«In qualunque ragionamento che si voglia affrontare sul problema idrico che riguarda la città di Vibo Valentia, occorre, a mio avviso, focalizzare l’attenzione sui due principali aspetti di questa problematica: uno è quello della potabilità dell’acqua, l’altro quello della carenza d’acqua. Essi rappresentano i due lati di una stessa medaglia, entrambi prioritari, a cui si somma l’aspetto della distribuzione sia sulla condotta che dal bacino di approvvigionamento dell’Alaco porta l’acqua in città, sia in riferimento alle condizioni della rete idrica comunale. Ognuno di questi aspetti rimanda a competenze e responsabilità precise».
Lo ha detto, intervenendo nel corso del Consiglio comunale aperto convocato, al Comune di Vibo Valentia, per discutere dell’emergenza idrica, il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, presidente del Gruppo misto – Liberamente progressisti.
«La legge regionale n. 10 del 2022 – ha continuato Lo Schiavo – ha istituito in Calabria l’Autorità che si occupa in maniera integrale del servizio idrico, dei rifiuti e della depurazione. La maggioranza regionale ha così costituito un nuovo Ente, Arrical, una multiutility alla quale ha poi offerto come braccio operativo un ente regionale preesistente, Sorical, che già dal 2004 aveva però accumulato una serie di debiti che l’hanno portato in liquidazione e quasi al tracollo. Arrical, quindi, è stata costituita principalmente allo scopo di per poter attingere ai fondi del Pnrr che hanno come destinatarie solo le società che siano in mano interamente pubblica. Quindi, la nascita di Arrical è stata accelerata proprio per partecipare ai bandi Pnrr ma, ad oggi, ancora si attende di vedere un vero e proprio cambio di passo. In questo Consiglio, oggi, c’è un convitato di pietra, ed è Sorical. L’acqua fornita da Sorical alla città di Vibo Valentia e a tanti comuni della provincia (quella proveniente dal bacino dell’Alaco), intanto, è classificata al livello 3, vale a dire potabile solo sotto un “trattamento spinto”. Le condutture di Sorical, inoltre, sono in grave difetto di manutenzione, necessitano di ammodernamento e puntualmente portano a carenze sistematiche nella nostra città. Il 12 gennaio del 2022 una frana nel comune di Brognaturo privava dell’acqua la città di Vibo per numerosi giorni. In quell’occasione io presentai un’interrogazione chiedendo conto del guasto e di una distribuzione spesso carente nei comuni del Vibonese. A quella interrogazione si rispondeva assicurando l’avvio un progetto di ammodernamento del valore di circa 25 milioni di euro. A che punto è questo progetto? Sarebbe interessante saperlo e saperlo dal legale rappresentante di Sorical del quale ho chiesto un’audizione nella competente Commissione del Consiglio regionale. L’ho fatto 20 giorni fa proprio per parlare dei disservizi che il comune di Vibo e gli altri comuni della provincia continuano a subire sistematicamente. L’amministratore non ha ancora dato disponibilità ad intervenire in Commissione per spiegare a che punto sono questi progetti di ammodernamento. Questo è inaccettabile, così come è inaccettabile che quest’estate, di fronte alle carenze idriche denunciate dal sindaco di Vibo Valentia, per più volte Sorical si è negata. Così come ha fatto oggi in quest’aula. Io insisterò fino in fondo con tutti gli strumenti a mia disposizione, ribadendo le istanze della città e sollecitando anche l’individuazione di alternative all’Alaco attraverso altre fonti di approvvigionamento non sfruttate come la diga del Metramo».
Sui problemi della rete idrica comunale, Lo Schiavo ha aggiunto: «Le risorse a disposizione evidentemente non sono sufficienti per completare un intervento di questa portata, tantomeno l’Amministrazione comunale può reperire da sola queste risorse. Bisogna, allora, investire il sindaco della città di un mandato politico forte, che gli consenta di aprire una vertenza con la Regione Calabria e di battagliare nelle sedi opportune allo scopo di rivendicare attenzione rispetto a un problema non più rinviabile. Infine, come proposta politica – ha concluso Lo Schiavo -, sarebbe opportuno e significativo se il Comune adottasse nel suo statuto il principio dell’acqua come bene comune e come diritto di ogni cittadino, che prescinde da ogni appropriazione e da ogni utilizzo ai fini economici, così come sancito dal Referendum del 2011».