla sua maniera il “Moby Dick” di Herman Melville e, ancor prima, per il suo secondo capitolo, aveva “saccheggiato” i drammi shakespeariani.
Ora l’autore ambienta l’azione in un luogo non luogo, in un tempo non tempo, dove gli attori-detenuti si ritrovano, in perenne attesa, come i protagonisti del “Deserto dei tartari”, di chissà che cosa. L’attesa, per queste anime in pena, diventerà speranza che si tramuterà in vita, provando a vincere una battaglia epica: quella con se stessi.
E’, come lo stesso Adolfo Adamo lo ha definito, “un viaggio immersivo nella parola e nella sofferenza”, facendo leva sul potere catartico del teatro. Per Adamo non è importante solo e soltanto la resa finale dello spettacolo, ma tutto quello che c’è dietro e che prende forma durante l’anno di lavoro che si svolge durante il laboratorio all’interno della casa circondariale. Il regista cosentino ha fatto vivere agli allievi l’esperienza della scrittura scenica, della drammaturgia, facendoli quasi diventare autori a loro volta. E Adamo si sente una sorta di sarto al loro servizio, in quanto, assorbendone luci ed ombre, ansie ed angosce, si sforza di motivarli infondendo negli stessi l’autostima e la speranza. Il successo del precedente capitolo, “Amore sbarrato 3 – Redemption Day” richiamò l’interesse di una commissione di teatro carcerario nazionale che lo invitò alla rassegna “Destini incrociati” di Saluzzo, bellissimo borgo in provincia di Cuneo. Grazie a questo invito, i detenuti della casa circondariale di Cosenza riuscirono anche a vivere l’emozione di una tournèe fuori dalla città. La pandemia per due anni ha fermato il progetto “Amore sbarrato” che ora riprende vigore. In questa nuova occasione, Adolfo Adamo ha creato una drammaturgia originale che ha chiamato Hic et nunc (Qui ed ora) richiamando la necessità, dopo le incertezze nel futuro, di dover vivere alla giornata. In “Hic et nunc”, l’autore si sforza di non esprimere la realtà carceraria, perché in realtà i detenuti rappresentano tutta un’umanità che, grazie alla speranza, può rinnovarsi. Anche la presenza nello spettacolo di un ex detenuto che ha finito di scontare la sua pena a trent’anni di reclusione e che Adamo aveva già coinvolto nel terzo capitolo di “Amore sbarrato” vuole evidenziare la saldatura tra la realtà carceraria e il mondo esterno, in quanto entrambe sono intimamente connesse e legate a doppio filo. Il Teatro per Adolfo Adamo è un pretesto per andare a vedere cosa accade dentro e fuori l’uomo. Ora, a 60 anni, il suo obiettivo è portare a compimento quella che ormai considera una missione: fondare una compagnia stabile all’interno della casa circondariale così come ha fatto Armando Punzo a Volterra con la Compagnia della Fortezza. Un obiettivo non lontano dalla sua realizzazione, anche e soprattutto grazie all’apporto e alla collaborazione della direttrice del carcere Maria Luisa Mendicino.