L’Associazione 100 Autori in campo contro la decisione del ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo di classificare come ‘Vietato ai minori di 14 anni’ il film ‘Una femmina’ di Francesco Costabile, liberamente ispirato al libro inchiesta di Lirio Abbate ‘Fimmine ribelli. Come le donne salveranno il paese dalla ‘ndrangheta’, nelle sale italiane da oggi.
“Dopo ‘La scuola cattolica’ – si legge in una nota – un altro film incappa, alla vigilia del suo debutto, in un inaccettabile episodio di censura: un divieto ai minori di 14 anni assegnato al film di Francesco Costabile (scritto con Lirio Abbate, Serena Brugnolo e Adriano Chiarelli) appena presentato in anteprima nella sezione Panorama della Berlinale 2022”.
100autori “ha a cuore la protezione dei minori, quanto i membri della commissione, ne rispetta gli obiettivi e concorda con l’intenzione di tutela, ma questa scelta rischia ingiustamente di limitare la visione proprio a quella parte di spettatori che avrebbero più bisogno e diritto di vederlo”. La decisione assunta dalla Commissione di Revisione Cinematografica “coglie di sorpresa e ha il sapore di una scorretta censura visto che i contenuti del film non sembrano giustificare una simile classificazione”.
“‘Una femmina’ è un film sulla mafia, sulla violenza e la libertà di scegliere, sulla testimonianza, l’etica e il coraggio, e si rivolge anche alle fasce più giovani che vivono in contesti ad alto rischio”, argomenta l’Associazione che chiede alla “Commissione di fare un passo indietro e al ministro di rivedere il decreto che regolamenta il lavoro e gli obiettivi della commissione per evitare che ricapitino ancora situazioni così lesive della libertà di espressione degli autori e che non riconoscono allo spettatore, anche il più giovane, la facoltà di giudicare e riflettere in piena autonomia”.
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100autori condivide e rilancia le parole del regista Francesco Costabile e di Lirio Abbate, autore del libro a cui è ispirato il film, che hanno così commentato questa decisione. “Con rammarico – ha scritto Costabile – e dispiacere apprendo che la commissione per la classificazione delle opere cinematografiche ha ritenuto che il nostro film non fosse idoneo ai minori di 14 anni. L’abolizione della censura nel nostro Paese dovrebbe restituire alle famiglie il diritto costituzionale di poter scegliere quali contenuti e come accompagnare i propri figli alla visione di determinati film. Soprattutto se si tratta, come nel caso di ‘Una Femmina’, di un film che denuncia la mafia e la violenza sulle donne. È immorale limitare la circolazione di determinati messaggi. L’arte deve liberarsi definitivamente da limitazioni di questo tipo, è un atto dovuto per la crescita morale del nostro Paese e dei nostri cittadini”.
“Questo – ha invece sottolineato Lirio Abbate – è un film che ha come protagonisti gli adolescenti. Ragazze e ragazzi che devono emanciparsi dal pesante dominio di famiglie della ‘ndrangheta. Vietare la visione di ‘Una Femmina’ ai minori di 14 anni significa impedire di raggiungere quella parte di spettatori che avrebbero più bisogno di un aiuto per comprendere in quali situazioni si trovano, e ad altri fornire strumenti per ribellarsi. Ciò avviene proprio nel momento in cui nelle scuole si parla di mafia cercando di far nascere una nuova consapevolezza contro la ‘ndrangheta. Tutto questo appare come un sinistro monito, tanto più grave perché arriva dal ministero della Cultura: basta parlare di mafia”.