“La giornata del 17 novembre segna un punto di svolta nella storia politica recente della città. Il consiglio comunale ha preso atto dell’incompatibilità del sindaco Falcomatà, eletto nel frattempo in Consiglio regionale, e la maggioranza che lo ha sostenuto per oltre un decennio si è di fatto dissolta. Mancano solo le dimissioni ufficiali.
A far esplodere la situazione è stata una serie di decisioni maturate senza confronto, che hanno coinvolto assessorati e società partecipate. Scelte prese in solitudine, percepite da molti come atti di forza più che come operazioni di rilancio.
Una città lasciata sola: modello da non replicare
I repubblicani reggini, pur ammettendo alcuni progressi sul piano amministrativo-contabile, non possono ignorare ciò che molti cittadini hanno vissuto sulla loro pelle: una città trascurata, priva di ascolto, impoverita nella qualità dei servizi, frammentata nei rapporti tra istituzioni e comunità.
Un modello politico dove il dialogo era diventato un’eccezione e la trasparenza una promessa sempre rinviata, dove le decisioni sono apparse animate più da equilibri interni o da contrasti personali che da criteri di competenza o strategia.
Quello che sarebbe dovuto essere un percorso condiviso si è trasformato in un circuito ristretto, impermeabile alle proposte esterne (e delle volte anche interne) e sempre più distante dalla vita reale dei quartieri. Le periferie hanno vissuto un senso crescente di abbandono, le associazioni si sono sentite escluse dai processi decisionali e i partiti alleati hanno progressivamente perso fiducia nella capacità del sindaco di guidare una squadra. È mancata una visione complessiva, una capacità di coinvolgere, di costruire legami duraturi. La vita pubblica è scivolata verso una gestione che molti hanno percepito come proprietaria, più interessata a mantenere equilibri interni che a rispondere ai bisogni della comunità.
Reggio oggi: una città malata che chiede cura
Senza una guida stabile, con una credibilità politica compromessa e un tessuto sociale provato, Reggio Calabria appare oggi affaticata, quasi sospesa. Non si tratta solo di risanare bilanci o chiudere partite burocratiche: serve ricostruire fiducia, ricucire rapporti, restituire dignità a una città che negli ultimi anni si è sentita progressivamente svuotata.
Serve molto di più che un cambio di figure. Il prossimo sindaco, qualunque sia la sua tessera di partito, dovrà essere soprattutto un buon “medico”: qualcuno capace di intervenire su una città ferita, con competenza e una squadra all’altezza delle sfide. La metafora del “medico bravo” non è un’immagine ma una necessità. Reggio ha bisogno di persone che mettano al centro l’interesse pubblico, non di nuovi interpreti di vecchi schemi.
Difendere la città prima di ogni bandiera
In questo scenario, il Partito Repubblicano di Reggio Calabria non intende restare alla finestra. La fase che si apre richiede responsabilità, partecipazione e un impegno chiaro: difendere l’interesse della città prima di ogni bandiera.
Per questo, il PRI annuncia fin da ora la propria disponibilità a sostenere la migliore figura possibile, indipendentemente dal colore politico, purché dotata della competenza, della visione e della serietà necessarie per guidare Reggio fuori dalla crisi.
Non si tratta di schierarsi in un campo contro un altro: si tratta di scegliere il profilo più adatto a guarire una città che non può permettersi altri errori. Il Partito Repubblicano metterà a disposizione le proprie idee, le proprie energie e la propria tradizione civica per favorire un percorso nuovo, aperto e fondato sul merito.
La sfida non sarà facile, ma Reggio merita una guida che sappia affrontarla con coraggio e senza condizionamenti”.
Lo afferma in una nota Demetrio Giordano, Segretario Sezione “R.Sardiello Partito Repubblicano Italiano Reggio Calabria.
