di Paolo Ficara – Se il buongiorno si vede dal mattino. Nel momento in cui scriviamo, siamo a metà della giornata di martedì 5 luglio. La Reggina, a quattro giorni e mezzo dal probabile raduno, non ha ancora ufficializzato la guida tecnica. Non abbiamo novità sostanziali rispetto a quanto scritto giovedì scorso. Roberto Stellone ha concluso la passata stagione, aveva il rinnovo bello e pronto ancor prima dei guai giudiziari di Luca Gallo. Ci auguriamo che da qui a stasera, tale articolo sia considerato vecchio.
La Reggina è stata l’ultima compagine a presentare domanda di iscrizione al prossimo campionato di Serie B, nel pomeriggio di mercoledì 22 giugno. E ci sta, considerando che l’acquisizione delle quote societarie era avvenuta qualche giorno prima, per il rotto della cuffia. Un salvataggio per il quale la gratitudine è sottintesa.
La Reggina è stata anche l’unica a pubblicare un comunicato in cui annunciava la presentazione dell’iscrizione. E ci sta pure questo, come risposta ai venti soffiati dal Veneto. Magari è stato frutto del sospiro di sollievo, dovuto alla difficilmente ripetibile coincidenza dei pagamenti con i minuti immediatamente precedenti alla chiusura delle banche.
Inizia a starci meno l’eventuale e ancora non confermato ripiego circa la sede del ritiro. Crescono le quotazioni di un centro sportivo Sant’Agata, lasciato per qualche settimana all’abbandono. Specie in relazione ai campi. E qua va “ringraziato” il livello di disorganizzazione e lassismo, ereditato (e si spera non trascinato) dalla precedente gestione.
Di suo, il nuovo corso targato Felice Saladini ha istituito un apprezzabile consiglio d’amministrazione, presidente incluso, ed assegnato le cariche di direttore generale e della corporate area. Strutturandosi da società seria. Per il resto, fatichiamo a scorgere sostanziali differenze rispetto a quel solco che lo stesso Gallo avrebbe voluto tracciare dopo il 30 giugno.
Uno stacco col passato, in riferimento alle ultime tre stagioni e mezza, che avrebbe dovuto essere rappresentato dal contenimento dei costi. Su tutto e tutti. Tra tagli, ridimensionamenti e quant’altro. Niente più spese pazze, intese non tanto come passo più lungo della gamba, quanto come costi dai quali non si può oggettivamente rientrare.
Ovvio che la principale declinazione sia rivolta al comparto tecnico. Se solo per un attimo lasciassimo intendere che gli stipendi di dieci, venti o trenta dipendenti superino, messi insieme, quello di Galabinov, vivremmo sulla luna.
A quattro giorni e mezzo dall’ipotetico raduno, nella speranza che entro poche ore giunga perlomeno un annuncio sull’allenatore, alla Reggina vengono accostati prevalentemente nomi di giocatori che escono dal campionato Primavera. Tre quarti degli organici dei club di Serie A sono a dir poco pletorici, ben oltre le trenta unità. L’Atalanta, che da cinque anni manda almeno un giocatore in prestito in riva allo Stretto, ne ha più di quaranta.
Di questi esuberi, molti sono costituiti da giovani che non troverebbero mai spazio in prima squadra, ma che ben figurerebbero o hanno già ben figurato in cadetteria. Se ancor prima di ufficializzare l’allenatore, la Reggina sente l’urgenza di tuffarsi sull’attaccante della Sampdoria Primavera piuttosto che informarsi su (esempio) Mulattieri dell’Inter di rientro dal Crotone, significa che oltre al discorso minutaggio c’è la precisa esigenza di accaparrarsi gli ingaggi più bassi possibile.
Se questa è la volontà di chi ha messo i soldi, sobbarcandosi dalla sera alla mattina un bel po’ di debiti e con l’impegno preso circa le rate da versare all’Erario, è tutto legittimo. Ognuno, con i propri mezzi, è libero di scegliere il modus operandi e di stabilire i costi di gestione.
Altrettanto legittime sono due osservazioni. La prima, per l’appunto, è che siamo sullo stesso solco già idealmente tracciato dalla precedente proprietà. Lo avesse attuato in prima persona Luca Gallo, questo ridimensionamento, apriti cielo.
La seconda è tanto ovvia quanto di urgente sottolineatura, dato che si può ampiamente correggere il tiro non essendo di fatto iniziate le operazioni. La Reggina ha in organico i rimasugli della squadra piazzatasi quattordicesima, si vede arrivare in B squadre e/o proprietà forti da Serie A e Serie C ed è cosciente che almeno quattordici compagini su venti si attrezzeranno per arrivare ai playoff.
Da parecchio si è conclusa l’epoca in cui il calcio si faceva più con le idee che con i soldi. Altrimenti, il Cittadella sarebbe in Europa League. Ed il Monza forse starebbe ancora languendo in C. Giovedì abbiamo avuto la sensazione circa l’obiettivo playoff, in base alla scelta dell’allenatore. Dopo cinque giorni ci chiediamo chi possa aver voglia e convinzione di allenare una squadra la quale, se non rinforzata con elementi che non facciano rimpiangere i vari Turati, Amione, Di Chiara, Kupisz, Folorunsho e Cortinovis, rischierebbe di non arrivare tra le prime dieci.
Tra le prime dieci del girone meridionale in Lega Pro.
Alla Reggina è cambiato il cantante. Non è una critica, ma una constatazione calcistica: se non cambia la canzone, il risultato sarà il medesimo di “Vita Spericolata” a Sanremo 1983. E con Don Mazzi al posto di Vasco Rossi, al massimo sarà considerabile una cover.