“A volte bisogna rischiar, fare altre cose. Occorre rinunziare ad alcune garanzie perché sono anche delle condizioni” - Tiziano Terzani
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A Cosenza si discute sulla Cartabia, ed è subito polemica. Il procuratore Spagnuolo a Bellomo (Commissione Giustizia): “Eccessivo affermare che nascondiamo le intercettazioni”

di Roberta Mazzuca – “Noto che i pubblici ministeri basano le loro argomentazioni non dicendo proprio la verità”. Così afferma Davide Bellomo, componente della Commissione Giustizia alla Camera, in collegamento all’incontro dedicato alla Riforma Cartabia tenutosi ieri nel Palazzo della Provincia di Cosenza.

E continua, rivolgendosi ancora ai presenti Mario Spagnuolo, procuratore di Cosenza, Alessandro D’Alessio, procuratore di Castrovillari, e Pierpaolo Bruni, procuratore di Paola: “Ho sentito critiche generiche, ma vorrei sapere nel concreto, in quale parte, in che cosa è limitata la facoltà del pubblico ministero di procedere nelle indagini per scoprire dei reati. Non c’è nessun bavaglio a nessuno, e quindi quando si analizza la Cartabia, io direi addirittura che è troppo morbida la fase di indagine. 

Alcuni non sanno che, ad esempio, non vi è l’obbligo per il pm di depositare interamente tutte le intercettazioni fatte. Chi ascolta, annota solo le intercettazioni che si ritengono meritevoli di attenzione. Dopodiché quelle vengono trascritte, mentre quelle ‘buone’ non vengono in alcuna maniera né segnalate ne trascritte”.

A queste parole si levano alte le voci in sala: “Non è così. Lei sa che tutte le intercettazioni finiscono nell’archivio riservato, dopodiché noi facciamo l’avviso, e il difensore ha la facoltà di ascoltarle tutte, le utili e le inutili. Poi può chiedere che le stesse vengano o meno acquisite agli atti del fascicolo. Il fatto che noi nascondiamo le intercettazioni mi sembra un po’ eccessivo” – ribatte il procuratore Spagnuolo.

“Lei non mi deve interrompere. Non ho detto nascoste, ho detto che non vengono trascritte” – ribatte Bellomo, mentre in sala continuano le dovute precisazioni: “Non bisogna diffondere alla platea l’idea che il pm nasconde le intercettazioni” – afferma D’Alessio. E, nel marasma generale, “cade il collegamento” con Bellomo. O, più probabilmente, interrotto e “silenziato” tramite la riduzione del volume per concedere spazio alle repliche, che non abbia preferito abbandonare la conversazione?

 

 

 

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