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“JazzAmore”: i leggendari YellowJackets al Teatro Auditorium Unical

Parte il 26 ottobre al Teatro Auditorium Unical JazzAmore, rassegna musicale che ospiterà all’interno dell’Università della Calabria cinque concerti jazz di grande livello artistico con musicisti di caratura nazionale ed internazionale.

La kermesse è promossa da MKLive in collaborazione con l’Università della Calabria, il CAMS Centro Arti Musiche e spettacoli e con il sostegno del Ministero della Cultura.

Sul palco del TAU si esibiranno per primi i leggendari YellowJackets, con l’unica tappa al sud prevista nel loro tour europeo.

La band americana, la più longeva e creativa jazz/fusion band della storia, con 25 album alle spalle, oltre un milione di copie vendute, e centinaia di concerti in tutto il mondo, suonerà alle 21,00.

Prevendite disponibili sul sito: www.inprimafila.it e su: www.diyticket.it. Posto unico a sedere.

YELLOWJACKEST/BIO

Dopo lo scioglimento dei Weather Report, sono considerati la più longeva fusion band della storia. I YellowJackets hanno sempre avuto ambizione e desiderio di sperimentare ed ampliare continuamente il proprio orizzonte espressivo alla ricerca di nuove acquisizioni stilistiche e di linguaggio. Il loro stesso nome è un vero marchio di fabbrica e rappresenta un certificato di garanzia.

Venticinque dischi e quarantadue anni di attività alle spalle sono un bottino che davvero pochi gruppi musicali, non solo di jazz, possono vantare.

Il gruppo è nato nel 1977 come The Robben Ford Group e nel 1981 ha cambiato il proprio nome in YellowJackets. Di quella prima formazione è rimasto oggi soltanto il pianista Russell Ferrante.

Ecco la formazione della band durante le date italiane: Bob Mintzer suona il sax, Russel Ferrante piano e tastiere, Dane Alderson al basso e Will Kennedy batteria.

Questa non è mai stata una band che si è riposata sugli allori”, dice il sassofonista tenore Bob Mintzer, Yellowjacket dal 1990, e direttore principale della WDR Big Band dal 2016. “Gli Yellowjackets sono molto abili nel reinventarsi. Noi quattro – continua Mintzer – siamo musicisti poliedrici e siamo la band più musicalmente aperta con cui abbia mai lavorato. Qualsiasi impostazione o stile, noi sappiamo di poterlo fare”.

 

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