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Il consigliere Ripepi: “La Fenice Amaranto mi ha diffidato, stimando danni per 100.000 euro”

“Cercheranno di delegittimare me e quelli che lavorano insieme a me”. Così il consigliere comunale Massimo Ripepi, nel corso di una diretta facebook, preannuncia di aver ricevuto una lettera di diffida da presidente e direttore generale della società dilettantistica La Fenice Amaranto, ossia Virgilio Minniti e Nino Ballarino.

Ripepi svela come ha appreso della diffida: “I venduti e i traditori rimarranno tali. Ma chi nasce in un modo, difficilmente cambia. Chi si vuole vendere per un piatto di lenticchie, sa di essere un venduto. Stanotte alle 2, mia figlia si era un po’ spaventata dopo aver letto la pec e mi ha voluto svegliare. Lo studio è il Liberal Legal Partners, che dovrebbe essere quello di cui parlava Ballarino nel suo business plan”.

Poi, dopo aver specificato i distinguo tra Fenice e Reggina: “Le ho sempre definite persone per bene. Ho solo parlato delle cose che hanno un interesse pubblico, come cerco di entrare nel merito di tutte le questioni di Reggio Calabria. Cosa che dovrebbero fare tutti i cittadini. Altrimenti si possono prendere per buone tutte le cose, viste le esperienze del passato. Molti amici mi hanno suggerito di non parlare di Reggina, ma se ritengo giusta una cosa, la faccio. Non mi interessa il consenso elettorale”.

“La Fenice Amaranto è un problema che riguarda la nostra città. Ballarino non vuole che io parli e cerca di mettermi il bavaglio. Sono riusciti ad estrapolare qualche frase, dopo le circa 25 dirette che ho fatto sulla Reggina – ironizza Massimo Ripepi – Esattamente come quelle strutture dove gli avvocati cercano di estrapolare il topolino. Se voi volete mettermi il bavaglio per non farmi parlare, ho capito che dobbiamo approfondire ancora meglio le questioni della Reggina Calcio. Vi devo leggere parola per parola questa diffida. Ho sempre detto che questa società, economicamente, non può sostenere il business plan. E se il buongiorno si vede dal mattino, non si potranno fare tante delle cose che sostengono”.

Il consigliere Ripepi entra nello specifico: “Mi quantificano in 100.000 euro i danni che avrei fatto con quel che ho detto. Forse con questi 100.000 euro volete comprare l’attaccante per andare in Serie C? – chiede simpaticamente Massimo Ripepi, mostrando la diffida giuntagli – Giudizi discriminatori e denigratori verso i componenti della società, secondo i loro legali, durante le mie dirette”.

“Appare evidente come la LFA è stata bersaglio di attacchi – insiste Ripepi nel leggere il testo della diffida – volti a discriminare la compagine, sulla base dell’origine territoriale. Ballarino risulta oggetto di una campagna finalizzata radicare un sentimento di odio, che fa leva principalmente sulla circostanza di non essere originari di Reggio Calabria”.

Dopo aver tessuto le lodi della città di Catania, Ripepi ha risposto al primo passaggio della diffida: “Ballarino davanti ai tifosi in un confronto ufficiale, ha detto che lui avrebbe parlato per ultimo. Cioè, dopo di lui non doveva parlare nessuno. E io ho solo detto che chi viene da Catania, e sarebbe stata la cosa se fosse venuto Bandecchi da Terni, non può permettersi di rivolgersi così. In realtà ho visto un melodramma catanese. Ballarino ha fatto un’operazione di recita, per nascondere le cose che non poteva fare. Ci ritroviamo dopo due mesi nell’impossibilità di vincere il campionato”.

“Non hanno neanche i soldi per accendere il tabellone dello stadio o per gestire il Sant’Agata. Altro che polo del calcio per il Sud Italia. Parlare di melodramma non è un dispregiativo. Ma uno non può dire una cosa che non è, mentre recita davanti ai cittadini reggini. Ballarino durante le conferenze è sempre con la lacrima all’occhio. Vuole convincerci che quel che voleva fare, non l’ha fatto per chissà quale motivo. E io mi dovrei spaventare, perché mi chiedono 100.000 euro. Vi rendete conto, cari concittadini, come siamo combinati?”. L’intervento di Ripepi è poi proseguito su questa falsa riga.

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