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Autonomia differenziata, il gruppo consiliare ‘CoriglianoRossano Pulita’: “Pochi sanno cos’è, pochissimi cosa significa”

“Per essere comprensibili occorre essere semplici! Autonomia è la richiesta da parte delle regioni “ricche” di trattenere il 90% delle tasse prodotte per essere impiegate nei propri confini. Per quali usi? Tutti quelli che la Costituzione permette, e sono tanti, si tratta di 23 materie che spaziano dalla scuola alla sanità, fino alle infrastrutture e all’ambiente. Che fine fanno oggi quei soldi? Vanno nelle casse dello Stato per essere utilizzati in tutta la Nazione per finanziare quegli stessi capitoli, quindi scuola, sanità, infrastrutture, ambiente … eccetera eccetera. Mentre ora qual è il sistema? Lo stato incassa le tasse in tutte le regioni per finanziare le necessità delle regioni stesse e far fronte a quelle centrali. Alle regioni vanno ad esempio i finanziamenti alla sanità, alla scuola, ai progetti di infrastrutture, ai progetti di assistenza sociale. Le necessità generali della Nazione vanno dalla gestione del debito pubblico (in particolare il nostro davvero oneroso, che costa per interessi una cifra esorbitante, tale che, se il tasso dovesse superare il 6%, porterebbe l’Italia alla bancarotta) alla previdenza (leggi pensioni) ma anche al mantenimento dei corpi di polizia e dell’esercito, passando per il finanziamento dei grandi progetti nazionali – solo per esempio pensiamo alla transizione ecologica, il ”new green deal”, e alla rete ferroviaria o autostradale. Ma se i soldi in più (delle altre) rimangono nelle regioni che li hanno prodotti, che succede? Cambia qualcosa? Proviamo a pensarci per quanto riguarda proprio scuola e sanità. Se io ho più danaro di te farò scuole ed ospedali più belli, più attrezzati, di migliore qualità, cercherò gli insegnanti e i medici migliori, e potrò sceglierli perché li pagherò di più. E tu dall’altra parte non avrai più quei finanziamenti che venivano dalle mie tasse, non potrai ammodernare le scuole e i tuoi ospedali, ma avrà poca importanza perché le tue scuole chiuderanno non potendo sostentarsi, gli ospedali faranno poco più del pronto soccorso e molti chiuderanno. Sarà però disponibile la sanità della regione ricca…se la tua regione potrà pagare il conto. Insomma, meno posti di lavoro, posti per studiare e per curarsi. Non è uno scenario esasperato, ma puramente proprio quello che succederà se la legge sull’autonomia differenziata sarà approvata per come la si sta portando avanti. Quanto accennato ha il compito di sollevare la curiosità e la necessità di conoscere ciò che è stato preparato in sordina e che se arriverà all’approvazione porterà uno sconvolgimento di ogni prospettiva per la Nazione Italia e per le regioni del sud in particolare. L’argomento non ha nessuna colorazione politica, anzi le ha tutte, in una completa indifferenza dei contenuti e delle conseguenze. La sinistra ha modificato la Costituzione nel 2001 introducendo la possibilità che le regioni potessero ottenere di amministrare autonomamente alcune (tante, forse troppe) materie. La destra leghista (quella che all’art. 1 dello statuto aveva l’autonomia della Padania) prova a cogliere l’occasione fingendosi miope (miope è chi non vede lontano) tralasciando che la Costituzione stabilisce che tutti i cittadini dell’Italia debbano godere degli stessi Livelli Essenziali delle Prestazioni –LEP-, e con sfacciataggine dichiarano apertamente di volere che il 90% delle tasse prodotte rimangano per essere spese nella regione. Per sottrarsi alla discussione parlamentare inventano una procedura di legge anticostituzionale: la legge viene fatta tra esecutivo del Governo (leggi ministro per gli affari regionali e le autonomie, guarda caso oggi Calderoli) e la regione che ha fatto richiesta, il Parlamento può solo prenderne atto ed esprimere un si o un no senza discuterla o emendarla. La sinistra non vede non sente e non parla e accetta la prima proposta presentata. Oggi la destra è al governo e la Lega si sente forte di poter arrivare alle autonomie, se ci riesce nulla potrà fermarle, il Presidente della Repubblica non potrebbe rimandare la legge alle Camere, il parlamento non può abrogarla. Semplice vero?”.

Lo afferma in una nota il gruppo consiliare “CoriglianoRossano Pulita”.

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