«Il 3 giugno non è un giorno normale per la nostra comunità. Non lo è dal 2016, quando, dalla nave Vega, sbarcarono 45 corpi di chi nel mare cercava la vita, ma ha trovato la morte». Così, il sindaco Giuseppe Falcomatà ha ricordato il drammatico naufragio di nove anni fa, prima di consegnare agli agenti della Polizia locale una corona di fiori da adagiare sulle acque del Mediterraneo. Anche quest’anno, la cerimonia della “Giornata delle vittime delle migrazioni”, istituita dal Comune di Reggio Calabria per onorare le vittime di quella tragedia, ha raccolto, nella banchina di ponente del Porto cittadino, numerosi cittadini, volontari e rappresentanti delle istituzioni. Erano presenti, fra gli altri, il prefetto Clara Vaccaro, il Questore Salvatore La Rosa, il Comandante provinciale dei Carabinieri, Cesario Totaro, i Comandanti provinciale e della Sezione operativa navale della Guardia di Finanza, colonnello Agostino Tortora e capitano Posciente, il Capitano di corvetta Francesco Foti, il Capitano di fregata Enrico Arena ed il Contrammiraglio Giuseppe Sciarrone della Capitaneria, il Comandante della Polizia Locale, Salvatore Zucco, l’Arcivescovo vescovo Fortunato Morrone, gli assessori comunali Carmelo Romeo, Giuggi Palmenta, Paolo Malara, Mimmo Battaglia, Anna Briante, Lucia Nucera ed il consigliere metropolitano Giuseppe Marino.
«E’ importante che questa giornata venga onorata», ha ribadito il sindaco Giuseppe Falcomatà aggiungendo: «Soprattutto, deve rappresentare un momento di riflessione rispetto alle tante tragedie che, ancora oggi, si consumano in mare, rispetto alle quali si parla sempre di meno».
«Quella di nove anni fa – ha ricordato – è stata giornata che ha lasciato il segno in ognuno di noi». Nel salutare Bruna Mangiola, in rappresentanza della Caritas diocesana e le tante associazioni che da anni operano per l’accoglienza, il sindaco Falcomatà ha riportato alla memoria «lo straordinario lavoro che, in quei momenti così dolorosi, ha visto impegnato il Coordinamento sbarchi, la Protezione Civile, la Caritas, la Diocesi, gli scout insieme a tutte le altre associazioni di volontariato cittadine che hanno dato grandissima prova di umanità e dimostrato quanto la comunità reggina riesca a sentire proprie le sfortune, le disgrazie, le sofferenze, le fragilità degli altri».
«Quello che è avvenuto a Reggio Calabria – ha aggiunto – è stata una testimonianza civile ed un’applicazione concreta di quelle che sono le parole del vangelo “ero straniero e mi avete accolto”».
«Voler costruire una città nella quale nessuno si senta escluso o rimanga indietro – ha continuato Giuseppe Falcomatà – significa anche lasciare segni di speranza, coltivarli e realizzare degli esempi che, nel corso degli anni, possano diventare un punto di riferimento per chiunque voglia piangere un proprio congiunto o lasciare un fiore». Il riferimento è al cimitero dei migranti di Armo, nato proprio in occasione della tragedia del 3 giugno 2016 per volere dell’amministrazione comunale. «Anche questa mattina – ha affermato il sindaco – ci siamo ritrovati lì in una celebrazione molto sentita e che, annualmente, fa ritornare tantissime persone che quella giornata l’hanno vissuta sulla propria pelle e fino alla fine».
Come il volontario internazionale Martin Kolek, che recuperò in mare alcune delle salme dei migranti poi trasportati della motonave Vega e riportò a terra i corpi di due bambini vittime del naufragio. «Lo ringrazio – ha detto Falcomatà – perché, con la sua commozione ed i suoi occhi bagnati di lacrime, ci ha lasciato una traccia di ciò che è successo e di come tantissime persone come lui hanno affrontato quelle ore così tragiche».
«E’ una giornata che ha lasciato il segno – ha concluso il sindaco – e che vogliamo consegnare ai nostri concittadini affinché si rafforzi, sempre di più, il sentimento di Reggio e del suo cuore del Mediterraneo».