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Il consigliere Ciacco: “La Provincia di Cosenza è governata in una logica feudataria e padronale”

“Il Consiglio provinciale di Cosenza è stato rinnovato, esattamente, un mese fa. Da quel giorno, al netto della liturgica seduta di insediamento, tenutasi il 28 dicembre scorso, l’organo consiliare è stato ibernato a favore – evidentemente – di una gestone verticistica e oligarchica. E così le cose non vanno bene. E non mi si obietti, ipocritamente, che, nel frattempo, a norma di regolamento, non si è perfezionato nessun adempimento, rientrante nelle prerogative funzionali del Consiglio. Lo striminzito alibi del puro formalismo non regge al cospetto della forza d’urto della grammatica istituzionale. Nei giorni e nelle settimane scorse sono lievitate questioni, sulle quali una fervida sensibilità democratica, di certo, avrebbe consigliato di favorire il pronunciamento del Consiglio. Sapendo che le previsioni regolamentari non possono essere, maldestramente e artatamente, trasformate in “gabbie” per soffocare il pluralismo dialettico. E mi spiego ancora meglio. A quanto pare, sull’altare sacrificale di un mercimonio elettoralistico tutto interno al centrodestra nazionale, è in dirittura d’arrivo l’autonomia differenziata voluta dal leghista Calderoli, che è una autentica barbarie politica, sfacciatamente e disastrosamente antimeridionalista. Contro la quale, non solo, sono insorte decine e decine di municipalità della Provincia di Cosenza e dell’intera Regione, per quanto, nelle ultime ore, si è levata forte e vibrante anche la protesta della Chiesa calabrese, in persona del Vescovo di Cassano, che con austera fierezza, ha invitato alla mobilitazione, lanciando un monito altisonante: “Calabresi, reagite! Senza diritti non c’è democrazia”. E, allora, forse il Consiglio Provinciale di Cosenza, che ha al suo vertice, proprio il Presidente dell’Anci Calabria, avrebbe fatto bene a far sentire la sua voce. Così non è stato. Probabilmente personali tornaconti, legati ad ambizioni europeistiche consigliano di non disturbare i manovratori romani? E ancora. Qualche giorno fa il Prefetto della Provincia di Cosenza ha convocato il Comitato Provinciale per l’ Ordine e la Sicurezza Pubblica, ponendo, provvidamente, al centro della discussione l’ingravescente fenomeno degli atti di violenza e di intimidazione in danno di operatori scolastici e operatori sanitari, nonché di amministratori e imprenditori della provincia di Cosenza. E, allora, forse sarebbe stato opportuno che il Consiglio Provinciale di Cosenza, sullo specifico punto, avesse ricevuto una appropriata informativa dal suo Presidente. Invece il silenzio più assoluto. E sarebbe anche interessante sapere se la Presidente della Provincia di Cosenza ha partecipato alla riunione. E ancora. Nelle settimane scorse, le forti mareggiate hanno gravemente danneggiato il basso litorale tirrenico della provincia di Cosenza, determinando estesi crolli del tratto stradale. Una situazione erosiva, assolutamente allarmante, che reclama interventi strutturali e ad ampio raggio. Per non parlare della Calabria del nord-est: i territori della Sibaritide e del Pollino continuano a rimanere territori fragilissimi. Ebbene, nell’occasione la Presidente della Provincia è andata ad Amantea e ha messo in scena una melensa passarella adulatoria in favore del Governatore della Calabria. Della seria: “Con il suo interventismo e la propria autorevolezza, il presidente Occhiuto porterà il problema in argomento all’attenzione del governo, come ha sempre fatto per tutte le altre emergenze regionali, ottenendo risultati concreti e importanti”. Così ha parlato la Presidente. Però, Lei la Presidente, la stessa emergenza non la porta all’attenzione del Consiglio Provinciale. Eppure, l‘ultimo rapporto Ance-Cresme colloca il territorio della Provincia di Cosenza fra i territori ad altissimo rischio da dissesto idrogeologico. Certo non c’è nessuna norma regolamentare, che impone di convocare il Consiglio provinciale per discutere di autonomia differenziata, ovvero di ordine e sicurezza pubblica ovvero ancora di rischio idrogeologico. Però ci sono le vocali della grammatica istituzionale. E, quelle vocali, insegnano che le istituzioni non sono un feudo di chi le amministra. E quelle vocali insegnano che mettere il bavaglio all’Organo assembleare, democraticamente eletto, significa governare le Istituzioni in una logica padronale. E, proprio, questo sta accadendo alla Provincia di Cosenza. Probabilmente, in quel Palazzo, che appare ed è un fortino blindato e inaccessibile, le vocali della grammatica istituzionale, ai piani alti, non sono conosciute. E, allora, è arrivato il momento che qualcuno incominci a impararle. La settimana prossima, regolamento alla mano, chiederò la convocazione del Consiglio provinciale con all’ordine del giorno l’inserimento di tutte le questioni qui enunciate. Si tratta di questioni, che intersecano temi di palpitante interesse pubblico, che, come tali, non possono essere trattati da “quattro amici al bar”. E chiederò anche che il Consiglio provinciale di Cosenza, con i testa il suo Presidente, nonché Presidente di ANCI Calabria, si pronunci, pure, sulla fascistissima proposta di legge regionale avente a oggetto la scioglimento dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero nel perfido acido della conurbazione d’imperio. Così come il Consiglio Provinciale di Cosenza dovrà pronunciarsi sulla scellerata ipotesi, ventilata da RFI, in virtù della quale la provincia di Cosenza e tutta la Calabria sarebbero tagliate fuori dall’Alta velocità. E’ grave che tutto questo avvenga nell’omertoso silenzio del Governatore della Calabria e del Presidente dell’ANCI Calabria. Signori del centrodestra di Piazza XV Marzo, per Voi, la ricreazione è finita”.

Lo afferma in una nota Giuseppe Ciacco, consigliere provinciale.

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